Ecco la sorpresa delle sorprese: nel primo quarto di finale del Mondiale cinese la squadra che tutti davamo almeno sicura in finale, la Serbia, ha perso 97 ad 87 con l’Argentina di “nonno Scola” e se ne torna a casa delusa, arrabbiata e con molti rammarichi. Su sè stessa e sull’aver affrontato una squadra che in questa partita si è dimostrata più forte in tutto: tecnicamente, agonisticamente, tatticamente e via dicendo.
Elogi a Luis Scola che ad aprile ha compiuto 39 e che giocava già il Mondiale americano del 2002, ma anche a Facundo Campazzo, 28 anni e 179 centimetri di altezza imprendibile in campo per velocità di gambe e di idee soprattutto che oltre ad aver messo 18 punti nel canestro serbo ha preso 6 rimbalzi e distribuito 12 assist; menzione d’onore per Patricio Guarino, 26 anni, una sentenza dal campo così come lo è stato Luis Vildoza, 24 anni, micidiale nei momenti topici della gara a tenere in piedi la sua squadra. E poi tutta l’Argentina con Gabriel Deck anche lui 24 anni che ha 48″ dalla fine ha rubato la palla a Micic e schiacciato il pallone sul quale i sudamericani hanno cominciato la festa perché è stato quello del 95 ad 85.
Il tabellino che leggete qui vi racconta di una squadra, l’Argentina che ha sofferto a rimbalzo, 42 a 29, come era lecito attendersi ma che ha preso quelli importanti nel quarto periodo; che ha tirato col 44% da tre che è una percentuale ottima e che si è condivisa 22 assist segnale del piacere di giocare insieme. Di contro la Serbia ha tirato un orribile 28 per cento dai 6.75 metri ed ha perso 16 palloni che non sarebbero nemmeno un’enormità se molti di questi non fossero state vere e proprie sciocchezze che contro una squadra di “furbi” come lo sono tradizionalmente gli argentini è peccato mortale. La squadra di Bogdanovic, ancora una volta il più prolifico per i suoi, ha pagato forse un peccato di presunzione velata:”Siamo più forti, siamo predestinati, più grandi e grossi, in un modo o nell’altro vinciamo anche questa“.
Perché giunti all’inizio del quarto periodo – per trenta minuti la partita è stata bellissima in sostanziale parità con piccoli vantaggi al massimo di 8 punti dell’Argentina ripresi dalla Serbia – sul 68 a 67 dopo 20″ dall’angolo destro dell’attacco serbo, Guduric ha esploso una tripla che ha messo la sua squadra in vantaggio, 68 a 70, dando la sensazione che potesse continuare quella buona fase vista nella seconda parte del III°quarto quando dal 66 a 59 la formazione di Djordjevic ha preso un pò di abbrivio per recuperare e farsi minacciosa. L’illusione è durata poco perché dopo un minuto da quella tripla, Garino, altro giocatore di concretezza super, ha piazzato un canestro da 3 per il sorpasso e poi Campazzo ha raddoppiato la tripla per cui a 7’452 dalla sirena finale si era sul 74 a 72. Il canestro di Jovic del 74 a 72 ha solo ritardato l’onda lunga biancoazzurra che è arrivata annunciata ancora da Garino e poi da Sua Maestà Luis Scola.

Luis Scola-Argentina
Il quale dopo aver tirato 0 su 3 da tre negli ultimi frangenti ha deciso di risolvere la questione a modo suo e cioè tagliando l’area serba ed aspettando il puntuale rifornimento di Campazzo: uno-due, 80 a 73 con un canestro da rimbalzo offensivo cadendo indietro ed uno in appoggio. Tap-in di Campazzo per l’82 a 73 ma Bjelica – uno dei più grintosi della Serbia – riequilibria l’ansia e fa 82-76. Entra in scena Laprovittola che fa un bellissimo canestro con tiro libero aggiuntivo e poi di nuovo Scola con un altro uno-due e quando mancano 2 minuti alla fine siamo 89-80. Nessuno della Serbia si arrende ma ormai i ragazzi in blu giocano solo in modo individuale e non sempre va bene. Campazzo sbaglia due liberi ma si riprende con un dai e vai da manuale con Scola, guarda la tripla di Bogdanovic del 91 ad 85 poi segna da due ed assiste alla rubata di Deck di cui abbiamo scritto in apertura.

Bogdan Bogdanovic – Serbia
L’Argentina torna fra le prime quattro del mondo dopo 13 anni, era l’edizione del 2006 in Giappone quando finì quarta battuta nella finalina dagli Usa, dopo che nel 2002 era stata battuta nella finale da quella che allora si chiamava ancora Jugoslavia ai Mondiali americani.
https://youtu.be/oYOYWx9Q_WQ
Eduardo Lubrano