Ci ha provato. Il Re lo ha detto in conferenza stampa post sfida Cavs vs Warriors:
“Ho dato tutto, ma non ho mai visto un’avversaria con questa potenza!”.
E gli stessi pensieri devono aver attraversato la testa fumante di Tyronn Lue durante l’intera durata di gara-3 e, in particolare, nei due minuti finali,quando si è visto scivolare dalle mani una vittoria che avrebbe dato un senso alla serie e, forse, potuto riaprirla, anche grazie agli aggiustamenti da lui adottati in vista di questa decisiva sfida. Molti dei quali enfatizzati con la consueta competenza dal duo dei cronisti Sky (inarrivabile!), altri magari meno evidenti in diretta.
Umilmente proverò a sottolineare alcuni aspetti che ho notato:
1. Uso del quintetto “piccolo” da parte dei Cavaliers: non di rado i“lunghi”in campo sono stati LBJ e Love, o Richard Jefferson (entrato per dare respiro a James nella marcatura su Durant, almeno, laddove tener fuori Sua Maestà e restare competitivi è risultato impossibile!). Con ampio(e meritato) impiego di JR Smith e Kyle Korver. Anzi, è stato con questa idea di quintetto che i Cavs hanno allungato le mani sulla partita, nella ripresa. Salvo, poi, vedersele mozzate dai Warriors nel convulso finale…
2. L’uso dei blocchi:determinante e perfezionatissimo da parte dei detentori del titolo. Alcuni esempi:doppi blocchi portati dai piccoli su James alla point forward, con le ali schierate agli angoli, con l’obiettivo di aprire il campo a LeBron e sfruttare i suoi scarichi. Oppure i blocchi laterali portati su Kyrie Irving per scoppiarlo dalla marcatura di Klay Thompson: determinanti, nell’ottica della ritrovata efficienza offensiva del#2 di Cleveland!
3. Queste scelte hanno portato Kevin Love a giocare più spesso sotto il ferro avversario, esaltandone le doti a rimbalzo offensivo. Nel contempo,hanno limitato l’uso e l’efficacia di un lungo più tradizionale come Tristan Thompson,ovviamente in difficoltà in situazioni di gioco che prevedano tanto campo aperto,in attacco ed il costante ricorso agli switch, in difesa.
4. La posizione di LeBron James in difesa: la correzione più evidente, rispetto alle sofferenze dell’Oracle Arena, si è vista nel prendere posizione, spesso, a centro area, per fungere da “battitore libero” o da “portiere” (per usare le parole di Flavio Tranquillo), o più semplicemente da “rim protector”, con risultati decisamente più apprezzabili, ancorché, purtroppo per lui, insufficienti…
5. La naturalezza e la lucidità nella cura dei dettagli perfino in un finale punto a punto nella gara-chiave (probabilmente) delle Finals! Mi piace portare ad esempio quello che, a mio parere, è uno dei giocatori con più elevato QI cestistico del pianeta, nonché, dopo KD, il principale artefice della superiorità (finora) indiscussa dei diavoli di Oakland: Klay Thompson! Due fotogrammi su tutti: LeBron, dopo aver guadagnato il mismatch, attacca il ferro dal lungolinea per appoggiare e chiudere la contesa. Il nostro tiene il passo e, all’ultimo momento, fa un movimento con il corpo sufficiente a togliergli l’appoggio e da farlo sbagliare! A vantaggio acquisito dai Warriors, con la fulminea transizione condotta e conclusa con la famosa tripla da Kevin Durant, Irving cerca l’isolamento, ma lui non abbocca a nessuna finta: se non subisce il blocco, Klay è un difensore pressoché insuperabile per chiunque e costringe Kyrie ad una tripla forzata che spegne sul primo ferro le residue speranze dei padroni di casa e dell’intera Quicken Loans Arena!
6. La superiorità tecnica, atletica e la straripante fiducia dei Warriors: tanti, piccoli aggiustamenti in corsa, ma nessun bisogno di ricorrere a nuovi accorgimenti tattici, Golden State ha semplicemente continuato a fare il suo gioco, solo intensificando l’aggressività difensiva nei minuti finali, con ciò ribaltando le sorti della gara e consolidando il proprio controllo sulla serie in un batter di ciglia, quello occorso tra la tripla del+6 di JR Smith e quella del sorpasso ad opera del solito Kevin Durant! Segno di una matura consapevolezza dei propri mezzi che vale da sé, a nostro parere, metà della eventuale, sempre più probabile riconquista del titolo da parte della corazzata gialloblu. Gara 4 dovrà fornirci una sola risposta: LeBron James e compagni hanno ancora l’energia, le risorse e armi tattiche adeguate da estrarre dal cilindro, per evitare al meno lo sweep e tenere in vita la serie? O dovremo rassegnarci ad un’era di dominio in contrastato da parte di Golden State,come lo fu quella dei Bulls di MJ o dei Lakers di Kobe e Shaq?