Da circa tre anni scrivo anche per All-Around.net. E da circa tre anni mi sono spesso trovato ad essere dubbioso su cosa pensare e scrivere sul numero 13 della Virtus Roma, Tommaso Baldasso.
Sgombriamo subito il campo da un equivoco: talento e fisico ci sono in abbondanza per giocare anche al piano di sopra come si dice oggi. Ma…
Ma una certa difficoltà a gestire quel talento, una sua certa presunzione chissà se vera e fasulla, comunque visibile e leggibile specie quando si autodefinisce “illegale”. Quel suo essere protagonista più da comprimario che da solista nel ruolo principale di playmaker, quella sua diatriba con i tifosi nella scorsa stagione che ho trovato inutile da una parte e dall’altra…
Questo tutto e la sensazione di un’esplosione non ancora nemmeno accennata di un giocatore ormai ventenne (io sono della scuola slava per cui a 20 anni se sei capace bene altrimenti amen) mi ha spesso fatto scrivere e parlare di lui con una certa ammirazione ma anche con diffidenza: a 56 anni ne ho visti tanti, troppi di giocatori talentuosi che a causa di un carattere non in linea col talento appunto non hanno reso felici allenatori, pubblico e soprattutto sè stessi. Così confesso che ormai li guardo con distacco, ne ammiro le perle che solo loro sanno offrire ma non mi innamoro più.
Però…però…insomma a Latina nella V^giornata di andata di questo campionato, Tommaso Baldasso ha fatto qualcosa che forse, ripeto e sottolineo forse, potrebbe farmelo valutare sotto un’altra veste. E se il ragazzo fosse cresciuto? Se, ripeto e sottolineo se, le lezioni di Fabio Corbani e Piero Bucchi da marzo ad oggi gli fossero entrate nella testa ed avesse imparato a disciplinare quel ben di Dio che ha ricevuto in dono dagli Dei del basket?
Partiamo dalle statistiche: 31 minuti in campo, 11 punti con 3/4 da 2, 1/3 da 3, 2/3 ai liberi, 4 rimbalzi difensivi, 4 palle perse, 2 palle recuperate, 8 di valutazione. Normali, anzi medie. E del tutto insufficienti a far capire che Baldasso ha vinto la partita finita 82 ad 84 per la sua Virtus sul campo della Benacquista. Sia chiaro la partita come sempre accade l’ha vinta la squadra. Che ha messo il suo playmaker nella condizione di fare le due cose necessarie per chiudere i giochi negli ultimi 23″.
Sin lì la gara era stata una specie di scalata dell’Everest per la formazione di Bucchi: senza Landi dall’inizio e Nic Moore dalla fine del primo quarto e con Henry Sims silenzioso fino a 3 minuti e mezzo dalla fine del secondo quarto. Dunque regia solo nelle mani di Tommy. Che ha in qualche modo armato la mano di Sims che ha prodotto 26 punti in 22 minuti circa. Finito il lavoro del lungo (con un tecnico e quinto fallo) si era sull’80 a 78 appunto a 23″ dalla fine. Tripla di Baldasso, serena, giusta da prendere, non forzata. I liberi successivi di Fabi hanno rimesso la partita in parità. Ed allora il numero 13 romano (piemontese di nascita) ha preso la palla con 21″ da giocare e si è mangiato la difesa pontina con una penetrazione verso sinistra chiusa con la mano destra – che nelle giovanili avrebbe suscitato le urla di tutti gli allenatori – con 5″ per chiudere. Nulla da fare per Latina e vittoria per Roma.
Sfrontatezza giovanile? Esuberanza?Disperazione? Esecuzione di consigli del coach? Può darsi. Ma io ci ho visto un giocatore che ha fatto le due cose necessarie a far vincere la squadra. Con lucidità e freddezza. Forse ho visto la nascita di un altro giocatore. O forse si è manifestato per quello che finalmente è.
Eduardo Lubrano