Come se non bastassero il clima torrido e la ridda di transazioni sensazionali che si sono rincorse durante tutta l’estate, domenica scorsa è esploso anche un caso “giudiziario”: i Pacers hanno formalmente accusato i Lakers di violazione dei regolamenti di mercato, sollecitando Paul George, quando ancora tesserato con Indiana, a lasciare la propria squadra per trasferirsi in gialloviola.
Paul George, nativo della West Coast e notoriamente tifoso dei Lakers fin dall’infanzia, non sarebbe stato insensibile al richiamo del cuore e ciò lo avrebbe indotto a dichiarare la propria intenzione di lasciare Indianapolis a scadenza del proprio contratto, nel 2018, costringendo i Pacers ad esplorare il mercato alla ricerca di una trade per la propria stella, onde evitare di perderla in cambio di nulla tra un anno.
Il risultato finale è ormai noto a tutti: Paul George si è accasato ad Oklahoma City, alla corte di Westbrook fino a scadenza, l’estate prossima…Si vedrà.
In cambio Indiana ha ricevuto due ottimi giovani, certo non due stelle, Domantas Sabonis e Victor Oladipo, a partire dai quali avviare l’obbligato rebuilding.
Molti hanno giudicato la trade sbilanciata a favore dei Thunder, che hanno acquisito le prestazioni di una star come Paul George capace di indirizzare le sorti di una gara, mentre in gialloblu sono approdate due valide pedine e nulla più, soprattutto nessuna scelta per il futuro.
La causa di tutto questo, nonché l’accusa formale che pende ora sulla testa di Magic Johnson & co., sarebbe il tampering (alla lettera: manomissione), ovvero la violazione che commette chi sollecita apertamente un tesserato a non rispettare un contratto in essere e lo fa al di fuori delle finestre previste per il mercato (come quella che, quest’anno, si apriva il primo luglio). Gli organismi competenti della NBA hanno doverosamente aperto una procedura d’inchiesta, attivando i propri uffici legali di riferimento ed intimando il silenzio e la fattiva collaborazione alle indagini da parte delle franchigie coinvolte. I tempi dell’istruttoria si prefigurano piuttosto lunghi, ma le sanzioni previste, nell’eventualità di un riscontro effettivo, sono, teoricamente, piuttosto pesanti: si va dalla semplice (ma salatissima) multa, alla perdita del diritto alle scelte al prossimo draft, fino, addirittura, al divieto, per i Lakers, di tesserare il giocatore in questione!
Questa, in breve, per i meno informati, la nuda ricostruzione dei fatti.
Esaurito il dovere di informazione, ci corre l’obbligo di formulare qualche riflessione su un caso che, fin dalla sua pubblicazione, ha destato, credo non solo in chi scrive, più di qualche perplessità.
- La società americana, splendida ed all’avanguardia per innumerevoli aspetti, ha anche una marea di difetti, che non possono non riflettersi nel mondo dello sport (che, fortuna loro, è parte viva ed integrante dell’american way of life). Quello che, a mio modesto parere, si specchia in questa normativa ha un nome ben preciso: fariseismo! Non prendiamoci in giro: così fan tutti! Lo confermano, ove anche ce ne fosse bisogno, pur restando (com’è ovvio) nell’anonimato, GM ed addetti ai lavori: se il mercato si apre ufficialmente il primo luglio, aspettare il suono della campanella per iniziare anche solo a parlare con i giocatori e con i loro agenti significherebbe, semplicemente, farlo fuori tempo massimo!
- La denuncia resa pubblica dai Pacers è stata descritta, dai quotidiani locali, come una battaglia giusta a tutela propria e di tutte le franchigie che fanno meno mercato avverso le piazze più ambite. Ha, invece, tutta l’aria di una ripicca volta a giustificare ex post una trade mediocre ed, eventualmente, a lucrarne qualcosa, appellandosi ad una normativa ipocrita e mai rispettata da nessuno ed aggrappandosi all’espediente di qualche dichiarazione un po’ fuori dalle righe resa pubblicamente da Magic e dallo stesso Paul George.
- Come dimostrarli, poi, questi presunti contatti “illegali”? Dovrebbe saltar fuori qualche documento o mail o registrazione esplicitamente compromettente! Teoricamente, possibile. Praticamente, no: anche l’ultimo degli appassionati sa bene come avvengano continuamente colloqui informali con gli agenti o, addirittura, siano i giocatori stessi a parlare di persona con i colleghi. Sono questi i canali con i quali, sotto traccia, i GM, affaristi navigati e con due dita di pelo sullo stomaco, adescano le loro prede in vista dell’apertura ufficiale del mercato. Coglierli sul fatto, date retta, è una pia illusione…
- Detto questo, è assolutamente verosimile che il tutto si risolva nella classica bolla di sapone, quando non in un’archiviazione. Sarei sconcertato, più che stupito, qualora l’NBA optasse per una punizione severa, che rappresenterebbe un pericolosissimo precedente destinato a stravolgere gli oliati ingranaggi di un mercato florido come non mai.
E, si sa, è difficile che qualcuno sia disposto a rompere un giocattolo tanto lucrativo…