Forse ci siamo. Sì, perché la nuova stagione, quella che per intenderci inizierà tra 2 mesi, potrebbe certificare finalmente il ritorno della gloriosa Auxilium Torino nel gotha del basket tricolore e, chissà, forse anche in quello europeo.
Come sono lontani nei ricordi le prime panchine del novello coach Meo Sacchetti al PalaRuffini, dopo aver indossato ed onorato la storica maglia gialloblu del team torinese. Forse come lo sono anche le imprese di gente come Dido Guerrieri e sul campo campioni come Carlo “Charlie” Caglieris oppure del Marchese Carlo Della Valle, papà di Amedeo, quest’ultimo oggi Azzurro e reggiano di maglia; eppoi di veri purosangue come il compianto Pino Brumatti assieme a Bruno Riva e Ricky Morandotti. Ed andando sempre indietro nel tempo, come non ricordare giocatori come Alberto Merlati e Renzo Vecchiato e gli americani forse più amati dal popolo dell’Auxilium come Scott May ed il prematuramente scomparso Darryl “Baby Gorilla” Dawkins?
Senza voler far torto ai più “contemporanei” Davide Pessina, Stefano Vidili ed Alessandro “Picchio” Abbio, espressione anche loro di un vivaio che all’epoca generava giocatori ed uomini di spessore, l’Auxilium Torino insomma vuole respirare aria di alta classifica e vuole farlo subito. I due anni passati ad acclimatarsi alla rarefazione dell’aria che si respira in Lega A dopo la permanenza prolungata in Serie A2 sono stati sufficienti per provare adesso a spiccare il grande balzo, un’adattamento non facile ricordando la stagione 2015-16, quella cioè del ritorno appunto nella massima divisione con lo spettro di una retrocessione quasi certa ma scongiurata sul filo di lana.
Ne è perfettamente consapevole l’uomo della rinascita, l’attuale Presidente Antonio Forni, avvicinatosi al basket ed alla storia dell’Auxilium per amore della pallacanestro praticata dai suoi ragazzini, un po’ come accade a molti genitori che non possono poi non innamorarsi dello sport praticato dai propri figli quando vedono le loro creature così rapite da esso. Una rinascita che parte da lontano dunque ma che mira ad essere molto viva nel presente con radici profonde che si spera attecchiscano ben presto, scalando quelle posizioni che significa Playoffs innanzitutto e, se fosse possibile, una qualificazione per la fase post-gironi della 7Days Europe Cup.
Già difatti la scelta d’iscriversi alla seconda manifestazione per importanza in Europa, organizzata dalla Euroleague e non alla FIBA Champions League, dimostra che l’Auxilium punta in alto, prima di tutto in termini di confronto e sfida tecnica con un gruppo di squadre europee decisamente più attrezzate nella media rispetto alla manifestazione per club sotto l’egida della FIBA.
L’Europa è poi il territorio naturale di sfogo dove le aspirazioni di una città come Torino, così radicata nella cultura mittle-europea ma senza dimenticare le proprie origini prealpine miste a quelle mediterranee, calzano a pennello con la propria squadra di basket, così come agisce il club calcisticamente parlando più titolato del Paese , che ambisce ogni anno a farsi valere nel vecchio continente.
Perciò per provarci in discontinuità con il passato tecnico, due anni poco soddisfacenti in termini di risultati dicevamo all’inizio, è arrivato prima di tutto in panchina Luca Banchi, terminato il biennio sabbatico post-stagioni-traumatiche a Milano (un po’ come capita quasi a tutti gli ex-coaches che vanno via, o meglio, fuggono dal club meneghino), che dovrebbe garantire autorevolezza ed esperienza non solo in Italia ma anche in Europa, condito con una grandissima voglia di rivincita, leggero aspetto da non sottovalutare in alcun modo perché il coach nativo di Grosseto, l’Omo Nero dell’ultimo scudetto della Siena Cannibale del 2013, ha voglia di dimostrare che essere disarcionato dal cavallo più pazzo della stalla non significa certo essere scarso.
