A ventiquattr’ore di distanza dalla bruciante sconfitta per l’Unieuro Forlì in Gara4 abbiamo raggiunto telefonicamente un Davide Bonacini che, pur deluso per il mancato raggiungimento dell’obiettivo salvezza già domenica sera, si è mostrato positivo e sicuro che insieme ai suoi compagni venderanno carissima la pelle nell’imminente bella che si disputerà domani sera ore 21:00 al PalaMangano di Scafati.
Buonasera Bonacini, la situazione dopo Gara4 si è decisamente complicata, ci dica innanzitutto come state da un punto di vista fisico?
“Dal punto di vista fisico siamo un po’ stanchi come è normale che sia e spero lo siano anche i nostri avversari ma più che dal punto di vista fisico quelle che dobbiamo riuscire a recuperare sono le energie mentali perché abbiamo speso e stiamo spendendo molto soprattutto a livello mentale. Domenica sera personalmente avevo sensazioni positive e sentivo che c’erano tutti i presupposti per chiudere la serie e festeggiare coi nostri tifosi. Purtroppo così non è stato e quindi senza drammi andremo a Scafati a giocarci le nostre carte col coltello fra i denti e, come abbiamo fatto sorprendendoli in Gara1, daremo tutto per arrivare a questa tanto sospirata salvezza che inseguiamo con tutte le nostre forze da mesi e verrà fuori una bella partita. Non bisogna mai dimenticare dove eravamo due mesi fa ed in quale pessima situazione ci trovassimo”.
Secondo lei, rispetto al piano partita che vi eravate prefissati, che cosa non ha funzionato domenica sera in Gara4?
“Beh… devo dire che specialmente all’inizio eravamo un po’ contratti, si percepiva questa sensazione, non di timore ma, di giocare con il freno a mano un po’ tirato. Poi via-via che si è entrati nel match ci siamo sciolti ed abbiamo iniziato a giocare con le stesse alchimie delle precedenti partite. La cosa che ha fatto veramente la differenza in questa Gara4 è che Scafati, a differenza dei match precedenti, è riuscita a preparare molto bene la partita, difendendo duro e con una grande continuità per tutto l’arco dei 40 minuti. Tra l’altro è venuta fuori anche la grande esperienza di parecchi loro giocatori e questo è stato fondamentale nel determinare risultato finale”.
Vi apprestate a tornare al PalaMangano per Gara5. Vi sentite più con la pressione addosso di chi ha le spalle al muro o la “leggerezza” di chi non ha più nulla da perdere?
“Bella domanda… Potrei dirti entrambe o forse nessuna delle due. Oggi (ieri per chi legge) abbiamo usufruito di un giorno di riposo e non ci siamo ancora confrontati su diverse cose, però è ovvio che non è la finale che se perdi retrocedi, ci sarebbe comunque un secondo turno di playout per raggiungere la salvezza. Di contro vorremmo evitare ulteriori fatiche perché siamo stanchi e siamo anche consapevoli che abbiamo già espugnato Scafati ribaltando un passivo molto pesante e quindi ci sono ancora tutte le condizioni per pensare positivo”.
Dopo Gara3 Scafati si è lamentata dell’arbitraggio. Una mossa che ai più è parsa per mettere chiaramente pressione ai direttori di gara delle successive sfide. La vostra sconfitta in Gara4 però, è più figlia della buona prova dei campani e dei vostri numerosi errori dalla lunetta. Concorda?
“Assolutamente! Non sono certo il tipo che parla dell’arbitraggio o che cerca alibi nella direzione di gara. Domenica, tra l’altro, bisogna essere onesti nell’ammettere che è stato un arbitraggio che certo non ha determinato il risultato. Scafati, come ho detto prima, ha interpretato il piano partita alla perfezione difendendo duro per tutto il corso del match. Noi, dal canto nostro, abbiamo sbagliato tanto e tante cose. Alla gente balzano agli occhi i troppi tiri liberi falliti ma ci sono tanti altri dettagli che in una sconfitta come quella di domenica fanno la differenza. Noi stessi lì per lì non ce ne rendiamo conto ma quando ci ritroviamo col coach nelle sedute video, notiamo tutte le altre situazioni che ai più sfuggono perché sembrano dettagli ma che nel corso di una partita sono determinanti”.
Scafati è una squadra profonda ed esperta. Chi fino ad ora l’ha impressionata di più?
