Roma, 2 maggio 2018 – Lo stellino Matteo Spagnolo sarà il primo giocatore italiano della storia ad entrare a far parte della Cantera del Real Madrid.
La Stellazzurra Basketball Academy ha perfezionato l’accordo pluriennale che porterà il playmaker classe 2003 a Madrid a partire dalla stagione 2018-19.
Dopo aver sfiorato più volte la vittoria da avversario, Matteo Spagnolo si ritroverà alla guida di uno dei programmi cestistici più vincenti d’Europa.
Matteo Spagnolo, da oltre due anni alla Stellazzurra, ha già preso parte in maglia stellina ad un campionato senior (unico 14enne d’Europa) e vinto vari tornei e riconoscimenti in Italia, Europa e Stati d’Uniti d’America.
Per Matteo Spagnolo si apriranno presto le porte del club più prestigioso d’Europa, mentre per la Stellazzurra si tratta di un altro talento lanciato ai massimi livelli continentali. E non sarà certo l’ultimo.
Paolo De Persis
Quindi un talento come Matteo Spagnolo vola all’Estero. Bene. Nell’ottica del ragazzo, del poter inseguire i Suoi sogni dorati partito da Mesagne, dei leggittimi interessi del club della Stella Azzurra e del suo core business, quello cioè di sfornare quanto più possibile talenti per il bene, appunto del basket cercando di emulare, ovviamente al meglio, un altro stellino famoso del passato come Andrea Bargnani.
Bene dunque per tutti quanti ma…Un momento, a pensarci bene (appunto), non vi sembra che ci sia un soggetto che comunque ci rimette in questa bella storia? Non sarà forse il basket italiano? Come è mai possibile che un ragazzo così talentuoso debba andare all’Estero per potersi affermare e che non ci sia stato alcun club italiano pronto a fare alla Stella Azzurra lo stesso discorso che ha fatto e proposto il Real Madrid al team di coach D’Arcangeli?
Ma la Fip, che nasce istituzionalmente per curare la pallacanestro italiana ed i suoi interessi, perchè non promuove un sostegno, un aiuto soprattutto economico alle società che vogliano seguire le orme formative della Stella Azzurra per poi dedicarsi, seriamente e professionalmente, allo sviluppi dei giovani talenti tricolori? In modalità Academy, appunto?
Ho assistito di recente ad alcune gare in un torneo di Pasqua nella Capitale, categoria U14M. Sono uscito dal campo di gioco con i brividi addosso: non uno schema d’attacco tra le due squadre; non un’idea di gioco razionalmente detto; non una vaga idea di chi fosse il playmaker e chi l’ala. Solo e soltanto un continuo uno-vs-uno o, al massimo, situazioni di due-vs-due, sempre rigorosamente ad uomo. All’atto di chiedere al coach di una delle due squadre del perchè a questi ragazzi non si insegnano gli schemi, i ruoli, insomma i rudimenti basici dello stare in campo, mi sono sentito rispondere che questo modo di giocare, una sorta di casino organizzato (I supposed), che imita molto il minibasket – solo che questi ne hanno 14 di anni – aiuta i ragazzi a sviluppare il loro modo di confidenza con il gioco, la palla ed il canestro…!?!?
E sono andato inevitabilmente ai miei tempi con la mente, anno del Signore 1978. Ai miei campionati giovanili da U14, quando sapevamo tutti cosa fare in campo; ognuno aveva un ruolo ed avevamo anche qualche schema nel quale iniziare una forma di attacco all’avversario, mica per fonderci la materia grigia ed ossessionarci la vita; sapevamo a 14 anni difendere a zona e sapevamo come porci in determinate condizioni di rimbalzo e contropiede…Dopo saremmo passati a difendere ad uomo ma difendere a zona ci faceva capire l’essere una squadra, il movimento cioè sincrono di 5 ragazzi insieme che doveva essere perfetto, pena il subire un canestro avversario.
Dove è finito tutto questo oggi? Cosa insegnano a questi ragazzi oggi nelle “scuole” basket rigorosamente a pagamento, fuori dai tempi scolastici? In quegli anni la nostra pallacanestro dominava in Europa, strano eh?!!!?!?
E per dirla tutta, mi è capitato giovedì scorso di assistere via internet, alle Finali Nazionali U20M di Torino. Le Finali U20M dovrebbero essere, in grandi linee, il massimo di quello che propone il nostro basket giovanile di questa età a 360°, salvo ovviamente qualche logica eccezione: in parole povere, ragazzi già pronti o quasi per giocare nelle loro prime squadre. Ebbene, tranne proprio la Stella Azzurra ed un pò i futuri vincitori del Torneo della Dé Longhi Treviso, le altre 6 squadre praticavano una sorta di run&gun semi-ossessivo molto ma molto simile al gioco delle due squadre al Torneo di Pasqua o giù di lì!
Difficile perciò assistere con continuità a qualche bel canestro fatto di ricerca degli spazi, del passaggio della sfera nel miglior modo possibile per arrivare al miglior tiro possibile e sfruttando i 24″ di possesso; difficile, anche se non impossibile, vedere una razionalità nella maggior parte delle squadre viste in azione. In parole povere, diversi buoni giocatori potenziali, alcuni anche con doti atletiche e fisiche spiccate ma di veri e propri giocatori già pronti da mandare in campo nelle Serie Senior pochi pochi pochi…Ed ovviamente punteggi sempre molto bassi, ovvio, con quella ricerca ossessiva del tiro dopo anche pochi secondi!?!?
Pertanto, la partenza di Matteo Spagnolo verso il Real Madrid, non è solo un logico, semplice passaggio di un giovane talento da un club ad un altro nella dinamica di un mercato globale ormai anche nel basket giovanile. No, la partenza di Matteo Spagnolo direzione Real Madrid è, dal mio punto di vista, l’ennesima sconfitta di questo basket giovanile italico che soffre di non buoni insegnanti, di non buoni giocatori, di non buoni dirigenti che non programmano nulla e che pensano solo a tirare a campare o, nella peggiore delle ipotesi, a rendere i regolamenti sempre più astrusi per ottenere sempre più il controllo politico dei tesserati e non il loro benessere sportivo e sociale.
Mettiamoci infine anche una bella, ampia dose d’invidia, di gelosia e di poca voglia di comprendere dove si stia sbagliando pur sapendolo perfettamente dentro di sè, demandando sempre a fattori esterni le cause dei propri fallimenti.
Detto questo, un sincero e comunque grosso, grosso augurio a Matteo di poter diventare un giorno magari bravo e forte come Luka Doncic, sperando poi che nessuno si sogni, quando verrà convocato in Nazionale Giovanile, di definirlo un talento puro del basket italiano, semmai della Stella Azzurra e del Real Madrid!!!
Fabrizio Noto