Firenze è una delle città più belle al mondo ma di certo non va molto d’accordo con il mondo Olimpia: da quando le Final 8 si giocano al Mandela Forum i biancorossi hanno raccolto soltanto profonde delusioni. Come dimenticare la scoppola dello scorso anno contro Cantù? Ed ora quest’anno, con una partita dallo svolgimento diverso ma dall’esito medesimo. Bus della squadra sulla A1 in direzione nord già nella serata di giovedì.
Tutto ciò però ha ben poco a che fare con cabala e superstizione ma è una sconfitta le cui radici sono iniziate a crescere tempo addietro. Perché, fermo restando che in campo ci vanno i giocatori e che sono loro che tirano a canestro, la sommatoria di scelte strategiche e filosofiche da parte della società e altre tecnico-tattiche da parte dello staff tecnico da inizio stagione ad oggi ha presentato il conto tutto d’un colpo.
Certo, la quasi totalità di tifosi ed addetti ai lavori non si capacita di come l’Olimpia possa perdere contro realtà che hanno 1/10 del budget e la risposta, anno dopo anno, è sempre la stessa. I soldi non fanno canestro e bisogna spenderli bene per costruire una squadra organica e non un ammasso di figurine, cosa che l’edizione 18-19 dell’Olimpia non è mai parsa a dire il vero.
Se spostiamo l’orologio ad agosto alla presentazione della squadra si respirava un clima di ottimismo, certi o quasi che in Italia nessuna squadra avrebbe dato fastidio all’egemonia milanese data l’enorme sproporzione tra le risorse economiche in ballo, come se assommare talento portasse alla vittoria in automatico, come se il passato non avesse insegnato nulla.
E proprio ad agosto che ci si aspettava, per completare in maniera sostanziale un parco giocatori buono ma con poche varianti tattiche specie nel settore lunghi, l’ingaggio di un ala pivot di qualità. Non è mai arrivata ma provate a chiedere a Sacripanti e Pianigiani se ci fosse stata quanto avrebbe impattato sulla gara dell’altra sera…
Altro errore, meno grave, quello di non aver ingaggiato un sesto italiano vero magari anche a stagione in corso. I candidati e candidabili non sono molti è vero ma abbiamo sempre pensato che una squadra che vuole davvero essere grande non deve mai lasciare nulla al caso se ne ha la possibilità perché, come abbiamo visto, la sfortuna nello sport esiste eccome.
Gli infortuni fanno parte del gioco e se non si poteva certo prevederli, si poteva in qualche modo far risparmiare fatica e minuti a chi ha visto il minutaggio crescere a dismisura allungando la panchina per quanto possibile.
Scelte societarie dunque, perpetrate con l’ostinata volontà di non ricorrere al mercato subito dopo l’infortunio di Nedovic contestuale a quello di Della Valle e di andarci invece con troppa fretta dopo quello di Tarczewski (ovviamente ci riferiamo all’ingaggio di Omic).
La volontà di prendere a tutti i costi (esattamente con un bell’assegno a molti zeri per liberarlo, a Podgorica ancora stanno festeggiando…..) di fatto un tappabuchi alto e grosso ma con esperienza di Eurolega si è rivelata un altra scelta infelice. Omic riassume i difetti di Gudaitis e Tarczewski, ha la lentezza del primo e la poca pericolosità in post del secondo e s’incastra pochino con il tipo di gioco praticato dal team.
A conti fatti sarebbe stato molto meglio scegliere un ala-pivot atletica , mobile e con tiro da tre, anche a costo di andarla a prendere oltreoceano senza esperienza europea. Uno tipo Derrick Williams insomma, tanto per indicare un giocatore che, pur senza esperienza, mi pare non stia andando malaccio ed è stato autore di una gran partita al Forum di Assago aiutando il Bayern ad espugnarlo (e quella sconfitta potrebbe pesare parecchio).
