L’Umana Reyer Venezia ha sprecato una grande occasione. A Ventspils in Lettonia la squadra di De Raffaele ha ceduto 74 a 67 dopo aver condotto tanto nel punteggio quanto nella gestione tecnico tattica della gara per almeno trenta minuti. Poi la fatica finale e la non buona condizione evidentemente di alcuni uomini chiave ha cotto la frittata.
L’allenatore veneziano è partito col giovane diciottenne Visconti in quintetto con Haynes, Ejim, Bramos e Ortner ma i primissimi minuti Venezia ha fatto fatica a contenere la fisicità sotto canestro dei lettoni e la loro capacità di riaprire il gioco per un buon tiro da fuori. Non a caso l’11 a 5 di circa metà tempo portava le firme di Zakis, un lungo e dell’ex Umana, Janicenoks, una guardia. L’ingresso di Hagins e Viggiano ha ravvivato l’attacco della Reyer ed anche la difesa ne ha tratto giovamento. Dall’angolo destro dell’attacco ospite sono arrivate le prime triple, Viggiano per l’11 a 9 e poi quella di Filloy per il sorpasso, 14 a 15. Perché la difesa veneta ha reso tutto più difficile ai passatori padroni di casa e l’esperienza di Peric aggiunta ai centimetri del croato e quelli di Hagins ha oscurato la visione del canestro ai lunghi in maglia gialla. Primo quarto chiuso sul 16 a 17.
Si ricomincia e dopo un passaggio in parità a quota 19 Ress e soprattutto Bramos (5 punti di seguito) più una tripla di Viggiano hanno portato la Reyer sopra di 8, 21 a 29 a 4’52. Venezia ha giocato in contropiede solo quando non è possibile evitarlo altrimenti Haynes si è incaricato di portare avanti la palla camminando: l’idea era quella di non far prendere ritmo alla difesa lettone ed ancor meno all’attacco. Dopo il 23 a 31 siglato da Ortner dalla lunetta un antisportivo molto dubbio fischiato dagli arbitri (casalinghi nelle decisioni più controverse al limite del servilismo) proprio al lungo austriaco della Ryer ha rimesso in partita i padroni di casa che hanno potuto chiudere la seconda frazione sotto solo di 3 punti, 30 a 33.
Terzo quarto ed ancora Melvin Ejim è andato a far danni con le sue penetrazioni sotto il canestro avversario, guadagnandosi l’ennesimo due punti più tiro libero. Ma qui la sciocchezza di Jeff Viggiano ha aperto un capitolo nuovo della sfida: persa una palla poco oltre la metà campo offensiva, la guardia veneziana ha pensato bene di sfogare la delusione con un bel fallo antisportivo su Janicenoks che ha segnato i tiri liberi dell’amministrazione del fallo. Sulla conseguente rimessa Deane ha segnato da 3 e dopo un tiro libero di Ejim, Folarin Campbel ha completato l’opera. Insomma dal 32 a 36 di prima della frustrazione di Viggiano al 39 37 di circa un minuto dopo. Tutto da rifare. Da lì la partita è stata un punto a punto abbastanza classico con qualche strappo in avanti di Venezia grazie a Bramos ed alle spettacolari rovesciate sulla linea di fondo di Peric con le penetrazioni di Ejim. Il Ventspils ha risposto con la vena di Campbell e con quello che poi sarà l’hombre del partido, alias Gulbis, per un terzo quarto chiuso sul 49 a 50.
Gli ultimi dieci minuti si sono aperti con una specie di disastro di Bramos che si è messo di punta per imitare Viggiano : ha sbagliato il passaggio in attacco e non contento sul rimbalzo dopo il tiro di Ate ha commesso fallo. Azione dei lettoni ed Ate fa canestro da 3, 52 pari perché nel frattempo Ejim ne aveva messo un altro. A suonare la carica per l’attacco orogranata è stato Visconti e Venezia in due minuti e 20″ è arrivata al più 6, 52 a 58 con l’inerzia che è sembrata tornare dalla sua parte. Ma i primi segni di stanchezza dei ragazzi di De Raffaele si sono visti nell’accumularsi dei falli che hanno mandato in lunetta i lettoni che sono stati freddi come deve essere il Mar Baltico in questa stagione (14 su 16 alla fine) ed a 5 minuti dal termine hanno rimesso il punteggio quasi pari, 58-59. Qui è uscito il signor Maris Gulbis, 31 anni, 2 metri con 7 punti in due minuti che hanno scavato il solco, 65-61 che a quel punto della gara, mancavano poco più di due minuti, l’Umana non ha più avuto la forza di colmare.
Qui c’è il tabellino della partita
Eduardo Lubrano