“Sbrasata” quasi completamente la truppa americana dello scorso anno da parte del nuovo Direttore Generale Renato Nicolai (salutato anche Renato Pasquali accasatosi in quel di Forlì sponda Pallacanestro 2.015), non senza qualche rimpianto nei confronti di DJ White e Chris Wright, si è pensato prima di tutto di confermare Deron Washington, ormai al terzo anno in Italia, ala di grande talento che quando s’incendia può essere devastante, giocatore da 13,5 p.ti/gara ma soprattutto uomo da ultimo tiro e che sembra aver ancora molto da dire tecnicamente.

Due giocatori confermati come Mazzola e Washington nella suggestiva cornice del Museo Egizio a Torino, da FB Torino
Per quanto riguarda invece la truppa tricolore, confermati Beppe Poeta, Davide Okeke, Valerio Mazzola e Davide Parente.
Per l’immarscescibile Peppinielluzzo, arrivato ormai alle 32 primavere (il 12 settembre), una conferma importante nonostante una stagione non certo da incorniciare, confermata dalla “non convocazione” in Nazionale per EuroBasket 2017, in discontinuità rispetto allo scorso anno (Poeta era il secondo-terzo play di Messina alle tragiche qualificazioni per Rio 2016 a Torino dello scorso anno). I numeri ci dicono infatti che il 37,4% da due sia stato per lui una novità in negativo in assoluto da quando è in Lega A, parzialmente bilanciata dal 37,7% dalla lunga (meglio dalla lunga insomma), ma anche impreziosita dai 3,4 assist/gara, valore che molto probabilmente avrà avuto un certo peso per la sua conferma, la predilizione di Luca Banchi ad un play che preferisce far segnare/giocare i compagni e meno concludere in prima persona è cosa risaputa. A questo punto sarà importante in questa stagione osservare se il Nostro avrà imboccato il viale del tramonto oppure avrà la forza di riscattare appunto una stagione non esaltante ma è chiaro che le ambizioni del club torinese sarà una benzina importante per le sue motivazioni.
Motivi quasi opposti invece per la conferma degli altri, ad iniziare dalla medaglia d’argento ai recenti mondiali U19, Davide Okeke. Inutile scrivere che la giovane ala-centro di origini nigeriane (probabile per lui più un futuro da ala che non da pivot), con già 18 gare disputate lo scorso anno con una media 2,3 minuti/gara, rappresenti un patrimonio del club che Luca Banchi dovrà valorizzare ma senza dimenticarne la crescita tecnico-atletica. Il potenziale c’è ed è fuori dubbio ma, come anche visto agli sfortunatissimi Europei U20 disputatesi subito dopo i positivi mondiali egiziani (Europei in cui Okeke è comunque risultato uno dei “meno peggio” nel pessimo risultato, complessivo di squadra), Davide è realmente un diamante grezzo con difetti da correggere, uno su tutti il tiro fronte a canestro ma pure la capacità d’intimidire l’avversario nella propria area . Ci sorregge però in questo compito il ricordo del pari-grezzo Benjamin Eze, l’ex-buon centro della Siena Cannibale con Banchi, secondo di Pianigiani, il quale, arrivato in Toscana con evidenti limiti tecnico-strutturali, ne uscì a fine rapporto con la Montepaschi decisamente migliorato in molti fondamentali.
Per il 29enne Valerio Mazzola invece una conferma dal sapore di premio per la gratificante, buona stagione passata. Numeri interessanti per questo ragazzo ferrarese dal rendimento sicuro che ha messo insieme un buonissimo 54,3% nella sua zona di competenza nei pressi del ferro ed addirittura il 42,6% dalla lunga, con anche 4,6 rimbalzi/gara, cosa chiedere di più ad un lungo italiano che gioca una media di 20’ a match e che forse avrebbe meritato anche una speranza azzurra questa estate??
Per Davide Parente invece un premio alla militanza, all’esperienza dall’alto dei suoi 33 anni ed anche alla storia familiare legata al basket torinese con il padre Vittorio ed il fratello Daniele giocatori dell’Auxilium in passato (quest’ultimo capitano della promozione nel 2002 nell’anno del ritorno in A2).
