Dunque complimenti a Milano, all’EA7, ai giocatori, alla dirigenza ed al suo allenatore. Ha vinto il suo scudetto numero 28 senza se e senza ma. Senza storie, lamenti, dimostrando in campo quello che in molti abbiano immaginato dall’inizio della stagione: che in Italia fosse la più forte. Punto e basta.
Da qui a vincere poi il passo non è mai così semplice e per alzare il trofeo bisogna giocare le partite, soffrire, rispondere agli avversari, affrontare una stagione piena di impegni – l’Eurolega, la Coppa Italia – che porta una squadra come Milano a giocare molte partite. E quindi la vittoria è tutt’altro che scontata e non si vince per diritto divino: bisogna “combattere” per essere i primi. l’EA7 lo ha fatto e giustamente oggi si gode il trionfo. Bene, bravi, bis.
Il discorso si sposta su Trento. Seconda finale consecutiva, seconda volta seconda. Dispiacere, dolore, pianto, rimorso. Ci sta tutto, è giusto che sia così. Oggi. Ma passato questo momento arriva quello della riflessione e dell’ottimismo, offerto paradossalmente proprio da questa doppia sconfitta in due finali di seguito. Perché la storia del campionato di pallacanestro offre almeno tre storie dalle quali partire per continuare a dare l’assalto al titolo: tre squadre che come Trento hanno prima affrontato la loro prima finale scudetto e poi vinto. Anzi, le loro prime finali scudetto e poi vinto.
Primi anni ’80. Scavolini Pesaro. Nella stagione 1981/82 squadra allenata da Petar Skansi aveva nel roster gente come Walter Magnifico, Dragan Kicanovic, Roosvelt Bouie, Domenico Zampolini, Mike Silvester. Prima alla fine della RS in finale viene battuta 2-0 dall’Olimpia Milano. Nel 1985 con Sacco in panchina, Zambalist Friedrick, Ario Costa, Stan Pietckiewitz e Darren Tilis al posto di Kicanovic e Bouie, arriva di nuovo in finale e viene di nuovo battuta da Milano, 2-0. Pesaro deve aspettare tre anni per arrivare al primo scudetto della sua storia, 1988 vs Olimpia Milano. Ma qui si tratta di tre finali in sei anni in fondo.
Senza finali alle spalle, il BancoRoma di Valerio Bianchini nel 1982 arriva in finale e vince il primo ed unico titolo della sua storia in una serie di finale passata alla storia come leggendaria contro l’allora Billy Olimpia Milano…questto ricordo ci servirà tra poco
Bene, parliamo di Caserta allora. In finale per due anni di seguito nel 1986 e nel 1987. Per due volte battuta da…Olimpia Milano. Nel 1991 torna in finale e vince il primo scudetto della sua storia vincendo 3 a 2 la serie di finale con…Milano!!!
Anni ’90. Fortitudo Bologna. Tre, dico 3 finali scudetto consecutive: nel ’96, ’97, ’98. Una crisi di panico nell’ambiente della F Bolognese così visceralmente attaccata alla pallacanestro al punto da farsi un vanto, nella tifoseria più calda e divertente con uno striscione in quegli anni :”Non abbiamo mai vinto un c…” che veniva esposto accompagnato da un coro che ripeteva la scritta. Avversarie vincenti in quelle finali Milano, ovviamente, Treviso e la Virtus Bologna col famoso tiro da quattro di Danilovic di cui da poco è ricorso l’anniversario. Nel 2000 però la F è tornata in finale e questa volta ha vinto: tre ad uno la serie con la Benetton Treviso e “delirio” di allegria a Bologna nella parte fortitudina.
In tre casi su quattro casi appena raccontati è stata l’Olimpia Milano la finalista della prima volta di Roma, Pesaro e Caserta. Allora l’Aquila ha tutto per sperare e continuare. Organizzazione, dirigenza, allenatore, risorse, palazzo, tifo e soprattutto progetti e idee chiarissime. In bocca al lupo
Eduardo Lubrano