Gianluca Lulli il tono sembra quello di un allenatore contento del campionato sino ad oggi della sua squadra?
“Vero, in realtà sono abbastanza soddisfatto di quello che abbiamo prodotto per adesso. Nelle ultime tre partite abbiamo fatto un pò di fatica, specie in casa (Napoli e Catanzaro, ndr) ma va bene così, sappiamo tutti che dobbiamo crescere, siamo ad un terzo della stagione regolare ed il tempo lo abbiamo“.
A proposito di fatica allora, cosa è successo contro Napoli e Valmontone, avete perso contro le prime due della classifica e basta?
“Beh sì ma sono state due sconfitte molto diverse. Con Napoli venivamo da due settimane molto difficili per gli allenamenti, così abbiamo giocato bene per circa quindici minuti, ribaltando la gara con un gioco brillante. Poi le energie sono mancate ed abbiamo preso un brutto break nel quarto periodo. Con Valmontone secondo me abbiamo giocato una grande partita e siamo stati puniti da una prodezza nel finale di De Fabritiis. Siamo arrabbiati per queste due sconfitte, ma sappiamo che nell’arco di una stagione possono succedere, magari quella con Napoli un pò meno nella larghezza del punteggio“.
Palestrina è sempre stata una straordinaria isola felice di crescita di grandi campioni, in proporzione molto più di Roma. Perché un giocatore di Palestrina lo riconosci in campo. Cosa c’è nell’aria di questa città?
“Forse c’è qualcosa non solo nell’aria. C’è una passione per questo sport che viene alimentata ogni giorno, c’è una voglia di vincere che viene guidata ed allenata bene, c’è una grinta ed una voglia di non lasciare mai un pallone che in gergo dialettale si chiama “canosa”. non vuol dire solo quello ma racchiude l’essenza della gente di Palestrina. Impeto, intensità, cattiveria sportiva, decisione, quel pensiero di non dare mai per scontata una cosa fino a prova chiaramente contraria. E poi ci sono tanti bravi allenatori che sanno lavorare sulle questioni tecnine e mentali, sulla conoscenza del gioco e sulla capacità di riconoscere le situazioni in campo“.
E poi in prima squadra italiani, italiani, italiani…
“Certo che sì, ci mancherebbe altro. In B c’è anche il vantaggio che se non prendi un giocatore formato, coi 4 anni di giovanili cioè, non puoi prendere stranieri, quindi è più facile. Ma per noi è anche una questione di economia: perché andare a pagare dei parametri quando abbiamo un serbatoio che ogni anno ci permette di inserire dei giovani in prima squadra e garantire comunque un buon livello di gioco. Poi non abbiamo la pressione di dover vincere il campionato. Vogliamo misurare i risultati degli ultimi due anni e se dovessimo essere promossi, ben venga, ma serve una programmazione anche per questo“.
Quali sono le regole di base che ha dato alla sua squadra?
“In attacco, e molto viene dalla mia esperienza di giocatore, molta collaborazione. Dettata anche dalle caratteristiche dei giocatori che ho a disposizione. La squadra di quest’anno non è molto propensa ad attaccare a metà campo per molto tempo, dunque corriamo e cerchiamo un vantaggio anche nei primi 7 o 8 secondi dell’azione. Abbiamo dei lunghi che amano giocare molto l’uno contro uno più fronte a canestro che spalle a canestro, così quest’anno tiriamo meno da tre, ma puntiamo sui possessi, ci piace averne tanti. In difesa anche qui mi piace che la squadra si parli, che ci sia comunicazione. Rischiamo qualcosa sugli esterni piuttosto che prendere un tiro da sotto canestro, le nostre rotazioni sono frequenti, ma cambiamo al massimo due o tre volte, voglio molta aggressività”.
Sabato 3 novembre c’è la partita con la VIs Nova, un classico, ma anche un classico tra i più complicati
“Sì perché loro sono una buonissima squadra e ci conosciamo bene. Ci sono ex da una parte e dall’altra. Noi siamo consapevoli della nostra forza, specie dopo quella rimonta di 20 punti in 15 minuti contro Catanzaro domenica scorsa quindi andiamo a giocarcela sapendo che ce la possiamo fare. Mi serve dalla mia squadra molta aggressività in difesa. Ed in generale un bel po di quella famosa “canosa”.
Eduardo Lubrano