Ramagli: peccato perché noi abbiamo bisogno di fare una vittoria in trasferta su un campo come questo, per alzare il livello di consapevolezza che già abbiamo ma che dobbiamo rinforzare. Peccato perché siamo stati molto bravi per lunghi tratti della gara, siamo stati in vantaggio per 30 minuti che significa aver avuto la forza di giocare con autorità sul campo di una squadra molto forte. Secondo me alla fine ci sono mancate le energie, ci sono saltate addosso le partite giocate la scorsa settimana, la partita si è fatta sporca e non abbiamo avuto le energie per vincere. Abbiamo anche avuto la palla della vittoria, ma la pallacanestro è questa. Questa partita vincendo poteva darci tante cose, anche se abbiamo perso secondo me non ce ne toglie.
Verona? E’ una squadra che mette in campo nove giocatori già fatti, e solida e si vede, poi con le vittorie il livello di consapevolezza si alza. Altre squadre qui ci hanno lasciato le penne, noi siamo andati vicini a non lasciarcele giocando per lunghi tratti una buona pallacanestro, poi a livello energetico abbiamo pagato.
Dalmonte: Il valore di una battaglia è proporzionato al valore del nemico, chiaramente in senso sportivo. Per cui il valore di questa lo è proprio in proporzionato al valore degli avversari, ed anche al modo in cui si combatte e vince. Intendo dire che abbiamo avuto certamente dei momenti di grande difficoltà, dovuti ad una tensione figlia della consapevolezza dell’importanza della partita, ma anche del fatto che contro avevamo una squadra che non stava sbagliando niente ma aveva completamente in mano il senso della partita.
Abbiamo sicuramente preso dei rischi, ma del resto giocando regolari e non prendendone probabilmente avremmo portato la partita dove voleva la Virtus. Abbiamo rischiato sui pick’n’roll di Spissu, su quelli di Rosselli, pagando dazio oltremodo perché non eravamo sintonizzati bene non tanto sulla scelta ma sul come praticarla. Quello che ci ha dato la possibilità di recuperare la partita, recupero che abbiamo iniziato quando da un break di -17 siamo tornati a -7, sono quei dieci punti raschiati che han fatto sì che nel tunnel degli spogliatoi ci fosse comunque l’idea che era possibile farcela. Chiaramente oltre che l’idea ci vuole il coraggio, l’applicazione perché questo potesse divenire.
La cosa più importante è aver cambiato la difesa e mantenuto la solidità su cosa fare in attacco: i pop di David, attaccare il loro 4 con David, poi siamo passati a Diliegro che rollava. L’idea di sapere sempre cosa fare con i nostri quintetti contrapposti ai nostri quintetti credo alla fine ci abbia premiato. Penso che sia stata una partita bella perché intensa, bella perché incerta, secondo me anche con dei momenti gradevoli di pallacanestro grazie a tutte e due le squadre. Anche loro sono stati bravi a punirci, a trovare le situazioni di vantaggio.
Il momento peggiore è stato l’overtime, dopo aver finito il tempo regolamentare come l’avevi finito. Era una cosa che poteva abbattere pure un rinoceronte, con l’aggravante di quel 3-6-9 che poteva farci morire. Qui merito più assoluto ai giocatori.
Il nostro è un calendario bastardo: abbiamo i top team in casa e le squadre che lottano per la vita fuori casa: ci vuole la capacità di essere pronti alle differenti difficoltà che ogni singola partita ci contrappone. La difficoltà tecnica, quella ambientale, quella figlia di tante motivazioni non solo tecniche. La capacità di capirle, da partita a partita, ci aiuta a risolverle. Se le affrontiamo tutte con lo stesso stampo non è funzionale.