Roma, 5 marzo 2018 – Non c’è mai pace nel pianeta Virtus Roma o quantomeno, caso mai si vivesse un periodo di relativa serenità od una stagione dall’andamento soddisfacente, inevitabilmente arriva subito dopo il negativo, il ribaltamento completo o quasi di quello che ieri aveva funzionato in maniera egregia.
Nella settimana di stop al campionato per consentire la disputa a Jesi della Coppa Italia della LNP, nell’incedere di un campionato di A2 al momento triste e desolante per risultati e classifica per l’Amata, ecco che venerdì 2 marzo deflagra sul web la notizia che oramai ha fatto il giro dell’Italia cestistica, cioè lo sfratto immediato della Virtus Roma con relativo “sequestro” del materiale tecnico per gli allenamenti e quant’altro (se doloso o meno sembra che l’accerterà la magistratura in base ad insistenti voci di corridoio), dalla sede di Via di Macchia Saponara in località Axa Casalpalocco da parte della proprietà dell’HSC, interrompendo quindi un rapporto di buon uso delle palestre e quant’altro come il reclutamento di giovani leve in vigore dall’estate del 2016, allorquando la stessa Virtus Roma dovette lasciare nelle mani del Comune il Palazzetto dello sport di viale Tiziano, diventato negli anni la sede operativa del club.
Una situazione a dir poco brusca, imbarazzante, una situazione che però accade sovente, direbbe l’uomo della strada, quando ad esempio i matrimoni falliscono: perchè non dovrebbe accadere ad una società sportiva professionistica e perchè così tanto clamore?
Poi, come se non bastasse, nel pomeriggio di ieri domenica 4 marzo, quasi a mò di bomba la breakin’ news dell’esonero di Luca Bechi dopo quello di Fabio Corbani in autunno e del suo avvicendamento con un altro coach del passato, al secolo Piero Bucchi.
Insomma, se non siamo all’inenarrabile ci siamo molto, ma molto vicini.
Partendo dal presupposto che, come scriveva un certo Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi” nel lontano 1840, “…La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro…”, il sottoscritto non si metterà mai a discettare sulla ragione delle controparti sul tema dello sfratto coatto, tema che meriterebbe anche ulteriori approfondimenti ascoltando le voci degli attori in campo ed anche entrato nell’agone legale come riportato sopra, semmai desidera esprimere la propria idea sugli effetti che questa vicenda potrebbe avere nell’ambiente.
Questo perchè al sottoscritto sta/stanno a cuore la squadra, le persone che la compongono lato tecnico e non e che vorrebbero tanto che questa nefasta stagione si possa concludere nel migliore dei modi, ovviamente mantenendo il titolo sportivo in A2 rebus sic stantibus ed in perfetta continuità con quanto trascritto precedentemente: ad annata positiva si contrappone annata negativa.
E mi sta a cuore anche il popolo della Virtus Roma, quello che per intenderci paga il biglietto e che comunque è vicina da sempre alle sorti di questo vessillo anche se nel tempo sia diventata quasi una riserva indiana e non più un folto pubblico da riempire un palazzo come il Palalottomatica.
Infatti non entrerò mai nella disputa di chi grida allo scandalo oppure al complotto in quanto ritengo il reggente massimo del sodalizio romano, nella figura dell’Ing. Claudio Toti, il principale vulnus di tutte le vicende legate alla squadra in quanto persona, purtroppo, da sempre avvezza ad atteggiamenti e fatti che non mi spingono ad assumerne le difese tout court, vedasi ad esempio la più clamorosa, quella dell’autoretrocessione in A2 quando 7 giorni prima aveva dichiarato ai quattro venti che la squadra si sarebbe certamente iscritta al massimo campionato di Lega A.
Purtroppo la credibilità è come la verginità, una volta persa, è difficile se non quasi impossibile averla indietro.
No, non ci penso affatto.