“Naimy! Senza dubbio Naimy. Guardi le aggiungo non solo tra i giocatori di Scafati, ma in tutto il campionato non ho mai marcato quest’anno un giocatore così bravo. Non è il classico americano di grande talento, difficile da marcare perché trova il canestro in qualsiasi modo e da qualsiasi posizione. Naimy è proprio bravo, intelligente, conosce il gioco ed è veramente determinante, sa segnare e soprattutto sa far segnare e tanto i propri compagni”.
Dal giorno del suo arrivo a Forlì lei ha fatto enormi progressi sino ad essere oggi un titolare del quintetto. In cosa Bonacini deve ancora migliorare?
“Inizialmente ho sempre giocato da playmaker ed ora sono stato spostato da guardia. Sicuramente devo migliorare nel playmaking, nel riuscire a gestire i ritmi e capire certe situazioni di gioco, però sono soddisfatto di quello che sto facendo e mi godo il momento, frutto del lavoro e dell’applicazione, perché poi è questione di saper aspettare il proprio turno e farsi trovare pronti al bisogno. Il coach mi chiede di prendermi le mie responsabilità ed io non ho paura di prendermele. E’ chiaro che a volte va bene e a volte va male”.
Al PalaMangano troverete presumibilmente un clima ostile. A tal proposito teme di più un arbitraggio casalingo, la loro esperienza o una vostra prestazione no?
“Intanto parto subito col dirle che il PalaMangano non è un campo così caldo, specie per noi che siamo abituati a situazioni come quelle di domenica al PalaFiera dove si avvertiva forte la spinta dei quasi 4.000 venuti a sostenerci. Sicuramente quello di cui dobbiamo preoccuparci di più siamo noi stessi. Dovremo esser bravi a rimanere sempre agganciati alla partita e a non mollare mai mentalmente. Siamo professionisti, facciamo di tutto per andare oltre alla pressione del pubblico, agli arbitraggi e dobbiamo lavorare su noi stessi e provare a mettere in campo la miglior prestazione possibile”.
A proposito di pressione del pubblico, ci tolga una curiosità: nei bar e sui social si discute spesso della pressione che mette il PalaFiera su voi giocatori. Ma è vera questa storia?
“Dipende dai momenti. Ricollegandomi a quello che le ho detto prima noi siamo professionisti e lavoriamo per andare oltre a queste pressioni, siano esse arbitrali o del pubblico, ma siamo esseri umani anche noi e quindi è innegabile che in alcune circostanze un po’ di pressione la si avverte. Per quanto riguarda il PalaFiera nello specifico, il suo pubblico è per noi una grande risorsa e soprattutto quest’anno lo avvertiamo più positivo, ci è vicino, ci incita e ci spinge nei momenti importanti. Poi è chiaro ed è normale che essendo un pubblico passionale e così numerosi a volte i mugugni possano influire nel rimanere concentrati per un giocatore piuttosto che per un altro ma di sicuro è una risorsa che ognuno dei miei compagni è orgoglioso di avere”.
Domenica a fine match, nei quasi 4.000 del PalaFiera, si leggeva chiaramente la delusione negli occhi. Cosa si sente di dire ai tifosi per rincuorarli, se è possibile rincuorarli?
“Voglio dir loro che faremo l’impossibile perché non debbano più vedere una partita al PalaFiera quest’anno (e ride…), significherebbe chiudere la serie mercoledì sera. A parte tutto, quello che ai miei compagni e al sottoscritto preme è che non passi il messaggio che a noi la sconfitta ci scivoli via di dosso. Noi non ci dormiamo veramente la notte e siamo i primi ad essere mortificati. Loro senza dubbio ci stanno male ma poi tornano a casa ed hanno la loro vita giustamente, noi la nostra vita diventa quella sconfitta quindi lavoriamo sempre perché questo non accada. I tifosi stiano tranquilli metteremo in campo tutto quello che abbiamo dentro per evitare che serva una seconda serie per agguantare la salvezza, ma sappiano che nella malaugurata ipotesi che questo non dovesse succedere troveremo le risorse per mettere in campo la stessa grinta che abbiamo speso nel corso di queste sfide con Scafati.”
Nel ringraziarla del tempo che ci ha dedicato le facciamo un grosso in bocca al lupo per l’importantissima sfida di mercoledì.
“E’ stato un piacere, crepi il lupo!”