È il mondiale dei freak. Corpi anticonvenzionali che utilizzano il proprio fisico come nessun’altro sulla faccia della terra. Stiamo parlando di Giannis Antetokounmpo, Rudy Gobert, Nikola Jokic, stelle della NBA che hanno deciso di rappresentare il proprio paese ai mondiali di Cina per cercare di vincere quel trofeo che forse solamente quest’anno sembra essere molto più accessibile che in altri.
Mi perdonerete il titolo anglofono e sgrammaticato ma è un classico della cultura americana legata alla pallacanestro: can’t teach tall ovvero, non puoi insegnare l’altezza. Essere più alto è un vantaggio e dalle dimensioni di un giocatore si può costruire tutto il resto. Kevin Durant e Joel Embiid ne sono la dimostrazione pratica.
He's 7 feet tall, and you can't teach that. https://t.co/MTq3TChp3M
— Philadelphia 76ers (@sixers) January 21, 2018
Una delle principali preoccupazioni da parte dello staff tecnico di coach Meo Sacchetti nel percorso che ci ha portato verso la coppa del mondo 2019 è quella che vede la nazionale italiana mancare di peso e centimetri sotto il canestro.
la cosa che dobbiamo assolutamente fare, per come siamo costruiti, è aiutare tutti a rimbalzo: sarà fondamentale, tanto quanto correre
È un mantra: lo dice Marco Belinelli in un’intervista pre-mondiale ma lo ripetono anche Sacchetti e Datome in diversi termini e momenti. L’Italia deve correre, mettere in difficoltà sull’intensità atletica i lunghi avversari e lottare su ogni pallone per non regalare extra-possessi alle squadre più dotate da quel punto di vista fisico.
L’Italia ha bisogno di un centro di dimensioni accettabili per poter affrontare atleti come il mostro Rudy Gobert (2.16 m.) oppure Nikola Jokic (2.13 m.) e non vogliamo menzionare quei 15 minuti di qualità da parte di Boban Marjanovic. Alzare il ritmo di gioco ed essere ben strutturati sui tagliafuori serve a poco se dall’altra parte del campo c’è un atleta capace di creare un vantaggio palpabile solamente grazie alle proprie doti fisiche.
Al momento l’Italia non può dire di avere un vero centro: Paul Biligha, selezionato in quel ruolo del quintetto base, si stima attorno ai soli 2 metri di altezza, mentre è Danilo Gallinari il più alto (2.10 m.), non proprio il vostro centro tradizionale. Nelle seconde linee, abbiamo notato come Tessitori (2.08 m.) non troverà grande spazio, mentre Jeff Brooks (2.03 m.) potrebbe essersi dimostrato la scelta giusta durante la seconda gara del mondiale con l’Angola.
Le prime due partite della competizione cinese, a causa di avversarie un po’ troppo tenere, hanno regalato poco di quella che sarà la vera Italia nei prossimi scontri con Serbia e Spagna, però un paio di indizi sono scappati dal gioco di coach Sacchetti:
– Danilo Gallinari sarà fondamentale
Difendere sui lunghi non è mai stata la specialità della casa, ma nel primo stint cinese del Gallo l’abbiamo visto spendere molte energie nel limitare i centri avversari. Danilo non può permettersi di utilizzare i muscoli ma ha piedi più veloci e grande furbizia: nonostante i numeri non mostrino grandi anomalie (9 rimbalzi e 1 stoppata in due partite), in diverse occasioni l’abbiamo visto ottenere sfondamenti, difendere sul post togliendo la sedia e sacrificandosi sotto il colpo di un’inevitabile gomitata, ed è visibile il lavoro fatto per coprire facili linee di passaggio verso il centro area.
Per quanto riguarda i lunghi mobili come Blatche e prossimamente Jokic, conosciamo le capacità perimetrali di Gallinari e onestamente, non si vedeva un Danilo così atletico da qualche anno.
Il Gallo sarà in grado di difendere alla perfezione contro i freak di questo mondiale? No, nessuno, nemmeno in NBA, ci riesce, però il giocatore di Graffignana potrebbe dimostrarsi una delle armi di coach Sacchetti per limitare i mostri di atletismo e tecnica presenti nei top-team avversari.
– L’impatto di Jeff Brooks
Questa volta i numeri grezzi sono utili a comprendere l’impatto del giocatore. Jeff Brooks è solamente un 2.03 ma nelle prime due gara ha mostrato i propri mezzi atletici e grandissima energia: 15 rimbalzi complessivi e ben 7 offensivi conditi da 4 stoppate sono un buon biglietto da visita.
Atteggiamento positivo e grande verticalità che hanno convinto coach Sacchetti ad inserirlo nel quintetto iniziale del secondo tempo togliendo qualche minuto a Biligha che fino ad oggi partita come starter. Brooks è l’atleta che potrebbe dimostrarsi perfetto per quelli che saranno i cinque a giocarsi gli ultimi minuti di gioco: è abbastanza rapido negli aiuti ed ha piedi per cambiare su tutti mentre offensivamente ha esplosività oltre che poca paura di prendersi tiri dalla distanza.
Hackett – Belinelli – Datome – Gallinari – Brooks
Potrebbe essere la death lineup di memoria Golden State Warriors abbastanza flessibile per regalare 5 minuti giocando small ball al massimo dell’intensità provando a dare uno strappo importante alla partita. Tanti ottimi tiratori, giocatori che possono facilmente cambiare sui blocchi e tanta esperienza.
Stiamo dicendo che questo basterà per battere le migliori squadre europee? Forse no, ci sono tanti altri aspetti da considerare, soprattutto guardando ad una seconda linea azzurra un po’ traballante, ma credere in una partita perfetta utilizzando le armi a disposizione di Italbasket non è così assurdo.
In fondo l’Italia ha dimostrato anche in passato di essere capace di capolavori tattici. Crediamoci ancora.
Giuseppe Bruschi