Nelle pieghe di un campionato estremamente equilibrato, specialmente in zona playoff, dove ogni domenica ci sono risultati a sorpresa e la classifica si modifica in continuazione, è ormai emersa come assoluta sorpresa della stagione una squadra in particolare.
Si tratta della OpenjobMetis Varese, che è reduce da un periodo di forma a dir poco strepitoso e, dopo un avvio molto negativo, ora è in piena corsa playoff.
Nove vittorie nelle ultime undici partite, un lasso di tempo in cui solo la EA7 Milano ha fatto meglio, perdendo una sola gara. Contro Varese. Gli uomini di Caja hanno totalmente ribaltato una stagione che, da pronostico, li vedeva impegnati nella corsa per non retrocedere. In particolare dopo undici ko nel girone d’andata.
Una situazione che, guardando a gennaio, faceva presagire orizzonti piuttosto foschi, aggrappati soprattutto agli stenti di Pesaro e Capo d’Orlando. La squadra era stata costruita con un mercato senza grandi squilli e in campo produceva, più o meno, per quello che ci si aspettava. Non molto.
D’altronde si parlava di un roster formato con diverse scommesse: tre giocatori pescati dalla A2 come Matteo Tambone, Nicola Natali e Stanley Okoye, di ritorno dopo due stagioni al piano inferiore. Due americani come Cameron Wells, reduce da un quadriennio tra Olanda e Germania, e Damian Hollis, dal campionato portoghese. Le conferme di Avramovic e Ferrero e una coppia di lunghi sicuramente intrigante ma niente più in Tyler Cain (un triennio in Francia a 9+7 di media) e Norvel Pelle.
Poi il colpo che sembrava poter essere un macigno sulla stagione varesina: subito dopo Santo Stefano, in seguito a un match contro la Grissin Bon, le analisi cliniche diagnosticavano la rottura del crociato per Ty Waller, guardia titolare della squadra, che fin lì era stato uno dei migliori della truppa.
Varese si trovava, improvvisamente, senza il proprio leader ad affrontare una stagione che fin lì era stata difficile e non si profilava migliore nel prosieguo. Seguivano, a quel ko con Reggio Emilia, altre quattro sconfitte, che segnavano il momento più basso della stagione biancorossa. Con Damien Hollis che diventava, via via, un corpo estraneo alla squadra (avrebbe poi rescisso il contratto il 26 gennaio) e le voci di una possibile partenza di Norvel Pelle che si susseguivano (a inizio febbraio ci sarà, poi, l’effettivo trasferimento a Torino).
Al giro di boa del campionato Varese era ultima, insieme a Pesaro, Brindisi e Pistoia. Con otto desolanti punti.
Ma il basket, e lo sport in generale, è bello perché spesso sa sorprendere quando uno meno se lo aspetta.
Nel momento più buio si accende la luce. Nel momento in cui, peraltro, il calendario propone un filotto di partite che sembra essere la pietra tombale sulla stagione dei ragazzi di Caja. In sequenza: trasferta a Venezia, partita con Milano, trasferta a Cantù, partita in casa con Brescia. Il rischio di trovarsi ancora fermi a otto punti alla vigilia della ventesima giornata con una striscia aperta di nove sconfitte è veramente tangibile.
Risultato: quattro vittorie consecutive. Si, quattro successi filati, di cui due sui campi di Venezia e Cantù e uno contro la milionaria Milano.
Poi due sconfitte a inizio marzo, che però non bloccano l’ingranaggio. Tanto che la Openjob di vittorie ne infila altre cinque una dietro l’altra (Avellino, Sassari, Pesaro, Capo d’Orlando, Reggio Emilia). E oggi è nel gruppo che lotta per l’ingresso ai playoff. A tre mesi di distanza da quell’ultimo posto in condivisione.
Ma quindi, cos’è successo in queste undici partite che hanno scioccato la serie A?
Stando ai freddi numeri, l’attacco è salito di un paio di livelli d’efficienza, passando da 76.5 punti a partita a 81.5 nella striscia positiva, da 107.8 di rating offensivo a un fantastico 118.2 (che sarebbe nettamente il migliore dal campionato). Soprattutto grazie al tiro da tre punti, che è passato dal 31.2% del girone d’andata a un clamoroso 43.3% nel girone di ritorno. Frutto di una circolazione di palla improvvisamente ritrovata, come testimonia la percentuale di canestri assistiti sul totale di quelli realizzati: 63.2% (altro dato che da solo sarebbe il migliore del campionato) contro il 46.5% del girone d’andata.
Tra i singoli spicca su tutti Stan Okoye, probabilmente la maggior sorpresa di tutto il campionato. Il nigeriano veniva da un buon campionato di A2 a Udine (17 punti di media), ma nessuno si sarebbe aspettato potesse diventare un attaccante di primo livello nella categoria maggiore, dove peraltro era già passato senza lasciare ricordi indelebili. Dall’infortunio di Waller, di fatto, Okoye si è preso l’attacco sulle spalle e segna 17 punti, col 48% da tre e 7 rimbalzi di media, quando i suoi numeri, in precedenza, parlavano di 13 punti con un molto più urbano 32% da dietro l’arco.
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L’esplosione dell’ex Udine si è portata dietro quella di altri due protagonisti del roster di Caja. Aleksa Avramovic, che nel girone di ritorno viaggia a 15 punti di media col 39% da dietro l’arco, e Tyler Cain, che nello stesso lasso di tempo è in doppia doppia di media con 11 punti e 10 rimbalzi.
In America la chiamano addiction by subtraction, quando, in sostanza, la mancanza di uno o più giocatori, porta benefici sul lungo termine causando la crescita esponenziale del rendimento degli atleti rimasti in rosa. In pratica quello che è successo a Masnago.
Certo, la dirigenza biancorossa non è stata ferma. Le perdite di Waller, Hollis e Pelle sono state tamponate con gli arrivi di Siim-Sander Vene, ala in prestito da Reggio Emilia, Tyler Larson, playmaker da Liegi in Belgio, Mario Delas, liberato da Capo d’Orlando, e da poco di Tomas Dimsa. Ma la differenza, chiaramente, l’ha fatta chi c’era dal primo giorno.
E Attilio Caja, ovviamente. Allenatore troppo spesso sottovalutato che si sta prendendo l’ennesima rivincita della sua carriera ormai decennale. E si è guadagnato il rinnovo di contratto per le prossime due stagioni.
La tranquillità e freschezza con cui l’Openjob gioca in attacco è figlia anzitutto del suo lavoro, prima mentale che tattico. I giocatori stanno in campo con la massima tranquillità, giocano dando il 100% e ognuno ha perfettamente chiaro quale sia il suo compito.
Il gruppo italiano fa del gregariato di qualità (grande stagione per capitan Ferrero), Okoye, Avramovic e Cain trainano l’attacco, i nuovi arrivi si sono inseriti discretamente e in punta di piedi.
Purtroppo l’emergenza infortuni non è terminata e al momento la società è nuovamente sul mercato per trovare un sostituto a Cameron Wells (che portava alla causa 11.3 punti col 37% da tre), che ha rimediato un infortunio allo scafoide della mano destra e dovrà operarsi.
Ma il gruppo ha già dimostrato di saper fare quadrato ottimamente anche di fronte ai problemi di organico. E ora c’è una volata playoff da disputare, comunque con il vento in poppa.
La pressione, viste le premesse, è minima. L’ottimismo ai massimi storici. A Varese, dopo la paura, la gente è tornata a divertirsi per davvero.
Nicolò Fiumi