20/04 01:00 | ![]() |
WASHINGTON WIZARDS | 109-101 | ATLANTA HAWKS | ![]() |
23:24, 51:43, 74:78 | |||||
20/04 02:00 | ![]() |
HOUSTON ROCKETS | 115-111 | OKLAHOMA CITY THUNDER | ![]() |
26:35, 62:68, 86:89 | |||||
20/04 04:30 | ![]() |
GOLDEN STATE WARRIORS | 110-81 | PORTLAND TRAIL BLAZERS | ![]() |
33:17, 55:46, 83:58 |
Russell Westbrook chiude con 51 punti, 10 rimbalzi e 13 assist, ma sbaglia 14 tiri nell’ultimo quarto. Houston rimonta e vince nel finale grazie a 35 punti di James Harden e una super panchina.
Nonostante una tripla doppia mai vista prima nella storia dei playoff, gli Houston Rockets vincono anche gara-2 (115-111) rimontando 12 punti di svantaggio nel terzo quarto e chiudendola con un parziale di 10-0 negli ultimi tre minuti, portandosi sul 2-0 nella serie contro gli Oklahoma City Thunder. A guidare la squadra di Mike D’Antoni come sempre è stato James Harden, autore di 35 punti costruiti più dalla lunetta (18/20) che con le conclusioni dal campo (7/17 al tiro, 3/7 da tre) — anche se i canestri più pesanti sono comunque passati dalle sue mani, con 8 assist ad azionare i compagni. A supportarlo degnamente sono stati il fido Patrick Beverley (15 punti con 6/9) ma soprattutto i 43 della coppia Eric Gordon (22, di cui la metà nell’ultimo quarto, con 8/14 al tiro) e Lou Williams (21 con stesse percentuali) dalla panchina, protagonisti dei due migliori plus-minus di squadra rispettivamente con +15 e +18. Alla squadra di Billy Donovan, invece, non è bastata una prova erculea di Russell Westbrook, che ha chiuso con una tripla doppia (la sesta della sua carriera ai playoff) da 51 punti, 10 rimbalzi e 13 assist, che va a libri come quella col maggior numero di punti della storia e solo la sesta sopra i 40 (le altre portano la firma di Charles Barkley, Jerry West, Oscar Robertson – due volte – e LeBron James). A macchiarla, oltre al risultato finale, sono però le percentuali al tiro: Westbrook ha tirato 17/43 dal campo (39.5%) con 2/11 da tre punti, rimediando con 15/18 dalla lunetta e finendo con lo stesso numero di recuperi e palle perse (4). Una “stat line” che alla fine rimane comunque impressionante per molti, ma non per il numero 0 dei Thunder, che dopo la gara a precisa domanda sulla sua prestazione ha brutalmente risposto che “Non me ne frega un c***o delle statistiche: abbiamo perso”.
I vice campioni NBA dominano il secondo episodio della serie contro i Blazers, nonostante le assenze. Gli ospiti restano in partita soltanto un tempo, prima di essere spazzati via dalla difesa degli Warriors.
Clark-Jones-McAdoo-McCaw-Pachulia: questo il quintetto con cui Golden State gioca gli ultimi (inutili) minuti di partita alla Oracle Arena, a cui viene deputato l’annoso compito di portare a zero il cronometro limitando al minimo i danni. Mai come questa volta non poteva esserci notizia migliore per Steve Kerr e tutti i tifosi Warriors, allarmati prima della palla a due dall’assenza a scopo precauzionale di Kevin Durant, alla quale si erano poi aggiunte anche quella di Matt Barnes e Shaun Livingston: “Siamo corti”, aveva chiosato l’allenatore di Golden State pochi istanti prima del match, declinando le richieste dei cronisti: “Ovviamente ho già deciso chi scenderà sul parquet al posto di Durant, ma non vengo certo a dirlo a voi”. Alla fine la scelta è caduta su un convincente Patrick McCaw da 9 punti, 5 rimbalzi e soprattutto +27 di plus/minus in 35 minuti. Sì, un dato di squadra che tende ad andare su ogni volta che condividi la tua permanenza in campo con i vari Curry, Thompson e Green. Soprattutto con il terzo, asceta della tripla doppia e in grado di rinunciare al riconoscimento numerico perché non interessato a mettere punti a referto: la sua partita ancora una volta è un saggio di perfezione difensiva e applicazione unico nel suo genere. Alla sirena sono 12 rimbalzi, 10 assist e soltanto 6 punti, anche perché i numeri sono davvero l’ultima cosa da leggere per valutare le prestazioni del numero 23.
Il duo degli Wizards combina per 63 punti e guida i padroni di casa al successo in volata contro gli Hawks, che lasciano in panchina Dwight Howard nel quarto periodo e adesso devono compiere “un’impresa” mai riusciti alla squadra della Georgia: rimontare dopo essere andati sotto 0-2 nella serie.
Servivano i campioni e il duo Wall&Beal ha risposto presente, dimostrando una volta in più il valore di un backcourt invidiato dal resto della lega. Il numero 2 dopo l’exploit in gara-1, replica mettendo a referto 32 punti, 9 assist e 5 rimbalzi; per Beal invece un numero in più sulla maglia, uno in meno nel boxscore: 31 punti, 3 assist e 4 triple. I punti però vanno pesati e quelli del numero 3 fanno schizzare l’ago della bilancia molto in alto, visto che più della metà (16) sono arrivati nel quarto periodo, con tanto di tripla della staffa a 38 secondi dal termine che ha chiuso le ostilità e regalato il 109-101 che vale un 2-0 storico per Washington. Erano 31 anni infatti che due giocatori della squadra capitolina non realizzavano almeno 30 punti a testa (un record per i due, che in una gara di playoff non avevano mai segnato così tanto). “Bradley è il nostro uomo franchigia, lo siamo entrambi – commenta Wall, lasciandosi ancora di più alle spalle polemiche e presunti dissapori -. Abbiamo bisogno di lui come realizzatore; non ci porremo mai il problema qualora prenda 30 tiri”. Per Atlanta invece il dato preoccupante è un altro: mai nella loro storia gli Hawks sono riusciti a rimontare una serie al meglio delle sette in cui sono andati sotto 0-2 (nessuna vittoria e 18 sconfitte, ovviamente i peggiori dell’intera lega); c’è sempre una prima volta, ma sembra difficile immaginare possa essere questa.