Anche perchè appartengo al mondo del web, quel mondo che molti dirigenti del nostro basket come l’ing. Toti ed esattamente affini a lui, considerano più o meno come l’importanza che potrebbe avere per un uomo un ombrello atto a ripararsi al cospetto di un’onda marina improvvisa di 30 metri.
Pertanto non ri-elencherò le tante, troppe mancanze in questi 18 anni dell’Ing. Toti nella gestione della Virtus Roma; non mi appellerò alla gang dei senesi che ha impedito di fatto alla Virtus Roma di coronare in almeno un paio di circostanze il meritato traguardo-tricolore; non ricorderò il controverso a dir poco rapporto con una tifoseria la quale, nel bene e nel male, è sempre vicina negli andamenti sportivi e non del club; no, anche perchè oramai subentra un pò di stanchezza e di assuefazione alle debacles, ai rovesci di una squadra che malgrado tutto è lì, che lotta senza magari incantare (anzi…), ma che ci prova comunque con tutta se stessa.
Ed a pochi forse interesserà sapere o conoscere che nonostante tutto chi sgobba dietro le quinte del club abbia gestito al meglio il contraccolpo logistico di una situazione grottesca.
E’ vero, purtroppo al tifoso od al fan queste cose non interessano, interessano i canestri ed i rimbalzi, le vittorie e/o le sconfitte.
Interessa se girano voci di giocatori che vanno in campo depressi o demotivati perchè vogliosi di cambiare aria sebbene siano stati parte in causa nell’attuale, orribile posizione di classifica.
Ma al tifoso, come al sottoscritto, interessa avere un’idea specialmente in momenti come questi di cosa abbia in mente il Presidente Toti oppure il DG Paolo Ronci – per avere sue dichiarazioni sarebbe più opportuno rivolgersi a “Chi l’ha visto” – perchè il silenzio assordante del primo ad esempio è oramai divenuta una caratteristica poco plausibile sempre rebus sic stantibus.
Inutile quindi chiudere con la solita rassicurazione che tanto alla fine le cose si sistemeranno o che tutto, magicamente, andrà al proprio posto dopo la “fisiologica” fibrillazione virtussina ormai quasi naturale o logica nel percorso di vita del club, non ha molto senso, l’unica cosa certa è attendere il naturale progresso degli eventi che non promettono il bel sereno.
Però una cosa è sicura e cioè che sino a quando la proprietà, o meglio, questa proprietà continuerà a gestire in questo modo le vicende del club, nulla potrà cambiare se non in peggio perchè lo dice il passato, lo dicono i risultati ottenuti, lo dice il buon senso del presente con questa mossa inspiegabile di ieri, un’altro allenatore che per cultura cestistica ha un altro credo che dovrebbe, a 7 gare + 5 di playout (almeno si spera), dalla fine della stagione ad incidere su di un gruppo che ha mostrato chiarissimi cenni di scarsa coesione, forse anche non completamente per colpa propria ma tant’è.
A questo punto dunque sarebbe opportuno passare la mano, vada come vada, e lasciare il campo ad eventuali altri soggetti che potranno agire in modo differente anche se, come diceva William Shakespeare, al peggio come al meglio non c’è mai fine.
Ma andare avanti così Ing. Toti, pur ovviamente con tutto il rispetto per Lei, un rispetto come uomo che non deve mai comunque mancare da parte del sottoscritto, non ha senso.
Lasci tutto a fine stagione, la gente è stanca di queste capriole e di questi tentativi che speriamo comunque vadano a buon fine con la permanenza in A2, perchè ormai è certificata che esiste incompatibilità da parte sua della gestione di una società professionistica sportiva.
Attenendosi alla stagione corrente, è stato errato mandar via Simone Giofrè; è stato errato mandar via Fabio Corbani e chiamare Luca Bechi; infine, è un errore mandare via Luca Bechi pur non avendo nulla vs Piero Bucchi perchè gli allenatori nel basket non sono come nel calcio.
Confusione, solo tanta ma tanta confusione. Ecco cosa c’è all’orizzonte.
E chiudo quì, per amor di patria.
Fabrizio Noto/FRED