Mario De Sisti è morto a Ferarra all’età di 76 anni. Due giocatori, Stefano Vidili ed Enrico Gilardi, che abbiamo contattato lo hanno avuto come allenatore in due annate consecutive, ci hanno raccontato i loro ricordi.

Stefano Vidili
Stefano Vidili lei era giovanissimo quando De Sisti allenò a Torino. Cosa ricorda?
“Intanto essendo un ragazzino che era approdato in serie A con quella specie di mostro sacro che per noi e la città era Dido Guerrieri, i metodi di Mario erano difficili da digerire. Perché lui essendo uno avanti copi tempi, faceva allora quello che in molti fanno oggi: imbrigliava un pò il talento in ragione del sistema di gioco. E figurarsi se un irruento come me poteva trovarsi bene…Poi una delle prime sere ero a cena fuori con la mia fidanzata dell’epoca e lui capitò al ristorante e con grande dolcezza mi disse di fare attenzione a quel che mangiavo, a mangiare il secondo col pane, però di mangiare poco pane e di iniziare la cena con la frutta. Poi anni dopo capitò che fosse lui il mio esaminatore quando dovetti prendere il tesserino di Allenatore Nazionale. Credevo che si ricordasse di me e delle cattiverie che gli avevo fatto. Invece nelle due settimane di corso non l’ho mai sentito parlar male di un giocatore o di un ambiente nel quale aveva allenato. In più, quasi in lacrime, mi ringraziò di aver portato all’esame la sua difesa zone-press che tutti – diceva lui – avevano dimenticato. E’ un ricordo commovente che voglio portare con me di Mario De Sisti“.

Enrico Gilardi
Enrico Gilardi lei ha avuto De Sisti proprio l’anno prima di Torino, 1985-86. Come andò?
“Fu una stagione complicata. Anche a Roma De Sisti arrivò dopo…Dopo Valerio Bianchini, Dopo la grande abbuffata del Banco di Roma, scudetto, Coppa Campioni e Coppa Intercontinentale. C’era da ricostruire tutto, da rimettere in piedi il rapporto tra giocatori ed un allenatore nuovo. Lui veniva dalla provincia dove con giocatori magari giovani era riuscito ad avere un feeling quasi da amico mentre noi eravamo professionisti al top della nostra carriera e volevamo un altro tipo di rapporto. All’inizio abbiamo tutti fatto fatica, noi a capire lui, lui a capire noi ma alla fine ognuno ha assorbito ed è andato incontro alle esigenze dell’altro. Il gruppo dico e Mario De Sisti. E difatti alla fine il campionato non andò male e vincemmo la Coppa Korac che chiuse il cerchio di vittorie del nostro gruppo. Lui è stato uno che veniva dalla grande scuola di allenatori innovativi della scuola italiana come Giancarlo Primo, Nello Paratore, gente che creava cose nuove, che portava nuove metodologie. De Sisti viveva in modo molto emotivo tutto quello che riguardava il suo lavoro. Aveva un’attenzione quasi maniacale, anzi senza quasi, nel creare nuove situazioni difensive particolari. In somma un vero tattico”.
Eduardo Lubrano