Giugno ’17 fu il mese della perdita di Lopez e della elaborazione del lutto, dell’arrivo di una potenziale all-star come D’Angelo Russell, del draft, delle ipotesi fumose e personali intorno al futuro. Luglio è stato il mese delle trade geniali, difficilmente contestabili, in quel di Brooklyn, degli scambi che restituiscono credibilità societaria e tecnica ai Nets e che diradano le nebbie che ammantavano di fascino e di ambiguità le strategie del guru Sean Marks, ormai eletto ad idolo indiscusso dai tifosi della metà bianconera della Grande Mela! Toccheremo anche la sfera del basket giocato, con una veloce lettura di quanto visto a Las Vegas, ma la narrazione degli eventi di luglio non può non nascere e morire intorno alle scelte di mercato che disegnano i nuovi Brooklyn Nets! Nuovi per immagine, nuovi per aspettative, nuovi nello spirito, rinnovati in modo significativo (benché non rivoluzionati) sul piano tecnico, dopo le (tutto sommato) poche, ma drastiche mosse di cui il GM neozelandese è stato capace.
Crabbe! E, poiché dell’arrivo di Carroll abbiamo già detto con un articolo dedicato (https://all-around.net/2017/07/11/mercato-nba-2017-brooklyn-nets-demarre-carroll-ed-ritorno-al-futuro/), partiamo dalla fine: l’ultimo colpo di mercato, almeno finora, ha del sensazionale, chiude il cerchio e (concedetemelo) fa di all-around.net l’unico sito che aveva previsto tutto (https://all-around.net/2017/07/04/un-mese-nets-giugno-2017/)! A Brooklyn, con un anno di ritardo, arriva, da Portland, Allen Crabbe, in cambio di Nicholson! Ancora un supercontratto, ma, ancor più che nel caso di Carroll, un giocatore giovane, atletico, funzionale al sistema, fortemente voluto, senza dubbio migliorabile. Uno da 28 minuti in una squadra da playoff nella Western, con la seconda efficienza dai 7,25 dell’intera Lega! In cambio di un vero salary dump che permette di ammortizzarne il contrattone fino a circa 12 M effettivi l’anno (le cifre di Lin, per intenderci). Luglio è il mese degli arrivi di Carroll, Crabbe (due potenziali titolari) e due scelte per il prossimo anno in cambio di…nulla!
Una nuova immagine. Stiamo parlando, insomma, della quadratura del cerchio, della ricostruzione di una squadra forse ancora non da playoff ma senz’altro, sulla carta, competitiva, lottatrice e tiratrice, disegnata sulle idee di coach Atkinson e, dunque, con tutti gli ingredienti giusti per permettere ai tanti giovani di crescere senza eccessive pressioni ma anche senza la deprimente condanna alla sconfitta cucita addosso!
Ecco fioccare, da parte degli analisti d’oltreoceano e non solo, commenti per lo più positivi sul rebuilding dei Nets; ecco rinascere l’interesse per una squadra che si profila intrigante, talentuosa, con un assetto tecnico completamente nuovo e le pur prevedibili difficoltà iniziali, ma più confacente alle idee “pace and space” del suo coach. Ecco Lin, dalla sua tournée in Taiwan, parlare di playoff ed essere preso tanto sul serio da costringere Marks, in conferenza stampa, a gettare acqua sul fuoco degli entusiasmi, ricordando a tutti che la strategia prevede tempi lunghi e che l’obiettivo stagionale non può ancora essere quello. C’è vita, al di qua del ponte…
Gli altri movimenti. La notizia più fresca è che, dopo McDaniels, anche il buon Archie Goodwin non sarà confermato. Pescato anche lui dalla D-League nel finale di stagione, aveva mostrato buoni sprazzi e stava lavorando per migliorare ulteriormente; tuttavia, come immaginavamo, è stato il più penalizzato dai rinforzi di mercato, tutti destinati a chiudergli ogni varco dalla panchina al parquet… Ciò aumenta le probabilità di conferma, invece, per Spencer Dinwiddie: giustissimo, alla luce dei sorprendenti miglioramenti mostrati in corso di stagione, della capacità di fare le scelte giuste, della selezione di tiro, della difesa. Firmato, poi, con la nuova tipologia contrattuale (quella che prevede due giocatori “in ascensore”, tra G-League ed NBA) la SG 6’3” franco-ghanese Yakuba Ouattara, 25 anni, tiratore robusto ed atletico, 11,8 ppg con il 40% dall’arco con la canotta del Monaco, in Francia. Una terrazza affacciata sul