E veniamo ai nuovi arrivati. Premesso che la “vicenda Aradori” dello scorso 5 luglio abbia senz’altro dimostrato da un lato le reali intenzioni dell’Auxilium di guadagnarsi il proscenio con decisione sin da quest’anno – perché guadagnandosi in teoria le prestazioni di una delle migliori guardie italiane in circolazione avrebbe dato un segnale pari, se non più forte, di quello lanciato dalla Virtus Bologna che alla fine ha acquisito le prestazioni del giocatore ex-Reggio Emilia – dall’altro invece ha evidenziato la volontà di muoversi secondo degli schemi ben precisi e senza cedere cioè a situazioni, secondo la dirigenza torinese, non in linea con ideali di etica sportiva (attendiamo ovviamente con piacere la versione ufficiale da parte dell’agente del giocatore Riccardo Sbezzi, giunta inizialmente attraverso un post su Facebook ma oggi non più presente sulla bacheca dello stesso procuratore), un segnale forte ed inequivocabile perlomeno di una linea guida alla quale attenersi, piaccia o meno.
Iniziamo dal centro italiano Antonio Iannuzzi. Senza dubbio uno dei centri italiani di maggior interesse nelle ultime stagioni seppur in larga parte disputate in A2, l’avellinese di nascita proveniente da Capo D’Orlando disputerà in questa stagione la sua seconda annata in Lega A con un ruolo non da comprimario (l’esordio nel massimo campionato nel 2005-06 con la sua Avellino ed il passaggio a Siena nel 2008-09 con zero minuti e 2 sole presenze non possono essere considerate valide). Il punto di forza di Iannuzzi resta la dinamicità con il quale usa il proprio corpo nonostante i suoi 208 cm, il tutto abbinato a delle mani molto sensibili perché collezionare in Sicilia lo scorso anno una media di 8,7 p.ti/gara in 21,6 minuti di gioco (51,2% da due), non è da disprezzare affatto, oltre ai 4,6 rimbalzi catturati.
Di tutt’altra natura tecnica invece il potenziale top-scorer di squadra, Diante Maurice Garrett. Play-guardia di indubbia sensibilità offensiva, l’ex-Utah Jazz è un giocatore maturo, esperto dall’alto dei suoi 29 anni e soprattutto un giocatore che ha fatto vedere molto bene di sé già in Europa avendo giocato in Lega Adriatica dall’arrivo nel vecchio continente (con numeri eccellenti da Iowa State), in Francia nel Nanterre e, dopo l’NBA appunto tra le nevi dello Utah ed in D-League, aver chiuso le annate in Israele e l’anno scorso in Giappone con una media di 18,3 p.ti all’attivo ad allacciata di scarpa. Insomma un giocatore dall’elevato potenziale offensivo, poco ma sicuro.
Da Brindisi invece l’arrivo dell’ala Durand Scott è da definirsi l’acquisto preso per portare con se atletismo e rapidità nei pressi e vicino all’area, oltre ad un ottimo rendimento faccia a canestro. I suoi numeri sono stati importanti in Puglia, specie se si osservano i 14,7 p.ti/gara con il 47% da due ed il 36% dalla lunga e ben 2,9 assist/gara. In Europa dal 2014, sembra che sia stato proprio coach Meo Sacchetti (oggi sulla panchina di Cremona e da ottobre nuovo coach della Nazionale), ad averlo segnalato e siamo certi che il nativo di New York difficilmente “tradirà” perché anche lui sembra ancora in crescita tecnica.
