Golden State Wariors – Portland Trail Blazers. Dopo la bellissima gara 1 dell’Oracle Arena, trasmessa su Sky e vista in prima serata da molti appassionati, si è abbattuta, sui social, una tempesta di articoli e commenti, in cui si è posto quasi sempre l’accento sulla gara eccezionale di Draymond Green, sulla immarcabilità di Kevin Durant, sulla prova sontuosa degli splash brothers da RIP City, sulle sofferenze difensive, inaspettate, della testa di serie numero 1 ad Ovest. Tutto giusto, o quasi. Ma non esauriente, perché una gara così spettacolare, ed incerta per tre quarti, si presta a numerose altri punti di vista e merita più profonde letture!
A mio parere, infatti, i Warriors hanno vinto la partita in difesa! E l’hanno vinta senza Steph Curry! Una bestemmia sotto Pasqua? Non si tratta di benaltrismo, né di iconoclastia. Proverò a dimostrarlo.
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Il piano partita di Steve Kerr prevede l’uso dei suoi lunghi atipici (Green, Durant, Iguodala) per portare palla, restando, poi, molto alti sul perimetro, mentre le guardie agiscono da bloccanti oppure tagliano l’area, sfruttando il blocco cieco (inizialmente Pachulia schierato da centro) per liberarsi al tiro, oppure puntare al ferro se i lunghi di Portland seguono gli omologhi di casa. Il piano, però, riesce solo a metà, perché Portland non solo non abbocca e manda i suoi esterni a fare pressione sulla palla, ma rivolta l’arma contro i padroni di casa, rubando e scappando spesso in contropiede. Ed i Blazers, in campo aperto, sanno fare molto male! Talora la posizione d’attacco dei lunghi gialloblu ha favorito il rapido rientro difensivo e salvato la difesa dei Warriors, ma più spesso Lillard e, soprattutto, McCollum hanno fatto sfoggio di talento, mettendo a segno la gran parte del cospicuo bottino ospite nel primo tempo. Attenzione: mero esercizio di classe, quello della coppia di guardie di Portland, perché autori di canestri su tiri quasi sempre contestati dalla difesa! L’unico appunto, semmai, è da farsi sul ritardo negli aiuti, andati un po’ a spasso dietro la motion offense di Terry Stotts.
Nella ripresa i campioni in carica della Western hanno prodotto, essenzialmente, due strappi, due allunghi cui i Blazers hanno fatto sempre più fatica a resistere, fino a cedere, con riluttanza, nell’ultimo parziale. E tutti e due sono nati in difesa! Il primo ha fatto registrare il contributo determinante di JaVale McGee, schierato a centro area come uno “stopper”: certo, il centro, bersaglio preferito di Shaqtin’ a fool, ha dato molto anche a rimbalzo e nella costruzione dei giochi offensivi, ma la sua capacità di prendere posizione ed intasare i corridoi ha, di fatto, creato il primo distacco significativo fra i suoi e gli altri. Il secondo, quello decisivo, si è materializzato quando Kerr, fin lì orientato su una difesa individuale tradizionale (come abbiamo visto parzialmente inefficace), ha chiamato una “matchup” forsennata, con continui cambi di marcatura, ed in cui il piccolo si produceva nel raddoppio aiutando il lungo rimasto su Lillard o McCollum, con il risultato di rubare spesso il pallone e permettere, stavolta, a Golden State di correre in campo aperto. E se c’è qualcuno in grado di farlo ancor meglio ed a ranghi più completi di Portland, quella è proprio la truppa di Steve Kerr!
Attenzione: questo momento nevralgico, che ha definitivamente girato l’inerzia appannaggio dei padroni di casa, è venuto, non a caso, proprio quando Steph Curry sedeva in panchina! Nel raddoppio, infatti, Ian Clark si è prodotto nello sforzo maggiore, ben coadiuvato da un Klay Thompson un po’ alterno in attacco, ma determinante, come sempre, nella propria metà campo. Curry, quando chiamato a fare altrettanto, ha risposto presente solo a sprazzi, forse risparmiandosi per battaglie più decisive. Manco a dirlo, ove neppure il raddoppio sugli esterni ospiti fosse stato sufficiente, un ferino Green si è staccato in aiuto ed ha letteralmente oscurato il proprio canestro al nemico!
Durant ha, poi, messo il sigillo alla gara: dirottato da fronte a canestro (donde aveva già fatto grandi cose nel primo tempo) alla posizione di post basso, non ha praticamente sbagliato più nulla, tanto mettendosi in proprio, quanto innescando i proverbiali tagli dei suoi commilitoni!
Ed ora? Per il prosieguo della serie, la domanda ricorrente è se i Warriors sapranno chiuderla senza troppi patemi aggiustando la difesa. A mio parere, invece, il discorso va capovolto e la domanda da porsi è un’altra: sapranno i Blazers trovare dentro di sé le armi necessarie per andare oltre le strabilianti prestazioni dei propri gemelli d’oro, visto che queste si sono dimostrate insufficienti di fronte alla capacità di adattamento difensivo ed alle insospettate risorse della panchina avversaria? Chissà che la risposta non possa darla, magari, il rientro di Jusuf Nurkic…