Di seguito le dichiarazioni di Andrea Amato, nuovo play della Tezenis Verona, ospite insieme al direttore dell’area organizzativa Andrea Sordelli di «MarioBasket», trasmissione dedicata alla pallacanestro in onda il lunedì dalle 18:40 su Telenuovo:
«Ad Udine abbiamo vinto una partita importante. Volevamo i due punti per dare un segnale al campionato, ci siamo riusciti anche con una buona prestazione. La sosta per la Coppa Italia ci servirà per lavorare ed immagazzinare altre certezze, servirà anche e soprattutto a me per entrare ancor di più nei meccanismi della squadra in attesa della partita con la Virtus dove mi aspetto un pubblico molto caloroso ed un palazzetto pieno. La Serie A2? L’avevo già giocata, il salto rispetto alla Serie A è indubbio compresi spazi e tempi diversi. In A2 ci sono molti giocatori italiani, è un dato oggettivo. In Serie A con cinque stranieri alla fine gli italiani diventano un semplice contorno, tanto più che sugli italiani le società scommettono poco. Ma in A2 di giocatori che potrebbero fare bene anche in A ce ne sono. L’esperienza di Milano? Ho fatto tutta la trafila delle giovanili e imparato molto, ricevendo tanti preziosi insegnamenti. Dal rispetto dell’avversario al rispetto del prossimo. Regole valide dentro e fuori da un campo di basket. Se sono diventato la persona che sono lo devo ai miei genitori ed agli insegnamenti dell’Olimpia Milano. Dove ho capito come crescere e sotto quali aspetti, anche giocando a fianco di grandi campioni. Ricordi destinati a restare nel cuore e nella testa per tutta la vita. Le mie esperienze in Serie A? Sinceramente soffrivo riuscendo ad entrare poco nelle rotazioni. Alla Tezenis non potrei chiedere di meglio, sono in una società solida ed in una squadra forte. Anche ad Udine abbiamo dimostrato come di volta in volta la Tezenis possa avere protagonisti diversi, a seconda dei vari fattori comprese le caratteristiche dell’avversario di turno. I miei ricordi scolastici? Ho cominciato come tutti nel minibasket, proseguendo poi nelle giovanili di Milano dove sono stato allenato da Marco Gandini che ho ritrovato a Verona. Ricordo che coniugare attività agonistica e scuola non è facile ed i professori di solito non ti agevolano, anche se per me è stato diverso. La società parlava molto coi miei insegnanti per programmare al meglio le verifiche e l’intero percorso».