Il PalaCremonesi è una vera e propria bolgia. La palestra è piccola, gli spalti sono vicini al campo e pieni di tifosi di entrambi i lati; nelle orecchie delle giocatrici risuona continuamente un frastuono di tamburi, trombette e cori da stadio. Da una parte, un’enorme bandiera biancoblù viene trascinata tra le mani dei tifosi cremaschi per coprire le teste di tutti, mentre dall’altro lato della tribuna, la fazione villafranchese è vestita con le stesse magliette nello stile del tifo americano e segue a ritmo delle percussioni.
Questa era la folkloristica cornice di Parking Graf Crema – Ecodent Point Alpo Basket, gara di ritorno della semifinale dei playoff di Serie A2 femminile – girone Nord. Le veronesi provenivano da un vantaggio di +16 maturato nella partita di andata e dovevano cercare di conservarlo per accedere alle finali che si terranno contro la prima in classifica Costa Masnaga. Le due compagini si approcciavano a questa serie di playoff in modo diverso: le cremasche hanno vinto la Coppa Italia di Campobasso per la seconda volta consecutiva poco più di un mese fa. Nel viaggio di ritorno dal Molise, oltre al trofeo, hanno trasportato tanto entusiasmo contagioso che ha permesso loro di ottenere un secondo posto insperato.
Lo stesso entusiasmo è stato completamente perso dall’Alpo Basket: in seguito alla sconfitta al primo turno della kermesse di metà stagione, le giocatrici di coach Soave si sono ritrovate ad affrontare più di un infortunio importante ed un morale completamente a terra, tanto da cadere in picchiata dal primo al terzo posto in classifica e strappare solamente due vittorie nelle ultime sette gare.
Se state leggendo questo articolo, siete probabilmente a conoscenza del fatto che le veronesi sono però riuscite ad accedere alla finale del girone Nord. Domani, mercoledi 15 maggio, affronteranno la B&P Autoricambi Costa Masnaga nella gara di andata della finale che deciderà chi otterrà una storica promozione in Serie A1. Per questo motivo, andiamo ad analizzare la storia dell’ultimo mese di Alpo Basket e come il complicato incontro con Crema abbia plasmato la formazione biancoblù in vista dell’ultimo decisivo capitolo dei playoff 2019.
Dalla pagina facebook: Alpobasket ’99
Come detto in precedenza, la sconfitta subita contro Faenza nel primo turno delle Final Eight di Coppa Italia ha rovinato il percorso quasi perfetto della formazione di patron Renzo Soave: la società di Villafranca era prima nel girone Nord e credeva nella possibilità di ottenere il trofeo. Aveva incerottato come poteva alcune giocatrici in modo da presentarsi in condizioni sufficienti ma l’incubo della scorsa stagione – la finale di playoff persa con Faenza – si è ripresentato nuovamente mandando a casa l’Alpo.
Con il morale a terra, l’infermeria vedeva il centro titolare Veronica Dell’Olio, combattere con una fastidiosa fascite plantare. Inoltre, Virginia Galbiati ha dovuto stringere i denti nonostante i diversi problemi ai gemelli e soprattutto, capitan Maria Zanella ha terminato la propria stagione con il reiterarsi dell’infortunio alla spalla operata questa estate. Perdere tre pezzi di questo valore ha cambiato drasticamente le rotazioni per l’Alpo Basket che ha cercato di gestire un’emergenza quasi impossibile da risolvere. Nelle stesse parole di coach Soave ai microfoni di Villafranca Week si capiva che l’obiettivo era quello di presentarsi al meglio ai playoff: “Sarà un lavoro di gestione delle forze, cercando di portare avanti il nostro lavoro senza compromettere troppo la classifica”.
Almeno fino ad oggi, questa gestione a lungo raggio sembra aver dato i propri frutti: la squadra che ha giocato contro Crema sembra essere mille volte più intensa e preparata di quella che abbiamo visto per lunghi tratti dominare in campionato. Nell’assordante cornice del PalaCremonesi, la sconfitta era quasi inevitabile dopo il +16 di vantaggio, ma il modo in cui la gara è stata portata fino al termine ci ha regalato sprazzi di un potenziale finalmente espresso da quasi tutte le protagoniste di questo secondo atto.
