Shangai, 5 settembre 2019 – Dopo aver rischiato grosso contro la Turchia e aver incamerato un successo rocambolesco e insperato, messo in cassaforte il primato nel girone E di Shangai, il cammino si fa decisamente in discesa per Team USA che, pur privo di Tatum (ai box almeno per un paio di partite per un lieve infortunio al ginocchio) e Smart, passeggia letteralmente sulle rovine del Giappone (98-45) senza mai permettere agli avversari di alzare la testa e guardare il tabellone.
Divario tecnico e fisico davvero improponibile, perché si possa parlare di “partita”: palla a due e in un amen è già 11-0, con i nipponici in timeout dopo aver dimenticato il closeout contro Joe Harris (10+5 e ancora 2/3 dall’arco, alla prima presenza nello starting five). Per veder muovere lo score orientale occorre aspettare due tiri dalla lunetta e quasi 5′, altri 2 per il primo canestro dal campo. Mai in apprensione per il risultato, Popovich inizia subito la girandola delle rotazioni: le sperimentazioni durante la partita saranno il pressoché unico motivo d’interesse tecnico della sfida.
23-9 al primo mini-intervallo, 40-10 dopo soli 14′ di gioco, il Giappone inutilmente proteso ad arginare lo strapotere offensivo degli avversari alternando difese a zona e a uomo: Team USA non tira benissimo, ma molto di più, grazie al dominio a rimbalzo (saranno ben 20 le carambole offensive). A fine primo tempo il punteggio recita, impietosamente ma fedelmente, 56-23 nonostante le forzature dall’arco degli americani, talora in difficoltà contro la zona schierata.
Il secondo tempo sarà un lunghissimo garbage time dedito ancora agli esperimenti. Sonoro 84-31 al fine terzo parziale, nell’ultimo quarto Kemba Walker (15+8) regala al pubblico un paio di giocate che, da sole, ripagano il prezzo del biglietto ad un pubblico che mostra comunque di divertirsi: arresto del palleggio, fake e tiro in sospensione, prima; transizione con palleggio dietro la schiena, cambio di passo e no look per Barnes, poi, e sugli spalti è festa grande, mentre sorge inesorabile la stella di Jaylen Brown (20+7 off the bench). Si tocca il +62, poi gli USA abbassano drasticamente i ritmi e concedono l’onore delle armi agli avversari, tra i quali, se si eccettuano un paio di flash notevoli del rookie Hachimura, brilla su tutti Baba (18), autore del miniparziale che permette alla nazionale del sole nascente di salvare l’onore della bandiera, impedendo, peraltro, con grinta, ai campioni in carica di toccare quota 100. Si chiude sul 98-45.
In una gara che ha davvero avuto ben poco da dire, ancora qualche spunto analitico sulla nazionale americana:
– la garra: voglia di dimostrare tutta la propria superiorità, quasi una reazione rabbiosa alla pessima prova di martedì, grinta da vendere fin dalla prima azione si sono abbattute sul malcapitato Giappone, davvero troppo ingenuo a questi livelli: Kemba e soci sono andati tutti a referto, affondando come il burro nei disegni difensivi di coach Lamas. Questi ragazzi hanno qualcosa da dimostrare e, se così sarà, batterli sarà dura per tutti.
– l’altra faccia della medaglia: ancora amnesie, ancora ritardi nelle rotazioni, ancora malintesi sui cambi difensivi, tante inutili forzature dall’arco, col tiro dai 6,75 troppo spesso apparso l’unica arma adottata contro la zona schierata: non sempre la ciurma del Pop si troverà di fronte una prima linea tanto distante dal cilindro dei tiratori…
– la zona: nel secondo tempo gli USA hanno schierato lungamente una inusitata e sorprendentemente ben coordinata difesa 2-3. L’avversario, d’accordo, non costituiva test probante, ma i sincronismi sono parsi quelli giusti e c’è da attendersi che lo staff tecnico possa riproporre l’esperimento in altre gare, magari contro avversari più temibili sotto canestro.
– i quintetti: altro esperimento interessante è quello che ha visto per la prima volta lungamente in campo insieme Brook Lopez e Mason Plumlee, con il primo impegnato ad aprire il campo, il secondo schierato in low post, in attacco, viceversa nella propria metà campo, dove Lopez era a guardia del ferro (7+4 e anche due stoppate al suo attivo). Più difficile esprimere un giudizio sulla coppia, che ha indubbiamente mostrato limiti soprattutto per via della lentezza di piedi, della quale il Giappone ha approfittato, specie nel primo tempo, per mettere a segno qualche canestro in più, punendo la scelta dei tempi di raddoppio di Plumlee nella parte centrale del secondo quarto. Esperimento rivedibile, ma anche questo da immaginare nell’ottica della preparazione a sfide fisiche ben più probanti nel pitturato, a partire dalla prossima, la prima del secondo turno, sabato 7, alle 14,30 italiane, contro la Grecia di mister MVP Giannis Antetokounmpo.
Orgoglio, oggi, ne abbiamo visto, ma a Shangai, diciamocelo, si è quasi scherzato: a Shenzhen il gioco si farà duro e vedremo di che pasta è davvero fatta la detentrice del titolo…
Marco Calvarese