Little Caesars Arena, Detroit, 21 gennaio. Mancano 4 secondi e spiccioli alla fine della partita e Detroit ha infiammato il proprio pubblico coronando una rincorsa durata, praticamente, tutto l’incontro, con i Nets che avevano toccato anche il +15. I timeout si susseguono generando un clima di tensione che si taglia con il coltello. Dinwiddie esce dai blocchi con estrema difficoltà, riceve, caracolla al centro dell’area con due lunghi a sbarrargli la strada al canestro, si arresta e rilascia la palla in fadeaway con un arcobaleno che si spegne…nel canestro! Il ventiquattrenne californiano, dopo una partita delle sue, in costante controllo per tre quarti per poi soffrire nell’ultimo, veste di nuovo i panni del salvatore della patria quando serve e porta a casa la seconda vittoria consecutiva (100-101) per i suoi, ma quanta sofferenza, dopo 36 minuti in cui mai il punteggio era parso in discussione…
Primo quarto. Dopo un breve inizio di marca Detroit, Dinwiddie (22+5), sistematicamente raddoppiato sul pick and roll laterale, si sposta al centro, dove ha più campo per servire Zeller. Hollis-Jefferson appare subito in discreta serata in post up e Zeller regge bene l’urto di Drummond (12-20 al 7′). Il gioco offensivo dei Nets è più vario, ispirato dalla sua point guard, mentre i padroni di casa si affidano sistematicamente al tiro appena ricevuto il blocco o, al più, dopo uno scarico, ma le mani appaiono fredde. L’inerzia sembra girare dopo l’ingresso della second unit bianconera, con Drummond che dispone di Jarrett Allen, ma la difesa ospite si assesta rapidamente, ruotando e raddoppiando sotto il ferro e l’attacco continua a trovare soluzioni, chiudendo agevolmente il parziale (20-30).
Secondo quarto. Luke Kennard è una spina nel fianco per la difesa ospite con la sua mano morbida, ma Joe Harris (12) si accende con tre canestri di pregevole fattura, in penetrazione o sullo scarico di Okafor, tenendo le distanze. Il rientro di Allen coincide con il terzo fallo personale di Drummond, ma la risposta di Van Gundy è azzeccata: schierando come lunghi Tobias Harris e Tolliver, le spaziature aprono la difesa e le conclusioni dall’arco risultano più pulite. I padroni di casa risalgono fino al -4 (40-44), costringendo Atkinson al timeout ed all’inserimento di Acy. Abbassare il quintetto risulta la scelta giusta in questo momento: la palla circola meglio ed i continui cambi difensivi inceppano la timida reazione dei Pistons: si va all’intervallo lungo sul 48-53, con la sensazione che i Nets non debbano faticare più di tanto per tenere in pugno le redini del match.
Terzo quarto. Il gioco dei Pistons continua a ruotare tutto intorno ai blocchi portati da Drummond per liberare il floater di Ish Smith o, al più, il suo scarico in angolo. Quando il gigantesco #0 di casa commette il quarto personale, ci prova Moreland a fare le sue veci, anzi difendendo benone sul pick and roll e generando e sfruttando mismatch in attacco. È una scintilla che, però, si spegne senza innescare incendi, perché ancora i raddoppi sotto il ferro operati dalla difesa ospite sporcano le conclusioni ed innescano contropiede griffati, manco a dirlo, Dinwiddie e Rondae Hollis-Jefferson (21+8 ed anche 7 assist!): quest’ultimo infila due triple su due tentativi nel quarto che, oltre a regalare ai Nets il massimo vantaggio (58-73) sono una tale rarità da apparire quasi un segno di buon auspicio…
Il rientro di Allen e D’Angelo Russell, ancora una volta, mette in difficoltà la squadra su ambo i lati del campo e concomita con l’esplosione di Stanley Johnson (18+4) che, di prepotenza, facendo pesare la potenza superiore, fa strame di Levert ed avvicina pericolosamente i suoi, finché proprio Russell non trova, nel momento più opportuno, il primo canestro dal campo dal momento del suo ritorno, con una tripla sulla sirena che permette ai suoi di chiudere ancora in relativa scioltezza (68-77).
Quarto quarto. SVG si gioca il tutto per tutto, chiamando una difesa allungata ed estremamente aggressiva che manda in tilt i bianconeri inducendo una serie di palle perse. Dinwiddie (quoque tu…) perde due palloni banali, prima con una infrazione sul pressing disperato di Galloway, poi addirittura su rimessa dal fondo, facendosi anticipare e regalando la tripla del -3 al solito Kennard. I Nets trovano ossigeno puro da due triple consecutive, anche forzate, di Dinwiddie e
(16+5), ma i Pistons non demordono e insistono con i raddoppi sul pick and roll, rendendo asfittico l’attacco avversario: è un’altra partita, questa, ormai. Atkinson chiama timeout e Dinwiddie ne esce alla grande, stoppando Galloway e portando un drive dei suoi fino al ferro, ma Johnson risponde colpo su colpo. A quattro dal termine è ancora timeout per i Nets (86-91), che scelgono nuovamente di concludere la partita in versione smallball. Ancora Johnson e perfino Ish Smith, però, colpiscono sugli scarichi, riportando la gara in parità, dopo lungo inseguimento, a poco più di 2′ dalla sirena.
La palla inizia a scottare: Dinwiddie infila una tripla dall’angolo di rara importanza, ma Drummond (7+13), finora piuttosto in ombra, diventa il terminale offensivo dei suoi, in ragione della sua mole, contro i “nani” bianconeri, con il solito Johnson a rimorchio. Nel concitato finale, Levert è bravo nel procurarsi fallo in penetrazione (laddove davvero non lo tiene nessuno), ma, dalla lunetta, la mano trema e, per due viaggi consecutivi, fa 1 su 2, per poi subire, a 4” dall’ultima sirena, il terzo tempo di Drummond, cui non può opporre nulla se non le braccia vanamente protese verso il cielo. Il canestro del sorpasso, trovato proprio a fine gara, esalta i Pistons e l’intera arena e sembra spezzare le gambe agli ospiti, in difficoltà, ormai, su ogni pallone, ma Dinwiddie ha deciso che le cose debbano andare diversamente, chiudendola nel modo già descritto.
Una partita avvincente, fisica, una sfida tra difese e muscoli in cui la scelta del quintetto piccolo, operata da Atkinson nel finale, è parsa stavolta azzardata e per poco non ha compromesso una gara che avrebbe potuto essere chiusa molto prima ed a cui, invece, Detroit si è aggrappata con tutte le forze a disposizione, sfiorando l’impresa.