futuro, si spera nei dintorni del Barclays, benché il ragazzo sia destinato per lo più a calcare il legno del Nassau, nuova, gloriosa casa dei Long Island Nets. Nel frattempo, Quincy Acy ha prolungato (notizia pubblicata proprio nel giorno del suo matrimonio!). Giustissimo anche qui: giocatore che dà l’anima, presente su ambo i lati del campo, versatile come pochi altri. È un rincalzo, ma è il lungo capace di correre in contropiede e tirare da fuori che (Carroll permettendo) manca allo starting five! Lui, Kilpatrick, Harris, Booker, i diritti di Foye (già UFA), lo stesso Dinwiddie, Jeremy Lin (lo diciamo a bassissima voce, ma il prossimo anno ha una player option sul contratto in scadenza…), rappresentano assets che la società può decidere sì di utilizzare per confermare il blocco portante dello scorso anno, soprattutto la panchina (che, per produttività, seppe stupire tutti risultando tra le prime tre della Lega!), ma anche per effettuare scambi o liberare spazio salariale. Su questo, il sibillino Marks ha dichiaratamente lasciato tutte le opzioni aperte…

BROOKLYN, NY – JUNE 26: Sean Marks, GM of the Brooklyn Nets, introduces D’Angelo Russell and Timofey Mozgov during a press conference on June 26, 2017 at HSS Training Center in Brooklyn, New York. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this Photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2017 NBAE (Photo by Nathaniel S. Butler/NBAE via Getty Images)
#Trustthestrategy! Proviamo, dunque, a delineare meglio la strategia di cui si serve Marks per la ricostruzione tecnica dei Brooklyn Nets! Al suo arrivo la franchigia era ai minimi termini, letteralmente, sul piano dell’immagine, delle scelte al draft e, soprattutto, sul piano tecnico! Zero risultati, zero prospettive, zero scelte fino al 2019. L’idea di Marks è: pazienza, pazienza, pazienza! Inizia lavorando sul contorno, per creare le condizioni giuste per la rinascita. Mette in piedi uno staff tecnico e societario di prim’ordine, senza tralasciare nulla, dagli specialisti in stats & analytics (trascurati, anzi, sbeffeggiati durante il disastroso regime di Hollins), agli scout, attivi dentro e fuori gli USA, fino alla squadra di coach, costruita intorno alla figura di un allenatore che non avrebbe potuto, né dovuto essere un guru tattico, ma qualcuno in grado di preparare, allenare, costruire giocatori partendo dalla materia grezza, stante l’impossibilità conclamata e perdurante di attrarre all-stars. Ecco, allora, coach Atkinson, il cuore pulsante della strategia, un rookie-head coach ma un riconosciuto esperto nel migliorare ed esaltare le qualità tecniche dei giocatori, così come ampiamente dimostrato in quel di New York (sponda Knicks) ed Atlanta. Sfrutta, poi, al meglio il lascito (si, c’era anche qualcosa di buono nell’eredità di Billy King!) dell’ancien regime, l’avveniristico centro di allenamenti nel cuore di Brooklyn ed il progetto Long Island Nets, presentandosi con la prima di una lunga serie di (più o meno) fortunate “pesche” nella ex D-League (Kilpatrick), dimostrando, da subito, di padroneggiare un mercato come quello della lega di sviluppo (tra le cui fila si è fatto le ossa). Solo dopo, da consumato gambler, si tuffa sul mercato NBA, destreggiandosi tra free agent e salary dump in modo da capitalizzare al meglio l’unica risorsa di cui gode: l’ampio spazio salariale. Dopo un anno di assestamento, in cui saggia senza successo i RFA per ripiegare, poi, su veterani a basso costo (ma col risultato di costringere le avversarie a rinunciare, pareggiando, ai propri margini di mercato!), eccolo scoprire le sue carte al tavolo della free agency 2017: acquisire una seconda scelta 2015, unanimemente considerato un potenziale all-star, ancora ventunenne (D’Angelo Russell), per poi assorbire giocatori superpagati da squadre con salary cap intasato, ma confacenti alle caratteristiche tecniche richieste dalla filosofia di coach Kenny (Mozgov, Carroll, Crabbe), ottenendone, in cambio, anche scelte per il 2018, ovvero l’ultimo draft in cui i Nets non hanno il controllo sulle proprie! Un colpo al cerchio del presente, uno alla botte del futuro!
