Poco tempo fa, introducendo i nostri lettori al pianeta G-League, cercavamo di rendere l’idea della rilevanza che la Lega di sviluppo sta assumendo, progressivamente, sul proscenio americano (e non solo) ventilando l’ipotesi che, nel prossimo futuro, questo campionato avrebbe potuto accogliere anche i migliori prospetti delle high school, sottraendoli al velenoso e torbido sistema di reclutamento dei college, anche grazie alla spinta riformatrice di Adam Silver (troverete qui l’articolo completo).
Eravamo facili profeti, ma neppure All-Around.net immaginava che il futuro fosse già iniziato: è di pochi giorni fa il primo, storico annuncio: Darius Bazley, prospetto All-American appena fuori dalle scuole superiori, ha deciso di rinunciare al pre-accordo già in essere con Syracuse per dichiararsi disponibile alla G-League (passerà dal draft?), accedendo direttamente, così, allo sport professionistico. La diciottenne promessa non ha ancora l’età per puntare alla NBA (che ne richiede almeno 19 o un anno almeno di college, per ora), ma la Lega minore si accontenta, invece, semplicemente la maggiore età…
Non aspetta le riforme, la Gatorade League: la sua risonanza, il suo spessore, il valore degli staff tecnici han già fatto breccia, Bazley è solo il primo, contateci!
Mentre Bazley, in qualche modo, fa la storia, i playoff vanno avanti: completato anche il secondo turno, ci si appresta a gustare le finali di Conference e le sorprese, stavolta, l’hanno fatta da padrone! Con la sola eccezione degli Austin Spurs, il fattore campo e le gerarchie stabilite durante la regular season, stavolta, sono saltate in aria miseramente e dell’equilibrio che ha regnato sovrano al primo turno, stavolta, neppure l’ombra! Scopriamo insieme i dettagli…
Austin Spurs – Rio Grande Vipers 117 – 91. Dura poco più di un quarto, il derby texano: poi gli Spurs prendono il largo senza più voltarsi indietro e senza trovare, quasi, resistenza. La difesa bianconera è stata, senza tema di smentite, la fase che maggiormente ha fatto la differenza tra le due squadre: il piano-partita dei padroni di casa, di diritto favoriti per il titolo di Conference, prevedeva l’imbrigliamento dei ritmi ospiti, attraverso una difesa fatta di switch continui e di sincronismi quasi perfetti nelle rotazioni e nei raddoppi, ed è stato rispettato appieno. La giocata più frequente? Costringere il palleggiatore, dopo aver ricevuto il blocco, a virare sul lato, per poi raddoppiare sul suo tentativo di penetrazione. Il tutto grazie al sapiente posizionamento difensivo ed agli scivolamenti di Costello (18+7) o Brimah a centro area per chiudere ogni corridoio. Da qui sono nate ben 20 palle perse dai Vipers ed i micidiali contropiede Spurs, che hanno scavato un solco di quasi 20 punti già all’intervallo lungo. Trend rispettato anche nella ripresa, nonostante un timido tentativo di reazione da parte di un insolitamente impreciso e nervoso Hunter: Hilliard (19) ha risposto colpo su colpo. +25 Austin all’ultimo mini-intervallo e il quarto parziale si è trasformato in puro garbage-time. Una corazzata che punta dritta alle finals, gli Spurs, la cui profondità, il platoon-system che coinvolge una panchina di qualità, il gioco di squadra senza prime donne designate, gli armoniosi automatismi difensivi e la circolazione ricordano da vicino la filosofia del Pop.
