No, non è stato un agosto qualsiasi, fatto di gossip e allenamenti individuali, quello dei Brooklyn Nets. C’è la cronaca ed è bella corposa, stavolta, carica di significati e dolci promesse per il futuro bianconero. Motivo per cui, dato uno sguardo volutamente distratto, con la coda dell’occhio, ai primi ranking estivi, per quanto autorevoli, per farci un’idea di cosa aspettarci dal futuro prossimo, vi racconteremo tre storie, suggestive e affascinanti, tre uomini che hanno segnato di sé il mese in questione ma che, soprattutto, attraversano la storia recente della pallacanestro e, in varia misura, quella della franchigia delle cui gesta vi narriamo ormai da anni. Allacciate le cinture….
ESPN fa le carte… L’autorevolissima testata sportiva americana ha emanato il suo ranking per la prossima stagione e, udite udite, ai Nets ha riservato 40 vittorie e l’ottava piazza della Eastern, appena sufficiente per accedere alla post-season. Detto che non ci appassionano i ranking estivi e che, a questo punto della offseason, ogni opinione motivata merita rispetto, ci sembra abbastanza improbabile che il mercato estivo veda i bianconeri regredire rispetto alla passata stagione.
…ma #stillawake risponde di briscola. La squadra è molto cambiata, è vero, ma non fino al punto di non trasmettere segnali di continuità, tanto nel suo young core (Dinwiddie, Harris, Levert, Kurucs, Allen, lo stesso Pinson, sono affiatati, e rappresentano una fetta importante del futuro), quanto dal punto di vista tecnico, con molti giocatori che promettono di calcare le orme dei partenti e di adattarsi in modo naturale alla filosofia di gioco motion oriented di Kenny Atkinson (ne abbiam parlato nello scorso numero). I ragazzi sono visibilmente in crescita e Levert (sul quale torneremo dettagliatamente) è in odore, se sano, di breakout season. Intimidazione in area, rimbalzi, pick and roll sono destinati a giovare dell’arrivo di DeAndre Jordan, un uomo-chiave, per quanto in parabola discendente, perché può far crescere Allen e supplire, nel frattempo, alle sue lacune. Il nucleo di veterani garantisce la medesima solidità della passata stagione e, probabilmente, anche qualche punto in più, specie con Chandler, per lo meno…quando sarà a disposizione (ci torniamo a breve). La second unit è, sì, molto cambiata, ma non sembra aver meno potenziale, con SD, Temple, Nwaba, Claxton, Kurucs, Jordan: sembra, anzi, aver guadagnato in fisicità, difesa, atletismo. Può aver, forse, perso qualcosa in termini di punti nelle mani, con Levert e Harris destinati, con ogni probabilità, allo starting five. Anche su questo fronte, torneremo con il rumor del mese…
Last but not least, il quintetto titolare, pur destinato a restare orfano di un certo Kevin Durant almeno per l’intera regular season, non ci pare aver perso smalto, invariato per 3/5, e con l’aggiunta di Prince in vece di Dudley o Carroll, e di Kyrie Irving (!) al posto del sempre rimpianto D’Angelo Russell e in veste di superstar. Peraltro di casa e, almeno finora, sul binario giusto per divenire il trascinatore del Barclays.
Per cui no, #stillawake non stilerà ranking, ma rispettosamente dissente da ESPN: i Nets, anche senza KD, meritano di più. Vedremo chi avrà ragione…
Anche perché, nel frattempo…. Joe Harris, puro fiore colto nel deserto, in tre anni passato dai tagli di Cleveland e Orlando (chissà se ancora si mordono le mani) al trionfo nel Three Point Contest 2019, tra meriti propri e rinunce altrui si è guadagnato l’onore di rappresentare il proprio Paese ai mondiali FIBA in corso in Cina. Un ulteriore motivo di vanto per i Nets che, anche grazie a Joe “buckets”, sognano sempre più in grande!
