È ufficiale: la prima, rumorosissima trade del mercato è stata conclusa da Detroit Pistons e Los Angeles Clippers. Blake Griffin, 28 anni, ala grande 2,08, 22,6 ppg, 7,9 rpg, 5,4 apg in questa stagione, all star ed atleta clamoroso, peraltro in ulteriore evoluzione del proprio gioco, lascia i Los Angeles Clipper, di cui era indiscusso uomo-franchigia, per accasarsi a Detroit, alla corte di Stan Van Gundy! In cambio, Doc Rivers riceve Avery Bradley, Tobias Harris, Boban Marjanovic, una prima ed una seconda scelta. A completamento dello scambio, seguiranno Griffin, nel volo dalla California al Michigan, Willie Reed e Brice Johnson. Tutto chiaro?
Il senso dello scambio per Detroit. SVG era finito nella situazione peggiore possibile nella Lega: quel limbo nel quale sei troppo forte per tankare, ma rischi di restare ai margini della zona playoff. Le ultime scelte ai draft (Stanley Johnson, Luke Kennard), ottimi players, magari anche discretamente pronti, ma non in odore di divenire all-star. Bradley giocatore importante, ma non l’uomo della svolta. Drummond sempre sospeso tra crack e promessa non mantenuta… Era d’obbligo fare una mossa, ed ha puntato al top! Griffin, da formidabile atleta e dominatore delle schiacciate, è divenuto un all-around player, capace di giocare at the point, aprire il campo, infilare triple, mettere i compagni in condizione di segnare. Nel pieno della maturità agonistica e, finalmente, apparentemente libero da infortuni. Da qui, dalla coppia potenzialmente invincibile che andrà a comporre il frontcourt, oltre che dai giovani, si può ripartire.
Il senso dello scambio per i Clippers. Dopo la partenza di Paul, si pensava allo smantellamento di lob city, invece era stata messa insieme una bella realtà. Jordan e Griffin rimasti, Teodosic con le chiavi della squadra in mano, Beverley a dargli una mano per guidarlo nel nuovo mondo, il Gallo a fare da collante de luxe. E un certo sweet Lou a dare lustro ad una panchina neanche tanto male. Poi un mare di infortuni…Le cose sono andate un po’ diversamente dal previsto, eppure, dopo un inevitabile assestamento, avevano iniziato anche a girare per il verso giusto. Il ritorno di Milos, poi, aveva fatto il resto, riportando la franchigia in piena e legittima corsa play-off.
Perché, dunque? Una spiegazione più che plausibile potrebbe essere che ciò che non è accaduto in estate è rimasto nell’aria: la squadra può ambire ad un primo turno playoff se va bene e, con il cap intasato, è difficile indovinare la strada per costruire il futuro. C’è fame di gioventù, in California, c’era bisogno di scelte per il prossimo, succoso draft, senza, possibilmente, perdere di vista una stagione non proprio da buttare. Obiettivo raggiunto: Bradley è un giocatore bidimensionale, un gran difesore, che può fare le veci ed anche meglio di Beverley, Harris può aprire il campo giocando fronte a canestro, Marjanovic può incarnare il rincalzo di DeAndre (ammesso che resti) e, credo, un pochino, con Teodosic, si dovrebbe intendere…
E le scelte sono arrivate: mission accomplished! La perdita è dolorosa, certo, e Griffin non si sostituisce, non c’è verso, ma la sensazione (la mia, almeno) è che i Clippers non siano usciti perdenti, dalla trade.
Una trade sensazionale, che rischia di alterare gli equilibri presenti e futuri di ambo le Conference e di essere il movimento più importante prima della deadline.
Da qui all’8 febbraio ci sarà tempo per essere smentito. Se il buongiorno si vede dal mattino, ci sarà dada divertirsi! Stay tuned…