Roma, 8 aprile 2018 – Sono al Palazzetto dello sport di Roma, è appena finita da poco più di 10 minuti la gara della paura con la vittoria di una coriacea Leonis Eurobasket su di una tramortita Virtus Roma, il derby romano che da giorni si aspettava in città tra questa sorta ormai di colonia indiana che sembra essere diventato il popolo di quelli che amano vedere questo incredibile sport dal vivo – poca, poca gente stasera…Bah… – e chi mi oscura la vallata, appena fuori dai posti dellla tribuna stampa modello “Biancaneve ed i 7 nani” dello storico ma ormai inadeguato impianto dell’Urbe?
Bobby Jones.
Sì, avete letto bene. Era proprio lui, l’ex ’76rs, l’ex-grande giocatore protagonista delle ultime indimenticabili stagioni in Lega A della Virtus Roma culminate nella finale scudetto persa vs la Vil Mens Sana di Sua Malvagità Minucci e, l’anno successivo, spesso MVP con Luca Dalmonte al timone dell’ultima Virtus in semifinale scudetto, sempre battuta dall’acerrima rivale senese.
E mentre ci stringiamo in un abbraccio quasi surreale, come se il tempo si fosse fermato, ci si scambia quattro chiacchiere di circostanza e ci si augura il meglio a vicenda salutandoci da buoni, vecchi amici, che amarezza poi salutarlo ed accingermi a varcare la soglia della sala stampa di questo derby così brutto, sporco e cattivo come avrebbe detto il suo ultimo coach in maglia, appunto Luca Dalmonte.
Inutile negarlo, vedere la Virtus Roma così malridotta, forse anche più dei suoi reali meriti (perchè tirare così male dal campo con un complessivo 16/60 è roba da da far venire i brividi pure agli esquimesi al Polo Nord), mi ha fatto male, così male che alla fine non riuscivo proprio a capacitarmi di cosa possa essere successo in questi giorni, alla vigilia di questa gara che poteva regalare ancora uno spiraglio di salvezza all’Urbe. Come è possibile, mi ripetevo tra me e me, riesci a fare 0/18 da tre e poi quella fiammata incredibile, quelle 4 triple consecutive che riapre la gara dal -12 al -2, con la Leonis Eurobasket che aveva intanto sferrato degli uppercut da far stramazzare a terra un toro?

Coach Piero Bucchi
Quanto è strano questo incredibile sport. La Leonis Eurobasket alla fine la vince con pieno merito perchè difende duro. Perchè “c’è” pur sempre nella gestione un pò naif del suo trascinatore Moe Deloach, sempre di più genio e sregolatezza a mio avviso: rivedete quante volte fa gioire i suoi compagni ma anche quanto li fa ammattire per come forza, tira senza logica quando non dovrebbe farlo. Perchè fa leva sulla logica dei tiri presi dentro l’arco che sono a maggior coefficente di realizzazione di quelli sparati a raffica dai 6,75 (vero coach Turchetto?), ma anche sul senso del dramma che questa gara aveva. Lotta su ogni pallone la Leonis, mette le mani addosso a chiunque si avvicini al proprio ferro, mettendo in crisi nera uno dei migliori centri del girone Ovest, al secolo Lee Roberts, ma ringhia talmente bene che obbliga a volte anche Aaron Thomas a perdere contatto con il cuoio a pochi centimentri dal ferro grazie al tempismo, ed al coraggio, di gente come Marco Venuto ed un superlativo Alessandro Piazza che quasi, senza colpo ferire, sottraggono la palla all’avversario di turno in recupero senza che sia lui che chiunque altro potesse dolersene o lamentar contro qualsiasi cosa.
Facile, molto facile dopo osannare DeShawn Sims per la sua prova da 19 p.ti o David Brkic con i suoi 16, quanto sono stati “pesanti” quei canestri che sembravano fatti per la Virtus Roma e che invece quei recuperi prodigiosi hanno impedito? Per questo oggi celebro Piazzino, come viene simpaticamente chiamato all’interno del gruppo biancoblù, come vero e reale MVP del match. Non solo per come abbia saputo tenere testa ai vari Baldasso e Chessa o Parente ma per come abbia recuperato palloni, scippandoli ora a Thomas, ora a Baldasso, ora a Chessa, quasi fosse posseduto dal demonio. Per i suoi 5 assist che, in una gara così punto a punto e tesa per lunga parte del match, pesano come macigni.
Un derby in cui i “non-eroi” italiani, quelli che non vanno spesso in prima pagina, hanno fatto la differenza. Come Capitan Bonessio – che grinta oggi il Bonny – o come Eugenio Fanti. Proprio lui, nell’incedere di una stagione poco felice quest’anno, il ragazzo prodigio, vero cuore pulsante e storia dal minibasket alla Serie A2 del club, che gioca oggi con un’infiltrazione alla caviglia e con la maschera a proteggergli il setto nasale rottosi con la classica mascherina. Che cuore! Quella tripla che dall’angolo allontana quasi in via definitiva le due squadre nel terzo periodo sono i soli punti di tutta la sua gara ma che valenza hanno avuto?

Coach Andrea Turchetto
Dice un vecchio incedere indiano – come la riserva di cui sopra – che i piccoli vasi hanno sempre il miglior contenuto e che quindi valgono di più. Pertanto, mai come questa sera quello di Alessandro Piazza, Marco Venuto ed Eugenio Fanti sono gli scrigni piccoli ma pieni di piccoli numeri che sono di un grandissimo impatto finale nell’economia di un match in cui la squadra del Presidente Buonamici aveva molto, molto da perdere. Il traguardo della salvezza certa non è ancora raggiunto ma almeno oggi poco si può dire ai suoi ragazzi e le prossime gare, a Rieti ed in casa con Agrigento, potranno giocarsi con più serenità.
Infine, gli sconfitti. Piero Bucchi era realmente dispiaciuto a fine gara. Uno come lui, con il suo glorioso CV e che sa benissimo che a fine anno, vada come vada, sarà altrove aveva un viso triste ma sereno, da vero leader. Senza spocchia lui, anzi, nei suoi panni da ex-allenatore per anni di Milano e da conduttore oggi di questa malmostosa Virtus che sa che ormai bisogna giocarsela vs Bergamo o Roseto e poi si vedrà, se Lei sarà degna di restare in Serie A2. In fin dei conti, forse è un bene averlo saputo questa sera ed aver visto all’opera un buonissimo Davide Raucci, arrivato da pochi giorni, a dare man forte per le prossime gare. Non si è mai sconfitti se si combatte con il cuore, la Leonis questa sera lo ha fatto vedere e la Virtus Roma forse non se l’aspettava. Imparare dunque dalle cadute per risorgere, questo speriamo sia da domani il motto della Virtus Roma che ci deve provare con tutta se stessa: banale ma semplice.
Ah, sempre augurandosi che la Famiglia Toti tolga, signorilmente ma civilmente, il disturbo.
Fabrizio Noto/FRED