Già a luglio da queste righe ci si aspettava quel tipo di giocatore https://all-around.net/2018/07/24/lega-a-postemobile-mercato-2018-19olimpia-milanomanca-lultimo-tasselloecco-i-possibili-candidati/. Pensate come sarebbe andata a finire questo quarto di finale con Jordan Mickey al posto di Omic……Occasioni a saperle cercare se ne sarebbero trovate anche nella NBA (Luke Kornet per fare il primo nome che mi viene in mente) , ma anche solo guardando in G League qualche profilo interessante si sarebbe potuto provare (Boucher su tutti, ma anche Wood).
Altre scelta molto discutibile è stata la decisione di mandare in tribuna Nedovic, Bertans e lo stesso Tarczewski. Se per Bertans i sostituti comunque davano garanzie non altrettanto si può dire per gli altri due. Nedovic, appena rientrato domenica contro Pesaro, è (o avrebbe dovuto essere) perno fondamentale di questa squadra e quindi anche se per pochi minuti sarebbe stato meglio averlo nei 12 (sempre col senno di poi).
E il pivot di origini polacche, fermo per un infortunio al pollice che non credo lo abbia messo fuori forma atletica, avrebbe potuto dare una bella mano là sotto considerando anche l’assenza di Kravic per la Virtus. Ovviamente qualcuno avrebbe dovuto andare in tribuna, non sarebbe stato facile scegliere e non lo sarà nei playoff. Fossi stato io a decidere contro la Virtus avrei optato per tribunare Omic e Kuzminskas dando minuti a Burns e Fontecchio da 4 .
Veniamo ora alle decisioni prese direttamente da coach Pianigiani. Da più parti a novembre e dicembre ci si scagliava contro l’ex coach della nazionale per i minutaggi eccessivi di James e Micov. Sarà un caso ma James ha giocato malissimo perché oltre a forzare tantissimo non è stato lucido nelle decisioni prese ed a dimostrarlo c’e’ il numero degli assist, di molto inferiore alla sua media. E Micov ha giocato discretamente ma comunque non certo a il suo livello abituale: e i 4 liberi in fila sbagliati sono più che un campanello d’allarme.
In più questo sovrautilizzo ha giocoforza ridotto il minutaggio degli italiani anche in campionato, anche in partite facili, facendoli sentire più un peso che una risorsa. Ed ovviamente ora non si può pretendere che i vari Burns Fontecchio e Della Valle possano recitare da protagonisti non avendo mai avuto un ritmo partita costante.
E poi c’è un discorso meramente tattico: Pianigiani non è noto per essere un coach che sa adattarsi alle varie situazioni che si vengono a creare in una gara secca. Non a caso, pur avendo avuto sempre la squadra di gran lunga più forte, alle Final 8 ha perso spesso e volentieri (4 volte su 7), così come ci ricordiamo di come alle F4 di Eurolega e ai quarti ad Euro 2015 in nazionale contro la Lituania ricevette molte critiche per le sue scelte.
Contro la Virtus ad esempio il ritmo avrebbe dovuto essere diverso, invece giocando a due all’ora si è fatto un favore alla squadra di Sacripanti. Si sarebbe potuta provare una zona o una zone press mascherata per aumentare ritmo e possessi, si poteva esplorare di più il gioco in post per Nunnally o Micov, si poteva anche tentare di mandare fuori giri Taylor che non è noto per essere un ragioniere. Ma soprattutto le critiche sono rivolte all’aspetto difensivo, non del livello necessario a far vincere trofei e campionati.
Adesso per il coach ex Siena la partita contro il Maccabi diventa il crocevia di questa stagione poiché una sconfitta potrebbe significare l’addio al secondo obiettivo stagionale: vedremo se cambierà qualcosa perché siamo convinti che ora la pressione su di lui e sulla squadra sarà tremenda. E in caso di ulteriori fallimenti in estate con ogni probabilità si compirà l’ennesima rivoluzione.
Garbin Cristiano
@garbo75