https://youtu.be/6O0wjytTGc4
Uno che invece farebbe gridare allo scandalo qualora tradisse è il centrone Trevor Mbakwe. Inutile spendere troppe parole per presentarlo: 111 Kg. per 207 cm, una rapidità inaspettata per un ragazzo con quella struttura fisica, lo abbiamo ammirato nel suo primo anno in Italia, direttamente dagli States, con la maglia della Virtus Roma raggiungere la semifinale scudetto nel 2013-14, persa poi vs Siena. Un combattente, un vero incubo per le difese avversarie perché abile a concludere a canestro con entrambe le braccia e buonissimo intimidatore in area, oltre che buon rimbalzista. Campione di Germania con il Brose Bamberg dopo l’anno giocato a Roma, Mbakwe si è fatto poi apprezzare con la maglia del Maccabi Tel Aviv (vittoria nella Coppa d’Israele), e lo scorso anno con quella dello Zenith di San Pietroburgo. A Torino cerca la definitiva consacrazione in Europea e chi lo sa, magari provare una chance per l’NBA il prossimo anno od in futuro, chi lo sa…Una cosa è comunque certa, è una presenza in campo e se Banchi riuscirà nell’intento di farlo sentire “apprezzato”, coinvolgendolo molto nei giochi offensivi (ama toccare la palla il ragazzone), allora Torino difficilmente troverà ostacoli sul suo cammino.
Nel ruolo poi di numero 2 ecco un altro giocatore maturo, dal campionato slovacco, l’MVP del citato campionato classe ’90, al secolo Andre Jones. Rapido, felino, letale quasi con un metro di spazio in sospensione, Jones è approdato in Europa nella seconda parte del 2014 giocando in Finlandia (21,2 in campionato con il 44% da tre), girovagando poi nel nord-est del continente più una puntatina rapida in Messico, facendosi infine notare tra le fila del Prievidza in Slovacchia: 16 p.ti, 4,9 rimbalzi e 3,1 assist in gara ma partecipando anche alla FIBA Champions League generando numeri simili a quelli messi assieme in campionato. Altra bocca da fuoco insomma, un giocatore a cui affidare spesso l’ultimo tiro, niente male in caso di allarme rosso.
Ma insieme a Garrett e Mbakwe, e senza però prender sotto gamba i già citati Jones e Iannuzzi con Scott, si può certamente affermare che l’arrivo di Lamar Patterson può essere considerato quello più eclatante in casa Auxilium. Già visto in Europa nel Tofas Bursa ma di fatto sempre a cavallo tra D-League ed NBA con la maglia dei Bucks e degli Hawks, Patterson può realmente essere il crack tecnico di Torino in questo campionato. Poliedrico, versatile e moderatamente innamorato del possesso di palla, Patterson sarà realmente il fiore all’occhiello del team torinese perché la sua qualità di governare la sfera ed il proprio corpo, unita a delle ottime capacità di leadership, sarà l’arma che potrà far innamorare i tifosi della FIAT amanti del gioco e delle geometrie in campo, oltre che alla classe.
Infine, non poteva mancare un rookie dalle buone aspettative come l’ala forte Quinton Stephens, classe ’95 con ottime doti atletiche e proveniente da Georgia Tech. Magari da migliorare in area a causa del suo 44% da due ma farlo migliorare, vedasi alla voce Davide Okeke, sarà compito dello staff tecnico con in testa Luca Banchi ed anche su questo siamo abbastanza certi del risultato finale.
Eccoci dunque alla fine di questa lunga disamina. Non posso, alla fine di essa, essere certo circa l’esito finale della stagione di Torino ma ad oggi, rivedendo con calma i giocatori citati oppure solamente esprimere un parere iniziale sulla campagna trasferimenti sembra facile, una campagna acquisti cioè da top team almeno in Italia, da squadra che pensa in grande e che vuole imporsi lasciando poco al caso. Va sottolineato inoltre anche l’ottimo e copioso lavoro svolto sul tema della comunicazione, con una grande attenzione ai socials ed alle nuove forme di comunicazione digitale in genere. Una semina ben fatta che potrà essere un fattore aggiuntivo molto importante qualora anche il nutrito pubblico del Pala Ruffini farà la sua parte nelle gare casalinghe, a dirla in parole povere, difficile pensare ad un’annata che non possa volgere che al “Bel Sereno” ai piedi delle Alpi!
Fabrizio Noto/FRED