Leggendo i numeri del cosiddetto “Campionato italiano di serie A” 2016-17 il dato che emerge, scorrendo i tabellini messi a disposizione dalla Legabasket serie A, è che nelle sei giornate di campionato sin qui disputate sono stati iscritti a referto 230 giocatori. Di questi 94 sono italiani (nati in Italia anche se da genitori stranieri senza considerare gli oriundi ed i passaportati). Non ho considerato la partita di lunedì 7 novembre tra Cremona e Brindisi, ma cambierebbe poco nel rapporto numerico e nel concetto.
Di questi quelli che hanno giocato almeno un minuto sono 74. Sono 40 quelli che sono stati in campo tra i 10 ed i 20 minuti, 20 quelli che hanno giocato più di venti minuti e solo due quelli che hanno potuto passare sul parquet più di 30 minuti: Luca Vitali di Brescia, 32,2m e Pietro Aradori di Reggio Emilia con 30.7m.
Sappiamo bene che la polemica è vecchia ed esiste da quando l’uomo ha inventato la pallacanestro, per parafrase la battuta simbolo di “Febbre da cavallo”. E noi di All-around ancora una volta vogliamo tornarci sopra chiedendoci se è utile domandarsi perché appena il 40% dei giocatori che danno vita al Campionato italiano sono appunto italiani.
Lo facciamo con un allenatore, Lino Frattin (Treviso, Virtus Bologna, Virtus Roma, Pesaro, Verona, Pistoia, Treviglio, Londra e poi scout per Milwaukee e Washington solo per citare alcune tappe della sua carriera), che di giovani se ne intende, perché da qualche anno, ha deciso di dedicare la sua attività ai giovani, giovanissimi, piccolissimi. Perché la società The Team di Riese Pio X in provincia di Treviso, oggi ha una squadra in C2, e poi una U15, una U13, il settore Minibasket, e quello per i disabili. Ed il settore asilo….
“Sì proprio così – dice Frattin che stava per accordarsi con una squadra all’estero e forse ha un contatto con un’altra sempre fuori dal nostro paese – due volte a settimana vado negli asili della zona ed insieme agli istruttori della scuola passo un’ora e mezzo con dei bambini che mi arrivano al ginocchio a giocare. Corrono, hanno tanto spazio, tengono la palla in mano, la palleggiano e via dicendo. Non è né minibasket né tantomeno pallacanestro, ma un gioco che forse un domani gli farà venir la voglia di andare in palestra a confrontarsi col canestro.” Bella idea non c’è dubbio. Clap clap.

Lino Frattin in una recente foto come istruttore
Frattin e gli italiani in serie A che non giocano?
“Io mi pongo il problema in questo modo: ci sono italiani che meriterebbero di giocare tanti minuti in più? Perché il problema non va posto solo nell’arco di un’annata sportiva ma a medio lungo termine. In serie A2 per esempio gli italiani interessanti per il futuro del movimento ci sono eccome, ed hanno minuti importanti ed altrettante responsabilità. Ed è lì che si alimenta il serbatoio delle nostre speranze”.
Non esiste solo “L’isola che non c’è” come la canzone di Bennato, cioè Reggio Emilia, ma anche Pistoia dove gli italiani giocano, Cremona, Capo d’Orlando che sta costruendo un progetto.
“Ok, mi metto nei panni di un allenatore di serie A: ci sono italiani che non giocano perché sono costretto a far giocare gli americani o comunque gli stranieri? Guardiamo al modo in cui si gioca nella maggior parte delle squadre, col pick and roll o comunque con un tiro da tre da tre spesso da lontanissimo nel più breve tempo possibile. Sistemi di gioco ai quali gli americani in genere sono più abituati. Un italiano giovane magari no. E fa più fatica ad adeguarsi perché ha ricevuto, per fortuna dico io, una formazione più tattica, più completa per certi versi. Perché abbiamo necessità di tanti stranieri, molti dei quali non proprio di qualità eccelsa? Perché gli italiani che fanno da subito la differenza, quella che serve a vincere, sono pochi e costano tanto, anche sa dalla loro hanno altri grandi vantaggi, uno per tutti, la facilità di inserimento nell’ambiente”.
Però questi ragazzi, come diceva Fabio Corbani in una intervista rilasciata in esclusiva al nostro sito, a livello di Nazionali giovanili sono molto competitivi dunque?
“Dunque dopo le Nazionali non trovano spazio per i motivi di cui abbiamo appena parlato e perché le Nazionali sono un’altra cosa. A proposito però di Nazionali, ecco un’altra “bella chicca” del nostro movimento. Dal 16 al 22 dicembre in Turchia ci saranno gli Europei U18. La maggior parte dei giocatori proviene dalla serie A2 tanto che i 32 allenatori dei due gironi hanno scritto una lettera alla FIP ed alla LNP per proporre delle soluzioni possibili per quel periodo nel quale diverse squadre saranno prive di diversi ed importanti giocatori. Un segnale importante anche da parte dell’Associazione degli allenatori italiani: ascoltare la nostra voce su alcune questioni deve essere una priorità. Se non si risolve questo pasticcio per noi sarà una brutta figura, perché so già che molti paesi manderanno la formazione B o C o quello che è”.
Per chiudere Frattin, che ne pensa della neonata FIBA Champions League?
“Ahhh….ora glielo dicevo con una tipica espressione veneta non proprio da intervista….Ho visto Sassari-Charleroi con delle riprese dall’alto, forse con un drone. Ho visto la tristezza di quel palazzetto di solito bellissimo, colorato, in festa. Ho visto la tristezza di una manifestazione inutile alla quale abbiamo (l’Italia,ndr) costretto le nostre squadre a partecipare. Complimenti FIBA che bella la pallacanestro!? E questa sarebbe la promozione del nostro sport che è una delle mission delle Federazioni? Dico sapendo di dirla, una enormità: vogliamo paragonare la più scarsa delle partite di Eurolega con la migliore delle partite della Champions…?”.
Eduardo Lubrano
@EduardoLubrano