Premesso che trovo assurdo parlarsi via social/ per comunicati tra dipendente e datore di lavoro, ma soprattutto, tra persone, sento di dare una mia personalissima visione su quanto accaduto/sta accadendo a quello che resta della Virtus Roma.
Ed è proprio da qua che voglio partire: cosa resta della Virtus Roma? Oggi una società sportiva che naviga in fondo alla classifica di A2, senza un’idea di sviluppo societario o comunque molto nascosta, senza prospettiva e con davanti un’incognita enorme legata al Palazzetto dello Sport.
In questo scenario si inserisce una stagione sportiva negativa, che potrebbe finire in maniera ancora più negativa. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che la stagione dell’autoretrocessione, è stata negativa anch’essa ed è stata salvata solo allo spareggio dei playout (ancora grazie a Riccardo Esposito).
Qui si vuole far passare per normale questa stagione: Virtus Roma State of mind, We are Roma, post sui social…tutto bello e molto moderno…però beh qui di normale non c’è nulla.
Io non sono nel We di We are Roma, io non ho il Virtus Roma State of mind che avete voi.
Lo avevo, non l’ho più.
Io c’ero contro la Glaxo Verona, io c’ero nell’era Rovati con la scritta Burghy Roma sulle maglie e la retrocessione, quella si sul campo.
Io c’ero alla prima della Teorematour di Corbelli/Natali, io c’ero con Davide..e quindi credo di averne un po’ di Virtus Roma State of mind.
Oggi no, oggi si scarica un ragazzo di 19 anni, che chiede palesemente aiuto, che si prende una sequenza di insulti tutte le Domeniche e la cui colpa è quella di avere la faccia tosta.
Beh lasciamolo andare via, a giocare altrove: Matteo Tambone insegna.
Quanti di quelli che insultano questo ragazzo, a 19 anni, giocavano play titolari in un campionato professionistico?
Io ne ricordo uno, a Trieste, da Boscia, di nome Dejan che ha chiuso la carriera a Roma e che questa città ha fatto passare per un dirigente incapace.
Forse piuttosto che investire su figure societarie quali Direttore Generale, Direttore Operativo, Direttore Sportivo, Consulente per la comunicazione, Team Manager e chi più ne ha più ne metta, quest’anno, aveva senso costruire una squadra con un capo e una coda e soprattutto, una squadra costruita per giocare in velocità, non può trasformarsi in una squadra che cerca sempre il post basso.
La cosa più triste? Volevo, per compattare lo spirito di squadra, portare i ragazzi a vedere una partita della Virtus ma temo che l’effetto sarebbe controproducente.
Once We were Roma.
Giorgio Rovacchi