Prima di “vedere il piatto” tecnico della stagione 2017-18, c’è un primo, innegabile ritorno d’immagine da enfatizzare, quello che ci fa assegnare a Sean Marks la nostra platonica “retina del mese”, anzi, della off-season: Brooklyn c’è! Da zimbello senza speranza, è ormai considerata da tutti un pericoloso e spregiudicato competitore sul mercato! Non ha ancora il necessario appeal per sedersi al tavolo con le star, d’accordo, ma ne ha già, eccome, per i giovani affamati di crescita e di minutaggio, che abbiano voglia di “portare il proprio gioco su un altro livello”. Tanta roba, insomma, ottenuta sì al carissimo prezzo di rinunciare all’uomo franchigia Brook Lopez ma…praticamente, nient’altro!
Il significato tecnico. Che cotanto, riconosciuto successo sul mercato si traduca in dividendi sul campo è, naturalmente, solo un auspicio. Certo, la squadra è cambiata molto: è più giovane, talentuosa, atletica, da corsa: corrisponde alle idee del coach ed alla tendenza ormai invalsa in NBA e, in generale, nelle moderne concezioni del basket. È lo stesso Atkinson a portare l’esempio di Golden State ed a citare le parole di Brad Stevens, quando parla della scomparsa della rigida divisione in ruoli dei giocatori: il basket del terzo millennio prevede esterni in grado di schiacciare e lunghi capaci di scivolare, palleggiare, correre, tirare dall’arco. Ci sono le guardie, che devono saper gestire il gioco (tutte, non solo la PG), le ali, votate ad aprire il campo e tagliare, e ci sono i lunghi, che devono saper finalizzare il gioco ma anche facilitarlo, passando o tirando lontano dal canestro. Ecco l’idea di far convivere due combo come Lin e Russell (tutte le dichiarazioni convergono su questa prospettiva), implementando la capacità di circolazione, la rapidità decisionale, la pericolosità perimetrale. C’è, Crabbe… Un’annata così così a RIP City non ha affatto scoraggiato i progetti di Atkinson su un giocatore che, se finora ha saputo brillare solo come fuciliere, a Brooklyn lascerà lacrime e sangue sul parquet per salire di livello, soprattutto in difesa. A 25 anni, con 7 piedi di apertura alare e con quella struttura fisica, Crabbe è destinato ad incrementare minutaggio e responsabilità ed a divenire (se l’esperimento riuscirà) la small forward dei Nets del futuro. Certo, perso Lopez, occorrerà spostare drasticamente il baricentro del gioco offensivo sul backcourt e, stante la duplice dimensione in attacco del duo Lin-Russell, servirà un 4 tattico in grado di aprire il campo. Sono in molti a credere, ed alcune dichiarazioni dello staff lo lasciano trapelare, che questo ruolo possa essere svolto da Demarre Carroll, nei panni del Draymond Green di turno…o dei poveri, se preferite! Lasciando, invece, a Rondae Hollis-Lefferson, che si prevede (e auspichiamo) ancora impiegato nello spot di PF (genialata di Atkinson che è stata una delle chiavi tattiche della rinascita dei Nets dopo l’ASG), a seconda delle esigenze tattiche della partita o del momento. Il tutto intorno a Mozgov, che dovrà assicurare quanto da lui ci si aspetta: che rispolveri i fasti di Cleveland e sappia garantire pick and roll e verticalità, rimbalzi ed una migliore difesa del canestro rispetto al passato, lucrando dell’intesa già consolidata con DLo. Senza tralasciare show e pick and pop, però: lo stesso Mozgov ha pubblicamente ammesso di star lavorando sul tiro da tre e la cosa, francamente, non stupisce! Non dimentichiamo che proprio Carroll e Mozgov hanno già assaggiato la mano tecnica di Atkinson, il quale confida, evidentemente, nella propria capacità di tirar fuori di nuovo il meglio dalla frontline di veterani.
