Ventidue aprile e sei maggio 2018. Sono le due date nelle quali è terminata la stagione agonistica rispettivamente della Leonis Eurobasket Roma e della Virtus Roma. La prima ha chiuso normalmente la stagione regolare, la seconda ha dovuto impiegare tre partite del primo turno di play out per garantirsi il diritto di giocare anche l’anno prossimo nel girone Ovest della serie A2.
Entrambe hanno avuto una stagione difficile per non dire complicata sulla quale abbiamo scritto molto e sulla quale non è qui il caso di tornare se non per cercare di capire se la prossima non potrebbe essere anche peggio quantomeno dal punto di vista logistico. Chi legge ed è informato delle cose romane sa che l’impianto di piazza Apollodoro, il Palazzetto dello sport – detto da alcuni PalaTiziano ma non si chiama così è un’invenzione – è chiuso per degli importanti lavori di restauro che lo riconsegneranno all’attività agonistica probabilmente per il 2020/21. Dunque due anni. E chi legge sa che detto impianto è stato la casa tanto della Virtus Roma quanto dell’Eurobasket ma anche della CGF Sacarabeo Volley e che nella prossima stagione avrebbe dovuto esserlo della neo promossa Roma Volley nella serie A2 di pallavolo maschile, stante il fatto che forse la Scarabeo lascerà la capitale.
Quindi sempre tre squadre di alto livello per Roma che sono in cerca di un impianto che possa ospitare a rotazione le gare casalinghe. Un impianto che non c’è. Dando per scontato che il PalaLottomatica (o Pala Eur per i nostalgici) non è utilizzabile per i costi non adeguati alla serie A2 del basket e della pallavolo. Dunque dove si gioca? Se la domanda e soprattutto la risposta erano urgenti appena conclusa la stagione in campo, cioè circa tre settimane fa, figuriamoci adesso che siamo a ridosso di giugno quando cominciano le scadenze federali, quando all’atto dell’iscrizione al campionato bisogna indicare l’impianto di gioco che deve essere già omologato e se non lo è deve ricevere una commissione che provveda a farlo. Scadenze importantissime che hanno dei tempi burocratici e sappiamo troppo bene come troppo spesso la burocrazia non possa andare d’accordo con i sogni ed i desideri di proprietari di club e tifosi.
Quindi dove si gioca? Prima ipotesi: una tensostruttura da 2mila posti da realizzare nella zona della Fiera di Roma, logisticamente anche una buona idea perchè vicina all’aeroporto di Fiumicino. A che punto siamo con la scelta dell’area che da quelle parti non è tutta sicura perché ci sono diverse falde acquifere lì sotto? E con i permessi? Le autorizzazioni? Domande stupide, Claudio Toti è titolare di un’azienda di costruzioni di altissimo profilo, la Lamaro…Ah, ecco perché in questi anni ha costruito così tanti palazzetti a Roma!!?? Già una tensostruttura lui la fa mettere su in una notte. Siamo a cavallo. Tra l’altro, scherzi a parte, pare che a questa idea siano molto interessate anche Eurobasket e Roma Volley, quindi questa volta magari davvero ci si riesce. Ma tutto tace.
Poi dal nulla arriva una voce. E se la Virtus andasse a giocare le partite interne a Ferentino? Lì in effetti l’impianto c’è ed è ampiamente omologato per la A2: si chiama Pala Ponte Grande ed è in via Aldo Moro. La splendida cittadina medievale in provincia di Frosinone – davvero un gioiello da visitare – si raggiunge comodamente anche dall’autostrada Roma-Napoli ed ha una sua uscita, in circa 40 minuti da Roma o forse poco più. Bell’impianto. Pessima idea, molto scomodo salvo l’abbinamento turismo-storia-gastronomia che però in un mese di partite si esaurisce. Sarà vera questa voce? Sarà un gossip? Una cattiveria?
Altro?
Dice – tipico intercalare romanesco – ma che fretta hai? Io? Nessuna, in realtà. Magari la fretta dovrebbero avercela le società che debbono adempiere a quelle scadenze burocratiche di cui sopra, e poi magari fare il mercato. Dice…Ma che ne sai che non abbiamo già tutto pronto e che a breve non facciano una conferenza stampa nella quale ci diranno e racconteranno tutto con effetti speciali e numeri a colori? Potrebbe anche essere in effetti, ma io questa storia del viaggiare e lavorare a fari spenti a Roma la sento da quando faccio questo lavoro e non è che non mi fido a priori. Mi fido solo quando vedrò e sentirò. Quindi oggi metto fretta a tutti perché mi pare che il tempo corra inesorabile verso l’ora X, quella oltre la quale non si può fare più nulla. Un vecchio sketch di non ricordo qualche comico degli anni ’50 così ironizzava così sui romani ed il loro modo di vivere: “L’appuntamento è alle 8 se alle 10 non ti vedo a mezzogiorno me ne vado”.
Dice…sei cattivo ed ingiusto. Forse. Anzi sì è vero. Sono stanco di chiacchiere, di voci. Di contratti biennali annunciati per i quali manca un dettaglio. Ed allora perché non è stato firmato? Sono stanco di “A fine stagione tireremo le somme e vi farò vedere che…” e non vediamo mai nulla; sono stanco di “Vogliamo arrivare tra le prime 4” e poi un brutto campionato – che può capitare a tutti anche alle migliori – viene archiviato senza spiegazioni perché è meglio tacere tanto la gente non capisce ed i giornalisti sono cattivi, tranne quelli che ci teniamo buoni. Sono stanco di tutto questo. Preferisco star lontano dalle cene ufficiali, dai regali, dalle telefonate”giuste”, dalle buone relazioni. Dai “giri importanti”. Meglio non esser presi in giro e non prendere in giro nessuno. Anche perché le famose anticipazioni, i famosi scoop non mi pare che escano più.
E mi torna alla mente una provocazione fortissima di un uomo di sport come Giorgio D’Arpino, scomparso poco tempo fa, presidente della Lazio Pallavolo, che negli anni di Walter Veltroni sindaco a Roma, scrisse una lettera al primo cittadino, nella quale pur di avere un campo dove far giocare la sua squadra implorava l’utilizzo del Colosseo…Virtus ed Eurobasket che ne dite?
Eduardo Lubrano