MVP: Costello
Occhio a… Darrum Hilliard
Westchester Knicks – Raptors 905 80 – 92. Come già al primo turno, anche contro i primi della classe, in trasferta, i Raptors impongono la propria difesa asfissiante e lo strapotere della second unit (45-21 l’impietoso confronto tra le due panchine) nell’ultimo parziale, giocando come il gatto con il topo e chiudendo senza eccessivi patemi. Eppure i Knicks avevano dominato la regular season… Come da noi ventilato nel recap del turno precedente, i Raptors hanno i mezzi per arrivare fino in fondo e cercheranno di bissare il titolo con tutte le proprie forze, che ruotano intorno alla mente Lorenzo Brown (18+7+7) ed alla interminabile batteria di lunghi, capitanata da un monumentale Kennedy Meeks (13+14), capaci di assicurare stazza ma anche mobilità, atletismo e mani morbide. Hanno opposto ciò che potevano, in un encomiabile losing effort, Hicks (23) e Rathan-Mayes (16+10)
Dopo l’eliminazione, la soddisfazione, meritatissima, di vedere Mike Miller nominato NBA G-League 2017-18 Coach of the year: decisamente, non una stagione da buttare, quella di Westchester, che ha coltivato e spedito in NBA fior di giocatori!
MVP: Meeks
Occhio a…: Shevon Thompson, Xavier Rathan-Mayes
Fort Wayne Mad Ants – Erie BayHawks 116 – 119. Nella preview sui playoff avevo definito Erie “il più affascinante progetto visto in stagione”. I fatti mi hanno dato ragione e l’affiliata di Atlanta ha partorito, nel momento più caldo dell’anno, una superba prova di forza, espugnando il campo di una delle favorite in assoluto! Prova ne sia la fresca assegnazione al leader di Fort Wayne, DeQuan Jones, della palma di Most Improved Player of the Year...E Jones ci ha provato, in un losing effort da 29+11, ma nulla ha potuto contro il gioco moderno di Erie, capace di aprire il campo come poche grazie alla versatilità dei suoi lunghi, messi sotto al rimbalzo, ma tutti partecipi della manovra e pericolosi tiratori (Evans e Putney tre “bombe” a testa, White, ancora splendido protagonista off the bench, addirittura 5, con 26 punti!). E così, sotto la guida di un ritrovato Magette (21+12), Erie ha preso da subito il comando delle operazioni, toccato il ventello di vantaggio, e poi gestito, pur con qualche patema finale, il vantaggio acquisito. Meritatissima finale, per una realtà storica della Lega di sviluppo, Erie, che vede, a breve, in dubbio la propria stessa sopravvivenza: scade nel 2020 il contratto di affiliazione con Atlanta, che ha già preannunciato la creazione di una nuova realtà in Georgia. Ad Erie, già in passato affiliata a diverse altre franchigie NBA, non resta che sperare di trovare una nuova casa madre: un titolo inatteso sarebbe sicuramente di grande aiuto….
MVP: Jeremy Evans.
Occhio a…: ci ripetiamo, Andrew White III!
Reno Bighorns – South Bay Lakers 109 – 126. Ancora un largo successo, per i Lakers, ancora in trasferta, e l’argento vivo addosso: i gialloviola sembrano aver ritrovato lo smalto della prima parte della regular season. Ci hanno messo un po’ di più, stavolta, a piegare la resistenza degli avversari: Reno ha perso pedine fondamentali per strada, ma non la voglia di giocare, sia pure avendo shiftato verso una filosofia a trazione anteriore, trovando in Cooley il solito pilastro, ma in Jones e Bethea Jr. i nuovi top scorer. Sfidare a duello South Bay scegliendo l’arma delle triple, però, è una scommessa molto pericolosa, e gli ospiti, lentamente, hanno preso il comando delle operazioni, allungato nel terzo parziale e non si sono mai più voltti indietro. I nomi dei protagonisti non vi sono nuovi: ancora Machado (21), ma soprattutto Wear, Bryant e Payton, che combinano 86 punti in tre. Lakers in finale e, ne siamo certi, non per interpretare il ruolo della vittima sacrificale!
MVP: Gary Payton II
Occhio a…: ci ripetiamo ancora, Thomas Bryant!
Prossimo turno:
– Austin Spurs – South Bay Lakers, finale Western Conference, venerdì 6 aprile, 2,00 ora italiana
– Erie BayHawks – Raptors 905, finale Eastern Conference, sabato 7 aprile, 2,00 ora italiana