La carriera di arbitro prima e di dirigente del mondo arbitrale di Stefano Cazzaro, 64 anni da Venezia è lunga ed importante come quella di un giocatore di pallacanestro che ha vinto tutto: ha arbitrato finali scudetto, di Coppe europee, di Campionati europei, partite Mondiali, alle Olimpiadi, è nella Hall of Fame del basket italiano, da dirigente per due quadrienni è stato nel Comitato Tecnico Fiba Europe. Insomma un palmares di un atleta stellare. Perché un arbitro è un atleta. Tra l’altro secondo me, Stefano Cazzaro è stato uno dei migliori arbitri che ho visto in circolazione su tutti i parquet mondiali. Perché ha sempre avuto la testa e l’intelligenza di capire il gioco e di parlare con i giocatori.
Prima di dar corso all’intervista mi piace molto ringraziare il Comitato Italiano Arbitri dal Commissario Straordinario Stefano Tedeschi a Roberto Chiari ed a tutti gli altri ai quali abbiamo scritto come All-around.net per avere l’autorizzazione, per la gentilezza e la celerità con la quale ci hanno risposto.
Cazzaro come inizia la formazione di un arbitro e quali sono le prime indicazioni che vengono date?
“Io parlo per quello che stiamo facendo qui in Veneto. Abbiamo un paio di slogan intorno ai quali stiamo lavorando sodo. Il primo è davvero pubblicitario ed è “Veneto 2020” ovvero la data di scadenza del mandato che io e gli altri del CIA regionale abbiamo ricevuto. L’altro è quello “No agli arbitri della domenica” che vuol dire che pur senza esagerare vogliamo fare in modo che i nostri direttori di gara siano coinvolti tutta la settimana nella loro attività. Intanto li portiamo in campo il prima possibile. Li facciamo parlare con ex giocatori e quando vanno ad arbitrare, magari non le partite decisive, se abbiamo il consenso delle società ne mandiamo 4 insieme ad un tutor in modo che nel corso della partita si alternano le coppie. Perché io ritengo che seguire gli arbitri una volta mandati in campo sia fondamentale quanto averli istruiti teoricamente. Abbiamo avviato 5 corsi arbitri in 5 province del Veneto, siamo entrati nelle scuole e stiamo anche impegnati nel progetto alternanza scuola/lavoro. Ed abbiamo già raccolto oltre 100 adesioni. La mia idea? Arbitri che conoscano il gioco, che leggano le situazioni. Un esempio: una squadra sta facendo contropiede, il giocatore che passa la palla al compagno libero che va a canestro subisce fallo. Se la palla è passata e ci sono i due punti serve per forza fischiare il fallo? Chiediamocelo e valutamo“.
Scuola…alternanza scuola/lavoro, subito in campo…parole magiche ci dica di più
“Io penso che un arbitro debba iniziare ad arbitrare all’interno della sua società. Magari giocando anche, ma facendo parte di un club, come accade in Germania o in Francia. E che arbitri le partite della sua società. Io ho iniziato così, arbitrando nella mia società, poi nel mio quartiere, nella mia città Venezia. Le statistiche ufficiali che ci hanno presentato ad agosto scorso ci dicono che abbiamo perso l’80 per cento dei ragazzi tra i 16 ed i 17 anni avviati alla carriera arbitrale perché se non hanno un genitore che li accompagna, sono costretti a fare 30/40 o più chilometri per iniziare. Perché? Abbiamo diffuso le nostre idee con una trasmissione radiofonica, tutti hanno un tutor che è un ex arbitro veneto di serie A – una volta in serie A eravamo il 20% su circa 50 arbitri provenienti dalla mia Regione – abbiamo stabilito con la Reyer School Cup che ci sia un arbitro/studente insieme ad uno dei nostri già formato. E poi il video. Ogni domenica mandiamo agli arbitri i video delle gare che hanno arbitrato e chiediamo loro di rimandarci 4 o 5 clip di alcune azioni con i giudizi sul loro operato. Che poi vengono valutati dai tutor e discussi insieme. Ecco perché non sono arbitri solo della domenica“.
Nel tempo la pallacanestro è cambiata tanto, ma c’è un fischio per voi arbitri che è rimasto sempre lo stesso dai tempi dei tempi?
“Il pregio della pallacanestro è proprio quello di adeguarsi ai cambiamenti dei giocatori, della loro stazza, della loro tecnica, delle nuove idee degli allenatori, della velocità del gioco e quant’altro. Quindi anche i nostri “fischi” si sono adeguati e le Commissioni Tecniche hanno adeguato le regole. Ogni continente ne propone alcune, poi la Fiba World decide quali portare in discussione ed eventualmente approvare ogni quadriennio olimpico. E’ importante sottolineare che le modifiche negli ultimi 15 anno sono andate tutte in direzione dell’allineamento con il regolamento dell’NBA. Però ci sono delle infrazioni che magari si fischiano di meno in certi periodi: i 3″ secondi per esempio. Ci sono e sono sempre lo stesso tipo di infrazione, quella nella quale un giocatore prende un vantaggio nella permanenza nell’area per un periodo di tempo superiore appunto ai tre secondi. E va fischiata ogni volta che si verifica“.
