Raccontare, o meglio, spiegare a quasi 48 ore di distanza della notizia del rinnovo quadriennale di Luca Vitali a Brescia non è così facile. Anzi è decisamente complicato perchè partendo sempre dal presupposto che in un periodo di grave crisi, economica e soprattutto gestionale delle squadre italiane – a dir poco lacunose sotto l’aspetto organizzativo, comunicazionale e di staff alle spalle delle squadre che poi scendono in campo – quando un atleta come Luca Vitali decide di legarsi per quattro anni, cioè sino al 2022, ad una squadra come la Germani Basket Brescia allora significa che non tutto è perduto.
Anni difficili dicevo, anni nei quali nello stivale il livello organizzativo e strutturale dei sodalizi maggiormente accreditati per vincere una qualsiasi manifestazione baskettara si è notevolmente ridotto (da Milano a Venezia, da Avellino a Bologna), ecco che invece spunta un fiore nel deserto. Sì perché il rinnovo per ben 4 stagioni ad un giocatore, perloppiù italiano, testimonia che la Leonessa vuole fare le cose per bene, come del resto avevo già intuito sin dalla promozione in Lega A nel 2016 con i relativi risultati raccolti in questi ultimi due anni: al primo anno di Lega A da neo promossa, F8 di Coppa Italia e Playoff; secondo anno e di nuovo F8 di Coppa Italia sino alla Finale – persa a testa alta vs Torino – ed addirittura semifinale Playoff “logicamente” persa vs Milano!.
Ma se questo non fosse già sufficiente ad indicare la Leonessa come futuro team leader del basket di club italiano di vertice, perché i risultati non sempre sono aritmetici e garantiti in base all’equazione “Più spendi, più vinci”, cosa pensare quando si viene a sapere che probabilmente già da settembre 2018 – mal che vada nella primavera del 2019 – sarà utilizzabile il nuovo, fiammante PalaLeonessa, opera fortemente voluta dal Presidente Graziella Bragaglio e Matteo Bonetti, moglie e marito nella vita di tutti i giorni ma soprattutto i veri motori e promotori di questo ennesimo fenomeno sportivo (e non solo)?
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Ecco quindi che la conferma del quadriennale a Luca Vitali afferma e conferma dunque solo quello che il sottoscritto aveva già intuito da anni perché nello sport professionistico non si può improvvisare nulla anzi, vale esattamente il contrario: più s’improvvisa, meno si raccoglie.
Anche se può accadere che, come nella stagione 2012-13, una squadra che non avrebbe neanche dovuto presentarsi ai nastri di partenza del massimo campionato di Lega A per problemi economici, composta con sagacia ed intelligenza ma con poche persone a lavorarci dietro – seppur motivate e brave – alla fine non solo s’iscriva al torneo ma che raggiunga le semifinali di Coppa Italia a Milano e disputi addirittura la terza Finale Scudetto della sua storia, anche se perdendola vs un’altra squadra che non avrebbe dovuto neanche lontanamente essere iscritta a quel campionato per opposte ragioni. Sto parlando della Virtus Roma di coach Marco Calvani, forse raro se non addirittura unico caso di vero e proprio miracolo sportivo rebus sic stantibus nel luglio del 2012, vs la Mens Sana Siena di coach Luca Banchi ma gestita da Sua Malvagità Ferdinando Minucci. Ma parlo della più classica delle eccezioni che confermano la pari regola e che quindi non può far testo.
Ma proprio perché scrivo – e non a caso – di Virtus Roma (non dimenticando che Luca Vitali fu protagonista per ben due anni in maglia Virtus dal 2009 al 2011), mentre se da Brescia arrivano forti, netti e decisi segnali che sta per imporsi una nuova entità a livello nazionale, seppur nel desolante panorama italico del basket odierno (gestito anche qui ai massimi livelli con un livello di pressapochismo a volte stupefacente), dalle parti del Tevere colorate di giallorossoblu è in atto un altro, deciso passo avanti che testimonia che solo provando a mettere insieme certi tasselli, si può parlare o quantomeno iniziare a discutere seriamente di come si possa rialzare l’asticella dell’agone sportivo nell’Urbe. Annunciando infatti proprio stamane, sabato 9 giugno, da parte del nuovo assetto societario, che la Virtus Roma avrà per 3 anni la propria casa, di nuovo, nello storico impianto del PalaLottomatica – situazione che dovrebbe vedere la Famiglia Toti (finalmente), ai margini delle scelte decisionali – l’Urbe compie un passo molto importante nell’ottica del rilancio della pallacanestro nella Capitale.
Certo, direte Voi, un passo importante ma stiamo parlando di cose decisamente differenti: una, la Leonessa, firma uno dei migliori giocatori italiani in circolazione in base al rendimento complessivo di un campionato comunque di medio-basso livello tecnico e tra poco avrà un suo impianto dentro al quale provare ad edificare le sue potenziali vittorie; l’altra invece, provenendo da anni di lacrime e sangue sportivamente parlando, ha solo annunciato che tornerà a giocare nel PalaLottomatica…
Comprendo bene la differenza. Ma invito le persone a riflettere su due fattori:
- Quante volte a Roma sponda Virtus ci si è lamentati in questi ultimi anni, e cioè da quando si è vissuti la traumatica esperienza dell’autoretrocessione in Serie A2, che non si programmava nulla, se non casualmente e senza mai dare un senso compiuto ad una piazza che vanta decine di migliaia di praticanti attivi e che ha “fame” di grande basket e di vittorie?
- Rispetto al recente passato e facendo comunque un’eccezione nel 2016, avere al 9 giugno un allenatore come Piero Bucchi alla guida di una squadra che punterà presumibilmente a risalire la china sin da quest’anno; avere già un DS ancora da testare ai massimi livelli come Valerio Spinelli ma comunque averlo; e, ripeto, sapere di avere un impianto come il PalaLottomatica come struttura da utilizzare per i prossimi 3 anni come campo di casa, ipotizzando quindi che si stia già pensando ad una nuova entità che dovrebbe diventare la tanto agognata “Casa della Virtus” – evitando perciò di ritornare tra 3 anni al Palazzetto dello Sport ristrutturato a dovere – non sono dei segnali a dir poco incoraggianti all’interno di un ultimo triennio quasi da encefalogramma dai valori a dir poco da bradipo femmina incinta?
Due piazze quindi con due storie che devono e che restano diverse quindi, partendo da presupposti diversi ma che simboleggiano da angolazioni diverse la voglia di avere un obiettivo importante, sicuramente parametrizzati alle attuali condizioni di partenza e che puntano non solo a partecipare bensì a vincere.
Attendo fiducioso nei prossimi giorni altre, interessanti e stimolanti notizie ma non solo da Brescia e Virtus Roma, ormai “lanciate” in questa bella corsa alla crescita fuori dal campo. Le attendo anche da altre piazze italiane perché credo nell’effetto domino, nella sana voglia di competere nel misurarsi al meglio nello sport e perché credo che esempi positivi come questi facciano solo del bene a tutta la pallacanestro italiana.
Fabrizio Noto/FRED