E poi c’è la panchina, formata soprattutto e prima di tutti dai giovani “fatti in casa”: Whitehead ed il suo spin movement a canestro, Hollis-Jefferson ed il suo atletismo fuori dal comune, al di sopra della media della Lega, e la sua difesa, il rookie Jarrett Allen, un ragazzo giovanissimo con qualità fisiche e tecniche che fanno di lui la potenziale steal of the draft e, naturalmente, Caris Levert, dopo D’Angelo il più cristallino talento dei Brooklyn Nets! Se è vero che Crabbe è destinato ad essere investito del ruolo di 3 titolare, se Russell è la futura star dei Nets ed è chiamato a meritare il ruolo di PG, Levert non può non essere l’uomo del futuro per la posizione 2, pur dovendo (ed ha tempo per farlo…) assolutamente crescere al tiro. L’istinto, la meccanica, la rapidità di decisione e rilascio, la lunghezza delle leve, la faccia tosta fanno già parte del suo bagaglio tecnico ed umano. L’ormai consolidato platoon-system di coach Kenny garantirà minuti e responsabilità per tutti. Avere in squadra un veterano per ogni ruolo può e deve rappresentare il miglior viatico possibile per permettere ai ragazzi di migliorarsi senza eccessive pressioni e senza bruciare le tappe, come, purtroppo, causa infortuni, è accaduto la scorsa stagione!
Booker (una risorsa un po’ troppo sottovalutata), Dinwiddie, Acy, Kilpatrick ed Harris sono volti noti, già ben calati nell’idea di pallacanestro del loro coach, e sono chiamati a confermare la consistenza e la produttività di cui sono stati capaci, uscendo dal pino, perfino in una stagione storta come quella appena passata!
La second unit godrà di ampio spazio, e questo non potrà che giovare al percorso tracciato dai Nets per i ragazzi del futuro. Saranno chiamati a fare punti ma, sopratutto, a corroborare la morsa difensiva di una squadra votata alla corsa, quindi giocoforza obbligata a mettere pressione sugli avversari! La qualità dello starting five nella propria metà campo è, a mio avviso, il più grosso punto interrogativo che campeggia sul futuro prossimo di questa squadra e sarà la chiave dei successi che riuscirà ad ottenere in stagione (le prime, autorevoli proiezioni – ESPN – collocano i Nets al tredicesimo post nella Eastern, intorno alle 30 vittorie, a sole sei dall’ottava posizione…): se la coppia D’Angelo Russell – Allen Crabbe rappresenta un upgrade pazzesco dal punto di vista offensivo, non altrettanto dicasi in difesa, rispetto al duo Foye – Levert che ha chiuso la stagione scorsa il pacchetto esterni affianco al confermato Jeremy Lin! Cifre alla mano, la presenza in campo di Russell e Crabbe non ha affatto migliorato il defensive rating delle rispettive squadre di provenienza! Eppure…il linguaggio del corpo e le doti fisiche e di rapidità dei due lasciano intravedere potenziale ancora da esprimere. Entrambi se ne sono detti convinti, nelle rispettive interviste. Entrambi entusiasti e colpiti dall’approccio e dal metodo di lavoro “college-style” trovato a Brooklyn e non altrove, con programmi personalizzati e quotidiani volti a migliorare il gioco di ciascuno! Dichiaratamente convinto anche coach Atkinson. E molto, ma molto convinto deve esserne anche Sean Marks, per aver inseguito Crabbe per un anno e attraverso due free agency, averlo sovrapprezzato ed averlo, infine, firmato senza ottenerne, in premio, neppure una pick! Difesa ed ulteriore crescita dei giovani, un roster ancora esile e francamente striminzito nella frontline, il sovvertimento tattico ed il fattore tempo, necessario per aggiustare chimica e difetti di cui sopra, sono i limiti tuttora evidenti che, insieme con l’assenza di un vero stretch four, separano i Nets da una reale competitività.
Intanto, sul campo… In tutto questo, i Nets hanno anche partecipato alla Summer League di Las Vegas, mostrando luci ed ombre. 3-2 il record di vittorie ottenuto, francamente, con molti reduci dalla passata stagione, forse, ci si aspettava di più. I ragazzi sono dignitosamente usciti ai quarti, contro i Lakers futuri campioni e contro l’MVP del torneo Lonzo Ball. Con molta umiltà, Atkinson ha voluto cimentarsi a sua volta con il torneo estivo, invece di lasciarlo in mano ai suoi assistenti, considerando sé stesso, alla stregua dei giocatori, un coach alle prime armi che ha bisogno di pratica ed esperienza. Dal punto di vista dei singoli, bene Dinwiddie, sempre più affidabile come pacemaker, Levert, il più continuo per rendimento, RHJ, costante dominatore dell’area con il suo atletismo e apparentemente migliorato nella meccanica di tiro, almeno dalla media, e Whitehead, che mostra crescente personalità. Ben poco hanno fatto vedere, invece, Wiley e Senglin, principali candidati ad un two way-contract. Bene anche Goodwin, per aggressività difensiva e Doyle, il migliore per percentuali dall’arco, ma a nessuno dei due è bastato, se è vero che, pochi giorni più tardi, è stato preferito loro Ouattara come prospettiva per il futuro, nell’ottica della ricerca di tiratori per il sistema “pace and space” atkinsoniano!
