Roma, 28 aprile 2019 – Una gara sostanzialmente leggera, godibile ed a tratti anche piacevole quella andata in scena questa sera al Palazzo dello Sport di Roma (non era chiamato “PalaLottomatica”? Chiedo scusa allora per l’errore reiterato in stagione), nel match d’andata della finale “Campione d’Italia dilettanti FIP” tra le due regine della Serie A2, al secolo Virtus Roma e Lavoropiù Fortitudo Bologna 103.
Finisce in parità al 40′ sul 77-77 questa Gara1, caso unico nel basket in cui appunto la sfida sportiva si aggiudica sullo scarto della doppia gara e che può accettare un nulla di fatto nel primo match, che di regola la pallacanestro non contempla. Quindi questo Trofeo verrà aggiudicato mercoledì 1° maggio al PalaDozza del capoluogo felsineo, con palla a due alle ore 18:00 e si ricomincerà dallo 0-0, punteggio che ovviamente premia gli ospiti di coach Antimo Martino il quale, a fine gara, non potrà che rimarcare la sua personale emozione nell’entrare in questo Palazzo oggi, da Head Coach, quando sino al 2010 vi entrava come secondo dei vari allenatori succedutisi sulla panchina della Virtus Roma.
Si diceva dunque di una gara godibile, leggera, senza enorme intensità sin dall’avvio e giocata quasi in scioltezza dalle due vincitrici dei rispettivi girone della Serie A2, in cui ad esempio la Virtus Roma ha avuto anche un +7 nel punteggio come massimo vantaggio in tutto il match (47-40 al 23′ con una tripla di Daniele Sandri), ma che i biancoblu bolognesi non hanno mai di fatto lasciare fare ai padroni di casa, un pò anche per qualche eccesso di confidenza dell’Urbe che non ha quasi mai avuto un feeling costante con il ferro avversario.
Del resto quando in campo hai gente come Maarten Leunen e Carlos Delfino dalla tua parte, devi quasi solo fare in modo che la gara ti scivoli addosso e cavalcarla come si deve. A nulla vale infatti che nei tre periodi di gioco la Virtus Roma abbia sempre chiuso in vantaggio (17-13 al 10′, 43-38 al 20′ e 59-56 al 30′), perchè poi conta il punteggio al quarto suono della sirena che ha appunto sancito un eloquente 77-77 e se Guido Rosselli avesse messo dentro un buon jumper da fuori a 5″ dalla fine, la Fortitudo avrebbe anche portato a casa un vantaggio di +2 su cui lucrare in Gara2 tra poco più di 72 ore.
Dal punto di vista tecnico, liberate quasi dall’obbligo del dover vincere a tutti i costi, le due squadre han fatto vedere sia le loro bellezze che le loro brutture. La Fortitudo ha fatto vedere come ad esempio si attacca una squadra come la Virtus Roma con un centro dominante come non mai, mettendo anche in difficoltà a volte il sontuoso Henry Sims di questa sera (20 p.ti, 12 rimbalzi), quasi l’Henry Sims ammirato a lungo nella prima parte della stagione: ottimo da fuori, a rimbalzo, al ferro, intimidatorio e servitore anche di ben 6 assist!! Senza un centro di ruolo, i lunghi di coach Antimo Martino hanno giocato quasi al gioco della campana: ora dentro, ora fuori; ora attacco in palleggio, ora do palla dentro sullo scarico o magari attirando l’Uomo Nero fuori dal pitturato. In questo Capitan Stefano Mancinelli si è sacrificato più degli altri ma quando hai un Carlos Delfino da 7 rimbalzi ed un Maarten Leunen da 8 più Guido Rosselli da 7, gente tra l’altro che vede bene anche il ferro dai 6,75, puoi anche cedere nel computo totale dei rimbalzi che ha visto la Virtus Roma prevalere per 49-40 e non era per niente scontato accadesse.
Dal suo canto coach Piero Bucchi, il vero protagonista di questa splendida cavalcata vincente, ha voluto evidenziare l’animus pugnandi di Bobo Prandin, colui che nelle gare più importanti ha dato il suo utile contributo alla causa nervosa di una squadra che stava proprio spegnendosi, nello sforzo di compiere quel passo che tutti aspettavano da loro, esaltando tra l’altro la voglia di un Daniele Sandri di ben figurare (12 p.ti), lui che la Legabasket A l’ha vissuta di più rispetto ai suoi compagni di cordata. Di contro, sebbene Aristide Landi abbia ramazzato ben 11 palloni nei pressi dei ferri ma abbia messo appena 5 punti in tutto (2/10 dal campo), la Virtus Roma ha evidenziato ad esempio la solita, flebile attitudine con il canestro avversario nelle situazioni di gioco “rotto”, su di tutti un Nic Moore da 2/13 dal campo che certifica gli Up&Down di colui che avrebbe dovuto prendere sempre per mano la squadra ma che lo ha fatto di rado in questo campionato.
Comunque mercoledì 1° maggio si vedrà chi ancora avrà voglia di battersi, magari limitando meglio i propri errori, sperando che Daniele Cinciarini o Kenny Hasbrouck non si accendano più di tanto al PalaDozza (13 p.ti per Il Russo, 10 p.ti per la guardia biancoblu), perchè dal suo canto questa Virtus Roma potrà opporsi magari con un Marco Santiangeli questa sera abbastanza positivo (10 p.ti per lui), e con un Amar Alibegovic che sta diventando sempre più che una certezza con i suoi 5 rimbalzi ed 11 punti al 40′ di gioco. Aspettiamo in un certo senso anche Tommy Baldasso, a volte questa sera un pò casinista (comunque 5 assist e 6 punti), perchè se lui s’accendesse allora questa titolo al PalaDozza potrebbe vincerlo Roma.
Sala Stampa
Piero Bucchi
“Nel match ci sono stati diversi alti e bassi, non è stata una partita particolarmente accesa da parte di entrambe le squadre, ma è stato comunque emozionante tornare nel nostro campo con la promozione in tasca. Rinnovo il ringraziamento ai tifosi, che anche oggi hanno dato il proprio contributo incitando la squadra, e a tutto lo staff, Daniele Michelutti, Lucio De Fazi, Fabrizio Santolamazza, il direttore sportivo Valerio Spinelli, Francesco Carotti, lo staff medico con il dottore Alberto Berardi, Davide Ivagnes, Alan Di Forte, Naomi Longobardi, il responsabile della comunicazione Fabio Lalli, IQUII e tutti coloro che hanno collaborato in questa stagione, un’annata intensa in cui ognuno ha saputo dare il proprio contributo”.
Virtus Roma – Fortitudo Bologna
Parziali: 17-13; 26-25; 16-18; 18-21
Progressione: 17-13; 43-38; 59-56; 77-77
MVP: un Henry Sims fantastico domina in area ma Carlos Delfino e Maarten Leunen non sono da meno…
WVP: Giovanni Pini delude, virgola alla voce canestri.
Fabrizio Noto/FRED