Salvate il soldato Ryan. Wilson Chandler, il Dudley del 2020, colui che, umilmente, aveva definito sé stesso come un soldato semplice pronto a combattere mettendosi a disposizione dei leader del gruppo e della squadra, ha pensato bene di marcare visita prima di partire per il fronte, facendosi pizzicare positivo ad un anabolizzante. Vane le giustificazioni, adducendo terapie farmacologiche in corso e la recente iscrizione dell’ipamorelin all’elenco dei dopanti: l’atleta è stato sospeso per 25 partite, a decorrere dal 1 novembre prossimo. Il che vuol dire due cose: che il giocatore non vedrà il campo fino alla seconda metà di dicembre e che si apre, per Brooklyn, uno spot da colmare. Occhio, perché, essendo i Nets ormai al centro della scena, subito sono fioccati rumors sul possibile sostituto…
Ma, siccome piove sempre sul bagnato… è notizia, di poco tempo fa, l’arresto di Rodions Kurucs con l’accusa di aggressione nei confronti della (ormai ex) fidanzata. Secondo gli inquirenti, il giocatore avrebbe tentato, alcuni mesi fa, nel corso di una furibonda lite, di strangolare la donna causandole lesioni varie ma di lieve entità. I due si sarebbero poi rappacificati, per poi lasciarsi successivamente e per altre ragioni; subito dopo la separazione, sarebbe partita la denuncia. La franchigia, esterrefatta, si è resa disponibile a collaborare con le indagini ma ha promesso massimo riserbo sulla vicenda. Difficile ipotizzare una bolla di sapone: la società americana, e la NBA di riflesso, giustamente, è molto sensibile al tema della violenza domestica (quando viene alla luce) e non è tenera con i responsabili…Staremo a vedere. Certo è che la sfiga, smaltiti i fumi della sbornia di mercato, sembra essere tornata a vederci benissimo e a stringere di nuovo nella morsa i Brooklyn Nets.
Tuttavia, le buone notizie, anche ad agosto, non mancano e portano la firma degli uomini del destino.
Joe Tsai. A sorpresa, il fondatore di Alibaba, uno degli uomini più ricchi del pianeta, con due anni di anticipo diventa unico proprietario di franchigia e arena, per una cifra mai vista prima nel mondo dello sport: 2,35 miliardi di dollari.
Esce, dunque, di scena il controverso Michail Prochorov, protagonista di un’epoca che va dal trasferimento dal New Jersey a Brooklyn al momento attuale, passando da un progetto nato già squinternato (spese folli per vincere subito) e culminato nella shock trade del 2013, quella che ha portato Pierce e Garnett, in piena parabola discendente, a completare un quintetto sulla carta da titolo, nella pratica perdente (anche per la sovrapposizione di infortuni, per carità), cedendo, in cambio, tutte le prime scelte future fino a…quest’estate. Risultato: non vince nulla e si ritrova a dover ricostruire senza mattoni. Il magnate russo, tuttavia, capita la durissima lezione, ha saputo brillantemente invertire la rotta, chiamando al capezzale del malato un rianimatore giovane e dalle idee ferme e innovative, che ai mattoni mancanti ha sostituito solido cemento sulle cui fondamenta si intravede il sorgere di un radioso e duraturo futuro.
Non da filantropo, ha agito Prokorov, bensì portandosi a casa, come premio per la riuscita inversione di rotta, un lucroso profitto (aveva speso 800 milioni di dollari per acquistare i Nets e qualche altro centinaio, successivamente, tra mercato e Barclays…). Un investimento fruttuoso, non c’è che dire. E se, nel grande circo dello sport professionistico come in economia, i conti si fanno alla fine, Prochorov esce con stile, da consumato attore protagonista: raccolta una franchigia allo sbando, con record 12-70, la lascia come parte viva ed emergente di un mercato infinitamente più grande (quello di New York), con un progetto tecnico riconosciuto e potenzialmente vincente, con due superstar capaci di catalizzare marketing e sogni a livello mondiale.