Già, perché la nota dolente del torneo estivo è stata proprio l’efficienza al tiro dai 7,25 (28,3% su oltre 26 tentativi a partita). Ancora tanto lavoro, dunque…
E non è finita qui… Ci sono dai 5 ai 9 m di spazio, ancora, per giostrare ed, eventualmente, completare il roster con un lungo tiratore. Ove l’occasione giusta non si dovesse presentare, a Booklyn se ne faranno una ragione: ci sono mille modi per completare il roster e Marks ha ampiamente dimostrato di saper estrarre diamanti dalla sabbia ma, proprio mentre scriviamo, emerge, d’oltreoceano, l’interesse dei Nets a partecipare ad una trade per un big, piuttosto che firmare qualcuno in FA (Netsdaily.com). Le fonti sono attendibili. Mettendo a disposizione, ipotizziamo, uno o più della pletora di esterni attualmente sotto contratto. E poi ci sono i contratti in scadenza il prossimo anno (Lin e Booker su tutti) che potrebbero essere utilizzati per acquisire nuove scelte e/o rimpinguare i margini di manovra alla prossima FA, quando, a differenza di quest’anno, saranno davvero in pochi a poter vantare spazio salariale.
Lin è un caso a sé su cui riteniamo opportuno aprire un fronte di discussione, cosa che, finora, nessuno ha ancora fatto, nonostante non manchino spunti di riflessione. Giocatore carismatico se ce n’è uno, è un leader nato, un metronomo, un carismatico play capace di estrarre il meglio dai compagni di squadra, un difensore sulla palla sottovalutato, uno specialista del pick and roll da concludere al ferro, ma non certo battezzabile dall’arco, in virtù di una parabola di rilascio altissima, che gli consente di trovare fortuna anche sui mismatch. Certo, è un veterano, che a scadenza sarà in odore dei 30 anni… Tuttavia è un pretoriano della prima ora di coach Atkinson, probabilmente l’unico buon giocatore che Brooklyn potesse attrarre nella nebulosa situazione dell’estate scorsa. Ed è un formidabile ponte verso il mercato asiatico, dove gode del seguito di una superstar… Il suo contratto da 12 milioni a stagione scade il prossimo anno, gode, però, di una player option per l’anno successivo. Potrebbe decidere di non esercitarla e di esplorare il mercato in cerca di un contratto massimale, sopratutto qualora la salute, quest’anno, lo sorreggesse. Più probabilmente, alla deadline, potrebbe essere un succoso boccone per qualche contender in cerca di minuti importanti a supporto del ruolo di PG. Il rischio, arrivando all’estate 2018, è di doverlo trattenere con un pingue aumento salariale pluriennale, o, peggio, perderlo in cambio di nulla! Qui, a mio avviso, i destini di Lin incrociano gli interessi di Prochorov, il cui piano di vendita di una quota dei Nets è stato recentemente approvato dalla Commissione Finanziaria della NBA: voci insistenti parlano di interesse da parte di potenziali acquirenti cinesi. Conviene, allora, a Pochorov, rinunciare ad un così lucrativo brand pubblicitario, che sicuramente fa gola ai potenziali investitori orientali? La mia idea è che la società provi, per tempo, ad offrirgli un rinnovo su cifre ragionevoli, facendo anche leva sul legame con coach Kenny, prospettandogli magari il ruolo di sesto uomo e di braccio operativo dell’allenatore e, perché no, un futuro da dirigente. Il tutto, ovviamente, dopo aver instradato Dlo al ruolo di faro e pacemaker della squadra! Perché, per ora, al timone dei Nets che verranno ci sarà, dovrà esserci, ancora lui! Scommettiamo?