Tre squadre del girone Est in semifinale e la sola Novipiù Casale Monferrato a rappresentare il girone Ovest. Nunzi secondo lei è un caso?
“Tutt’altro. Direi che è uno splendido esempio di un risultato costruito nel tempo dalla presidenza, dalla dirigenza e direi moltissimo dall’allenatore. Ho giocato diverse volte con Casale in questi anni nei quali ho allenato a Rieti ed ho notato come ogni stagione hanno cambiato poco e sempre migliorando, intorno ad un nucleo di giocatori “storici” e soprattutto lanciando progressivamente dei giovani: Bellan, Valentini, Severini, Cattapan, Denegri. Alcuni proprio del settore giovanile della società piemontese, alcuni presi da altre società e fatti crescere con calma”.
Dunque, ma questa è una mia idea fissa un po’ maniacale, si possono ottenere risultati di buon livello facendo giocare i giovani?
“Certo che sì. Attenzione non è facile come pensarlo, dirlo e scriverlo. Prima di tutto farlo solo col proprio settore giovanile può risultare molto difficile, anche se Biella – per esempio – da tempo fa proprio questo tipo di lavoro e le cose vanno piuttosto bene. Mischiare i propri giovani con quelli di altre società è un’operazione meno complicata. Sono, a mio modo di vedere, necessarie due cose prima di tutto. La prima dare ai giovani il tempo di crescere e, la seconda, nel far questo farli allenare con un gruppo di italiani della prima squadra che stia insieme da un po’. Questa è la strada che ha scelto Casale, che hanno scelto Treviso e Trieste. Tre delle quattro semifinaliste. A Bologna forse per esigenze diverse della piazza hanno preso un indirizzo diverso ma la Fortitudo ha sempre avuto un settore giovanile importante”.
Mi sta dicendo che l’elemento più importante nella crescita dei giovani è forse la pazienza?
“Assolutamente sì. Pazienza che vuol dire gestione dei ragazzi. Cioè capire cosa si vuol fare di questi giovani: atleti per vincere le categorie giovanili o giocatori per la prima squadra. Nel secondo caso, questa decisione implica un sostanziale cambiamento del metodo di allenamento degli ultimi anni a livello giovanile. Saper aspettare in funzione non di un risultato immediato, ma di qualcosa che potrebbe arrivare in seguito. Anche in base all’esperienza che ho potuto fare nel Settore Squadre Nazionali Giovanili dico che non è vero che i giovani su cui lavorare non ci sono. Quello che manca a livello di società è la pazienza di aspettarli e prendere quelle decisioni di cui ho parlato prima”.
Parliamo allora di queste semifinali: Trieste con Treviso e Bologna con Casale. Chi va in finale?
“No no, questo non lo so proprio. Dico solo che nella prima semifinale quella fra Trieste e Treviso mi pare di vedere moltissimo equilibrio anche perché sono due filosofie molto simili. Tra Bologna e Casale secondo me c’è meno equilibrio ma non so a favore di chi: Bologna ha la forza delle individualità dei giocatori che quando si tratta di risolvere una situazione difficile o di gestire il pallone più importante della partita sanno cosa fare; Casale ha un sistema ed un’organizzazione collaudata. Ok mi sbilancio: 1X2…”
Cosa serve per essere una squadra del girone Est a parte la questione geografica? Perché si dice sempre – e poi a livello di quarti e semifinali si verifica – che sia la parte più forte della serie A2?
“Il budget per essere protagonisti sul mercato. Faccio un esempio: nella serie con Montegranaro, Trieste si è permessa di tenere in tribuna a rotazione giocatori come Baldasso (Lorenzo,ndr), Fernandez, Loschi e parliamo di play off. Quale squadra ad Ovest potrebbe mai fare una cosa del genere? Parliamo dei rinforzi, per continuare con degli esempi concreti. Ad Est sono arrivati negli anni Cavaliero, Mussini, Cinciarini, Bushati. Ad Ovest con il massimo rispetto per tutti, sono arrivati giocatori necessari ad allungare le panchine, le rotazioni non per entrare subito nei quintetti di partenza. Pensiamo a Treviso che ha iniziato senza un americano e che da quando poi è arrivato non ha perso più ed ora è lì che si gioca la possibilità di salire in serie A. Impensabile nell’altro girone. Da questo secondo me deriva un’altra differenza. Ad Est c’è un livellamento verso l’alto: salvo il finale pirotecnico di Bergamo che ha coinvolto Piacenza negli spareggi per la retrocessione, già da subito si è capito quali squadre avrebbero lottato per i play off e quali per una salvezza tranquilla. Ad Ovest fino all’ultima giornata c’erano tante squadre a due punti dai play off ed altrettante a due punti dai play out, quindi un livellamento generale verso il basso”.
Ci sono anche differenze nel gioco di giocare nei due gironi da un punto di vista tecnico?
“ Direi di no. Forse ad Ovest – e dipende dalla questione budget e quindi da come si riesce ad allestire la squadra – ci sono più squadre rispetto ad Est che si affidano molto ai due americani per la costruzione e la finalizzazione del gioco. Ma anche di là ci sono le eccezioni. Penso alla Ferrara di Mike Hall, dove però si è distinto il miglior giocatore italiano della A2 di questa stagione, Riccardo Cortese. Credo che il risultato della Virtus Roma non sia proprio in linea con il gruppo di italiani nel roster ma i tanti infortuni che hanno colpito proprio questi ultimi, hanno forzato la mano verso un utilizzo “straordinario” di Thomas e Roberts.
Da un punto di vista tecnico, il Pick&Roll rimane sempre il sistema più efficace per prendere vantaggi. La questione importante è l’utilizzo che si fa di questi vantaggi. Anche l’NBA che ha sempre portato le novità non sta proponendo grandi cose. Da noi si vede qualche squadra che sfrutta più il gioco interno, qualcuna che lavora di più sulle uscite dai blocchi. E poi si sta lavorando sui fondamentali individuali per esempio il palleggio arresto e tiro, perché le difese si sanno adeguare sempre meglio al P&R ed allora bisogna aumentare la capacità di alcuni giocatori di prendere un vantaggio da soli e si vede qualche tiratore puro in più”.
Eduardo Lubrano