Recordman assoluto di triple realizzate nella storia della G-League. Vincitore di due Three Point Contest di categoria (2010-2016). Detentore del record di triple messe a segno in un TPC (tra NBA e G-League), con un irreale 39/50. Primo assoluto nella sua Lega per percentuale dall’arco nell’ultima stagione, con il 47,5%. E mai un momento di gloria, una chiamata nel basket che conta, in un decennio di professionismo per lo più speso nella Lega di sviluppo (tra Utah Flash, Los Angeles D-Fenders e South Bay Lakers), con una brevissima parentesi da emigrato in Oceania, interrotta per incapacità di adattamento ad un mondo che non sentiva appartenergli.
Tutto questo nel contesto di mille difficoltà, tra mesi di interruzioni nella propria carriera, forse di ripensamenti, salari insufficienti a mantenere la famiglia, combattuto tra coltivare il sogno e fare i conti con la dura realtà sociale americana, dividendosi tra la passione per la pallacanestro e le lezioni di matematica e fisica da impartire ai suoi studenti. E quelle maledette sliding doors, di cui ogni storia di basket è solitamente piena, che paiono non aprirsi mai su nuove opportunità.
Ma nello sport, nel mondo della palla a spicchi, nella terra delle opportunità per eccellenza, le porte scorrevoli del destino, evidentemente, non si esauriscono mai, la tenacia, spesso, dà i suoi frutti e nessuna parabola ha un finale già scritto: Andre Ingram, il protagonista della nostra storia, a 32 anni suonati forse non ci pensa, non ci spera più. Oppure, chissà, da buon americano e uomo di sport, non ha mai smesso di sognare.
Fatto sta che, chiusa la stagione più che onorevolmente, confermatosi maestro di triple davanti a tanti giovanotti di belle speranze, accarezzato anche il sogno delle Finals (sfumato solo in finale di Conference contro i futuri campioni), ecco il miracolo sportivo, il finale che trasforma una storia difficile nella più lunga, appassionante e sorprendente delle favole a lieto fine: il primo contratto NBA! Ed un record, l’ennesimo, collezionato da Andre: è il più anziano, da oltre 50 anni a questa parte, ad approdare nella terra promessa!
Le sliding doors, dicevamo… Ecco la combinazione di eventi favorevoli, finalmente: i Lakers (South Bay) terminano la loro stagione, i Lakers (Los Angeles) hanno KCP, Thomas e Ingram (Brandon, l’omonimo, talentuoso sophomore) infortunati e più nulla da chiedere alla stagione. Ergo: Andre viene chiamato in prima squadra con un decadale. È la prima volta, nella sua lunga vita d’atleta. Suona quasi come una medaglia al valore, un riconoscimento ad honorem alla carriera? Certo, ma non importa. Per Andre è un sogno che si avvera, qualcosa di unico ed inaspettato, stando alle sue stesse parole.
L’esordio arriva a Houston, ed è degno di essere raccontato, perché è come un film americano, di quelli in cui l’eroe self-made corona il sogno di una vita e lo fa da par suo, da eroe, appunto: 19 punti con 4/5 dai 7,25, la stretta di mano ed i complimenti di Chris Paul, non scontati, non di circostanza, ma perché colpito dalla sua storia. Chi non lo sarebbe? E stiamo parlando non solo di un fuoriclasse assoluto, ma anche del Presidente della NBPA, l’associazione dei giocatori, dunque anche il presidente di Andre.
È mancata solo la vittoria, ma quella arriverà al secondo ed ultimo tentativo, nel closing game della stagione, impreziosita dal fatto che si tratta del derby di Los Angeles. Vittoria a cui Andre dà il suo piccolo contributo, con 5 punti e ben 6 assist.
“Un sogno che si avvera”, dice Andre. Ovvio. Meno ovvie delle parole sono i fatti, però: un uomo che ha rinunciato a percorrere strade ben più lucrative oltreoceano, per restare vicino alla famiglia ed al suo sogno. Un sogno lungo dieci anni e più, ma che, come nelle migliori favole o nei film americani, infine, è divenuto realtà.
Forse si tratta solo di una meravigliosa parentesi, forse non basterà a dare ad Andre Ingram una seconda chance in NBA; ma il fatto di finire qui, di non avere un futuro, ammanta di ulteriore fascino il presente: è il lieto fine di una favola bella, quella di un uomo che ha aspettato per dieci anni il suo momento ed il cui paradiso è qui ed ora. Well done, guy, well done, great man!