Parliamo della modifica della regola dei passi…
“NBA anche in questo caso. Sia pure solo per quello che riguarda un’azione in movimento e non ancora la partenza in palleggio ma ci arriveremo un pò alla volta, 4 o 8 anni. E questa decisione di modificare ammorbidendo la regola è stata presa soprattutto per la pressione della Spagna dove – insieme all’Italia – sono molto fiscali nei fischi. La proposta in sostanza è arrivata dall’Europa. Ma qui vorrei far notare una cosa: nel promo degli Europei del 2015 tra le azioni scelte per pubblicizare l’evento c’era una splendida virata di Dragic che allora avremmo fischiato come passi ma che oggi con la nuova regola non lo è più.”
Cazzaro una cuoristà: ma di che parlano gli arbitri durante i time out?
“Per esempio della scelta del ristorante dove andare a cena dopo la partita…o di chi c’è in tribuna se ci sono dei VIP…scherzi a parte è un time out in piena regola anche per noi. Facciamo degli esempi:” Guarda che quel fischio di prima l’ho fatto perché mi è parso che…ma non prendiamolo come regola” oppure “Facciamo attenzione perché mi pare cha stiano usando un pò tanto le mani stasera” o ancora “Occhio anche voi, fischiate di più perché stanno facendo molti passi, siate più attivi”; “Sto fischiando solo io voi che fate guardate?” e via dicendo su questo tono molto tecnico”
In che direzione va l’arbitraggio, a cosa è stato chiesto di fare particolare attenzione?
“Pochi giorni fa a Lubiana è stato detto di guardare con molta attenzione tutto il movimento dei tiratori dall’inizio al momento della ricaduta a terra perché ci sono molti contatti e molti infortuni, casuali e non. Un piede messo sotto, una spinta mentre il giocatore è in salto e quant’altro. E poi grande lotta alla simulazione contro la quale un tecnico è un ottimo deterrente“.
Parliamo del suo passato di arbitro. Il momento del lancio nel firmamento internazionale qual’è stato?
“Penso che sia stato il torneo dell’Acropoli del 1988, un torneo bellissimo per il quale ho ricevuto molti elogi e da lì la mia carriera internazionale ha preso una strada importante. Sono arrivate le partite del Dream Team del ’92 contro il Canada, la Spagna, la semifinale olimpica tra URSS e Croazia“.
Dream Team vuol dire anche Michael Jordan ed una certa foto che abbiamo qui sotto…
“Ah su quella foto c’è una storia. In molti pensano che sia un fotomontaggio ma non è vero. Intanto è un tiro libero e non una rimessa. Prima di arbitrare quella partita avevo la salivazione azzerata perchè insomma quella squadra lì…non credo di dover raccontare a degli appassionati di pallacanestro di chi o cosa stiamo parlando. Dentro di me ho pensato che prima o poi mi sarebbe capitato di fischiare due tiri liberi a MJ e di consegnarli la palla. E’ allora mi sono messo d’accordo con una fotografa a bordo campo che se fosse capitato, “Mi raccomando scatta quella foto!!”. Alla fine Jordan me l’ha anche autografata e per me è una soddisfazione professionale incredibile“.

Stefano Cazzaro consegna la palla a Michael Jordan
Per chiudere parliamo di un fischio o di una partita che non ricorda con piacere?
“Un fischio solo!!?? Tanti perché per fortuna siamo uomini e sbagliamo tutti. Direi due partite: Grecia-Jugoslavia ai Mondiali del 1998, semifinale ad OAKA, Atene. Ricordo una buona partita da parte di noi arbitri, io e Btancourt lo spagnolo. Ma la Grecia perse dopo un supplementare e noi cenammo in albergo in camera. Il giorno dopo tutti i giornali greci titolarono “Mafia”. Un’altra volta, sempre in Grecia a Salonicco – ma io adoro la Grecia sia chiaro – Coppa Campioni, Aris Salonicco contro Barcellona, partita ampiamente nelle mani dei catalani. All’improvviso black-out doloso provocato dai tifosi di Salonicco. Noi stiamo per chiudere il referto con la vittoria a tavolino del Barcellona quando arriva il capo della polizia e ci dice che in 15 minuti avrebbero evacuato il palazzo e che la partita sarebbe continuata a porte chiuse. Bene tutto è andato così, ma a fine gara ci hanno lasciato, a me e l’altro arbitro, fuori dal palazzo senza neanche l’addetto agli arbitri da soli nella notte“.