Bologna, 8 ottobre 2017 – Torna alla vittoria nella massima serie la Virtus Bologna con una convincente prestazione contro la Betaland Capo D’Orlando, mai in partita e apparsa probabilmente peggiore di quello che i suoi limiti strutturali le imporrebbero. Vittoria importante per Bologna che aveva bisogno di sbloccare la classifica e dimenticare la tremenda rimonta subita a Trento all’esordio. E il successo contro i siciliani non può che far bene, anche perché la Segafredo, di fatto, ha riallacciato il filo del gioco dolorosamente interrotto dopo tre quarti sul campo della Dolomiti.
Intensità sempre al massimo, buon movimento di palla offensivo, difesa concentrata con Slaughter e Ndoja a risaltare. Protagonista assoluto è stato Alessandro Gentile, partito come un treno dalla palla a due e che ha abbassato i giri del motore solo quando ormai non c’era motivo per continuare a spingere. 17 punti, 11 rimbalzi, 6 recuperi, 5 assists, 5 falli subiti, 28 di valutazione. In attacco tutto il repertorio: dagli isolamenti in post basso chiusi a sportellate col difensore (e oggi guardati con occhio molto più protettivo da parte degli arbitri), alla penetrazione con eventuale assist per il compagno di turno fino al tiro da tre, ritrovato dopo un’eternità. Lampi del giocatore ammirato a lungo e che Gentile punta a tornare ad essere con costanza.
In una giornata dove un po’ tutti hanno potuto giocare dando il loro meglio, poi, l’altra nota molto positiva sono stati i minuti di campo (17, con 5 punti, 3 rimbalzi e due assists) di Alessandro Pajola, play classe ’99 mandato in campo da Ramagli, stante l’assenza di Stefano Gentile, per far rifiatare Oliver Lafayette. Il ragazzino ha tenuto il campo alla grande, denotando una taglia fisica che già a 17 anni lo rende fastidioso in difesa e un controllo del gioco offensivo sorprendente. Certo, va fatta la tara a una Betaland che ha alzato bandiera bianca troppo presto, ma sicuramente oggi lo staff bianconero si è accorto di avere in organico un giocatore che nel corso dell’anno potrà venire utile (ammesso che già non lo sapessero).
Intorno, come detto, poco da commentare e complimenti un po’ per tutti. Slaughter si conferma ancora difensiva col suo lavoro chirurgico sugli aiuti. Lawson e Umeh dimostrano nuovamente di poter portare punti anche a questo livello (25 in coppia). Passi in avanti nella condizione di Rosselli, sempre sotto controllo Lafayette e Aradori, capace di andare in doppia cifra (18 con undici tiri) senza strafare.
Difficile trovare molto da dire anche su Capo d’Orlando obiettivamente. Va bene l’età media molto bassa. Ok gli impegni ravvicinati. Ma la resa della truppa di Di Carlo è stata a tratti imbarazzante. L’unico tentativo di stare in partita, dopo già un avvio a handicap (13-3 dopo pochi minuti), è stato nel secondo quarto con i canestri di Engin Atsur, unico a salvarsi (12 punti ma 5 perse) finchè c’è stata partita. Poi, arrivata una nuova accelerazione virtussina, la Betaland è crollata di schianto, uscendo dalla partita con quasi due quarti ancora da giocare e finendo sotto fino al -36 finale.
La sensazione generale è che ci sia ancora tanto lavoro da fare per lo staff tecnico degli isolani. Dietro ad Atsur, in effetti, tutti hanno mostrato una leggerezza abbastanza preoccupante. Inglis, in particolare, è finito fagocitato dal match dopo un avvio neanche male. Wojciechowski ha avuto un paio di lampi, ma poi anche lui ha sbattuto contro il muro Slaughter. Alibegovic ha mollato per ultimo se non altro. Semplicemente non pervenuti i vari Ihring, Kulboka, Ikovlev (10 punti in tre con 4/13 dal campo). Deludente Edwards (5 punti in 22’), che non è riuscito ad essere un riferimento offensivo per i suoi come lo era stato nelle altre occasioni. E nuovamente il tiro da tre è stato un pianto: 5/19, quando si veniva da un inizio di stagione da 29%.
Un’altra brutta sconfitta, dopo quella interna con Pistoia. Un bis che in un attimo ha cancellato tutto l’entusiasmo generato dal trionfo in Champions, che sul calendario dista neanche sette giorni, ma in questo momento sembra lontano anni luce.
La cronaca in breve. Pubblico delle grandi occasioni come da attesa. 5100 spettatori ansiosi di festeggiare il ritorno in A. Coreografia per l’occasione ed esposizione a centrocampo delle maglie ritirate dal club (Villalta, Brunamonti, Danilovic). Poi si parte. E Bologna conferma il trend che la vuole dirompente in apertura. Stavolta la firma è unica e porta il nome e cognome di Alessandro Gentile. Sicuramente punto nel vivo dalla squalifica arrivata in seguito al finale di Trento, l’ex Milano parte come una furia e di fisico travolge tutto e tutti. Suoi i primi sette punti dell’incontro. Poi arriva anche la tripla, che mancava in Italia dalle Finali scudetto contro Reggio Emilia. Il tabellone dice già 13-3 Segafredo. Fuori Ndoja dentro Lawson. Il centro californiano non fa sconti a sua volta e da tre punti centra il bersaglio tre volte. Un piccolo tappo alla fuga bolognese lo mette Atsur, l’unico veramente in partita dei suoi. Ma alla prima sirena il divario è già di dodici lunghezze (27-15).
Ramagli da fiato ai suoi titolari. Minuti per il giovane Pajola. Dentro Rosselli e Umeh. La differenza di qualità coi primi cinque è innegabile e l’Orlandina ne approfitta. E’ sempre l’eccellente Atsur a dare il là ai suoi, sfruttando ogni buco della difesa per segnare e far segnare. Wojciechowski gli da una buona spalla su cui appoggiarsi e i siciliani ricuciono fino al -8 (34-26). Time out Bologna. Tornano i titolari e la partita si rompe di nuovo. Ndoja si spende alla grande in difesa su Inglis. I recuperi lanciano il contropiede. Segnano Gentile, Aradori e la stessa ala albanese. Ancora Aradori dall’angolo sfrutta un assists al bacio di Gentile: 41-26 e il time out questa volta lo chiama Di Carlo. L’inerzia questa volta non si ribalta. Alibegovic fa un paio di buone cose, ma in difesa la Betaland subisce troppo. Lafayette per Slaughter, che schiaccia in alley oop. 48-30 alla pausa lunga.
La partita ormai è segnata e il secondo tempo non fa che confermare quanto visto nei primi 20’. Capo d’Orlando mostra tutta la sua inesperienza e la Virtus non si fa pregare per mordere la partita. Press difensivo per la schiacciata in contropiede di Gentile. Un paio di buone cose di Slaughter e poi un antisportivo di Delas fanno calare il sipario con larghissimo anticipo. Il parziale bolognese per aprire il quarto è 13-0, il tabellone recita un impietoso 61-30. Saranno quattro in tutto i punti della Betaland nel terzo quarto.
VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA – BETALAND CAPO D’ORLANDO 88-52
Parziali: 27-15; 21-15; 18-4; 22-18.
Progressione: 27-15; 48-30; 66-34; 88-52.
MVP: Alessandro Gentile. Ammirato come ai tempi migliori. Ora lo si attende così anche in test più probanti.
WVP: Damien Inglis. Ha il potenziale fisico per essere un fattore nel nostro campionato, ma continua non sfruttarlo. Oggi totalmente annullato dalla difesa.
Nicolò Fiumi