La cavalcata dell’Olimpia in LBA dopo 12 vittorie si ferma in quel di Avellino e si spegne anche la speranza e il sogno di chiudere imbattuti un intera Regular Season. Non che conti qualcosa ma è un peccato perché questa squadra aveva i mezzi per realizzare un impresa che sarebbe stata storica ed irripetibile anche considerando le varie disgrazie occorse alle altre squadre.
Una di queste è certamente la Scandone Avellino che, partita con un roster di tutto rispetto e attrezzato per il doppio impegno campionato-coppa, tra infortuni ( Costello), crisi societarie che hanno messo in fuga il leader Norris Cole e ombre sui tesseramenti (Young) stava vivendo un momento di certo non facile.
Ma il risultato finale di questa sera ribadisce una volta di più che in campo non ci vanno i budget ma giocatori con i loro sentimenti, con il loro cuore: e fortunatamente ogni tanto nel basket più che in altri sport accade che Davide batta Golia.
Avellino deve ringraziare la serata monstre di Sykes che ha fatto a fette in penetrazione tutti i milanesi che si sono alternati a marcarlo chiudendo con il suo career high a 31 punti. Decisamente troppi da incassare per una difesa di rango superiore per stazza ed organizzazione come quella milanese.
E proprio dalla difesa sono arrivate le note dolenti: mai incisiva, sempre in ritardo sulle rotazioni, troppo esposta ai mismatch cercati in continuazione dalla Scandone e troppo arrendevole nel tenere uno contro uno Sykes ed anche gli altri esterni irpini. Così, oltre che incassare punti facili, non si riusciva nemmeno ad innescare il contropiede o la transizione e per Milano diventava tutto più difficile.
Anche in attacco devo dire che la prestazione di squadra è stata veramente sotto tono. Poca circolazione di palla, scarsa precisione nelle triple e continua tendenza del palleggiatore a risolvere tutto da sé a pochi secondi dai 24 secondi. Ho contato veramente pochi tiri aperti rispetto alle abitudini della squadra di Pianigiani.
Le cause? Beh, la stanchezza inflitta da un calendario troppo fitto in primis e lo sappiamo tutti ormai. Certo che anche la scelta ormai conclamata del coaching staff Olimpia di diminuire sì in campionato i minuti dei vari James e Micov ma non in una misura drastica ha ed ha avuto la sua rilevanza.
Chi mi legge abitualmente sa che è da tempo che sostengo la tesi dell’impiego di minutaggi ben diversi tra Eurolega e campionato (30 a James in Eurolega, 10 in campionato ad esempio) se si vogliono preservare le energie sia mentali che atletiche dei cardini di questa Olimpia a meno di un allargamento del personale a disposizione, altra strada che la dirigenza ha sbarrato fin dall’inizio dell’autunno (e che si potrebbe riaprire solo in caso, probabile al momento, di assenza prolungata di Tarczewski).
Insomma, tutti problemi (con soluzioni annesse) che dibattiamo già da tempo su questi schermi. Intanto però la stagione va avanti e l’Olimpia, oltre a perdere colpi in Europa, ora deve iniziare a fare i conti anche con il mercato interno per usare un termine del campo economico.
Visti gli esiti degli ultimi finali punto a punto è lecito anche porsi due interrogativi sull’opportunità di lasciare sempre e comunque palla, decisioni e responsabilità nelle mani e sulle spalle di Mike James. L’assioma eroe quando si vince e somaro quando si perde che tanti tifosi fanno in fretta ad elaborare lo trovo piuttosto fuorviante.
Credo invece che Pianigiani debba costruire una mentalità di squadra per cui anche negli ultimi possessi prevalgano la circolazione di palla e il gioco di squadra, sia per risaltare le doti offensive notevoli anche degli altri 4 componenti sia per non diventare troppo prevedibili per le difese.
Vedremo già da giovedì in casa contro il Buducnost dell’ex Repesa (all’esordio)e dell’ex avellinese Norris Cole se qualcosa potrà cambiare, posto che tutti ci auguriamo di non arrivare a giocarci la vittoria negli ultimi possessi.
Garbin Cristiano
@garbo75