I fattori positivi in vista della finale
– Esecuzione:
In primis, l’esecuzione dei giochi. Le dimensioni e l’agilità del roster biancoblù e quasi ineguagliabile nella lega femminile A2 e finalmente il coach ci ha mostrato con costanza degli ATO (after time out) funzionali e funzionanti. Non hanno eseguito una lista interminabile da football americano ma stagger, consegnati, blocchi ciechi: semplici lavori con le giuste varianti in base alla reazione della difesa che hanno un reale impatto sulla partita e regalano punti semplici all’Alpo. Crema ha fatto una fatica matta a seguire Ramò e Galbiati fuori dai blocchi grazie alla fisicità di Dell’Olio e Scarsi oltre che alla flessibilità di quest’ultime nella possibilità di aprirsi un tiro dall’arco. Se riusciranno ad essere costanti in questo aspetto potranno mettere in difficoltà le lecchesi.
– Gestione del tempo e dei momenti di una partita
Spesso durante la stagione, il grande difetto dell’Alpo era il cercare disperatamente di recuperare il punteggio in cinque minuti di rabbia poco organizzata e molto caotica. Soprattutto Zampieri e Dell’Olio che evidentemente sentono maggiormente il peso di dover guidare la squadra dal punto di vista realizzativo, si prendevano scelte discutibili di tiro pur di recuperare lo svantaggio. Questo non è avvenuto grazie ad una Sofia Vespignani strepitosa! Guardia nel corpo di un playmaker, primo passo bruciante, ma soprattutto – lasciatemi la concessione poetica – impossessata dallo spirito di Manu Ginobili, è molto brava a rubare i falli quando è più necessario. Nel momento di caos, ha sempre gestito il palleggio nel modo migliore ed ha fermato l’azione quando serviva. Se riuscirà a mantenere questa lucidità mentale sarà un grande valore aggiunto.
– Flessibilità difensiva
Coach Soave non è nuovo a dei matchup particolari: fidandosi delle capacità atletiche delle giocatrici che guida, ha spesso chiesto ad Elena Ramò – ala piccola alta 180 cm – di difendere sulle guardie avversarie. Quando sta bene fisicamente, la genovese è capace di prestazioni terrificanti dal punto di vista difensivo ed infatti il tecnico le ha concesso moltissimi minuti nel primo tempo di Crema. Quando si è attaccata a Francesca Melchiori, le ha concesso pochissimo, nonostante le avversarie puntassero dritte nella sua direzione. Se poi Ramò continuasse ad attaccare dal palleggio come ha ben fatto sui close out ed essere costante nel tiro dall’arco, diventerebbe l’ennesima arma di un arsenale vasto.
I fattori da correggere in vista della finale
– Adattarsi ai nuovi acquisti
Purtroppo, l’Alpo Basket non è riuscita ancora a trovare la giusta dimensione per Virginia Galbiati. Potenzialmente la giocatrice proveniente dal Geas di Sesto San Giovanni, potrebbe essere un cecchino infallibile ed invece, ancora fatica a trovare la propria posizione nell’attacco biancoblù. Galbiati è veloce sui blocchi, reattiva e rapidissima nello scoccare il proprio tiro: la missione è metterle palla in mano in condizioni positive, ma spesso questo tiro da veloce diventa frettoloso e da aperto diventa forzato. Per cercare ritmo, spesso prende l’iniziativa dal palleggio che ultimamente non sembra esserle fortunata. Sarà comunque una distrazione per la difesa avversaria che dovrà attaccarle una giocatrice.
– Nervosismo
Non è la prima volta che vediamo saltare i nervi alle giocatrici dell’Alpo. Nella gara di Crema, al culmine del momento più difficile della partita, in seguito ad un’insulsa palla persa, è partita un’occhiataccia di Dell’Olio verso Galbiati che ha gelato mezzo spalto. sul -17 che avrebbe sancito il passaggio del turno delle avversarie, gli atteggiamenti delle giocatrici erano tutt’altro che positivi. “Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere” per citare un noto film di commedia: L’Alpo Basket spesso soffre questi ribaltoni che vengono alimentati dal nervosismo di atlete che capiscono di non aver eseguito come il loro talento dovrebbe. Questa volta, grazie ad una tripla spacca ginocchia del centro Alpo, la gara è finita nelle mani di Villafranca, ma questo rimane un aspetto che deve essere controllato.