Bello. Un successo! Magari raggiunto attraverso un percorso un tantino frastagliato, eterodosso ed eclettico, ma tant’è… Eppure ancora nulla, in confronto a quello che si prospetta per il suo successore. Passiamo dalla Russia alla Cina, ovvero, potenzialmente, al più grande mercato al mondo. Prende le redini della franchigia un uomo che ha già lasciato trapelare l’intenzione di spendere, ben sapendo che il ritorno, in termini di marketing, ha il cielo come limite, forte di due superstar di grido e di una solidissima cornice tecnica e di un progetto lungo la cui direttrice il neo-proprietario ha ampiamente mostrato di voler muovere i primi passi con piena fiducia. Sa di avere tutte le carte in regola per divenire un vincente, il primo in assoluto proveniente da un altro mondo, in una terra fertile e in continua espansione come quella della NBA. L’operazione profuma di stabilità e di garanzie per il futuro di una franchigia che, fino ad appena un anno fa, qualcuno si permetteva ancora di liquidare come “senza speranze”. Tsai, da navigato uomo d’affari, ha fiutato aria di business ed ha anticipato le sue mosse cogliendo l’attimo, quello che ha tutta l’aria di essere il punto di svolta per una squadra in procinto di scalare il ranking (checché ne dica ESPN) e…l’Empire State Building, assumendo la leadership sportiva nel dorato scenario della Grande Mela. Hei, Joe (Jimi Hendrix ci concederà la citazione)…sarai l’uomo del destino per i Nets di Brooklyn?
Caris Levert. Non è mica un caso che la prima operazione griffata dal neo-proprietario sia stata l’estensione contrattuale di Levert, due mesi prima che il ragazzo acquisisse lo status di RFA! Oppure sì, forse è stata la mano del destino a far sì, suggestivamente, che il filo che lega il futuro bianconero e quello di una delle migliori promesse del basket mondiale si annodasse intorno alla stilo di Tsai e fluisse, con l’inchiostro, sul triennale da 52,5 milioni firmato (altra impronta del Fato) proprio nel giorno del suo venticinquesimo compleanno. Fatto sta che, dopo essere stato il primo universitario scelto da Sean Marks, voluto al punto da sacrificare Thaddeus Young per averlo, dopo essere appena divenuto il veterano di più lungo corso in canotta bianconera, Levert assurge anche, simbolicamente, al ruolo di traghettatore dall’era russa a quella cinese, incarnando la continuità del progetto tecnico nonché la saldatura tra l’era durissima del rebuilding e quella (si spera) luminosa delle grandi star, tra chi canta e chi porta la croce: colui che, insomma, tiene insieme tutto e lo accompagna verso la vittoria!
Trait d’union naturale tra passato e futuro, tra stelle e gregari: è un ruolo che si addice, eccome, ad uno dei giovani più sottovalutati della Lega e del mondo, forse proprio per via della franchigia di appartenenza ma che, fino al 12 novembre scorso, appariva come il predestinato al titolo di Most Improved Player per distacco, prima dei Siakam o dei Russell di turno.
Primo passo fulminante, facilità di drive al ferro, coordinazione, resistenza ai contatti fuori dalla norma, soprattutto per un fisico relativamente prestante, tiro…work in progress, sconsigliato agli esteti del gioco, ma in esponenziale crescita per efficacia (il miglior Nets dall’arco, ai playoff), braccia lunghissime e rapide per difendere su chiunque, esplosività mai davvero fiaccata da tanta sfortuna (non solo quella maledetta notte di Minneapolis: ben tre interventi al piede, senza i quali col cavolo che lo si draftava alla chiamata numero 20!). Levert non è il prima, né il dopo: Levert è il confine e, insieme, il ponte. Oggi, al netto di media e marketing, filosoficamente è lui ad incarnare l’anima di Brooklyn!
E mi sorge il vago sospetto di aver tradito qualche simpatia per il ragazzo…Me ne assumo appieno la responsabilità: salvo altra malasorte, per me, sarà MIPOY 2020. E sarà bianconero almeno tre anni ancora, quarto elemento di un big four sulla carta con pochi rivali, quando sarà al completo.
Melo. Nessuno gridi allo scandalo se la rubrica NBA più emotiva mai apparsa on line chiude la breve saga di storie estive con un terzo uomo del destino che, forse, non incrocerà mai quello bianconero, ma sui rumors che lo riguardano si sono scatenati i social di tutto il mondo: è la cifra della grandezza del personaggio!
I fatti: poche ore dopo la sospensione di Chandler, Frank Isola, firma di punta di The Athletic, autorevole testata sportiva newyorkese, ha rilanciato l’ipotesi di un approdo di Carmelo Anthony ai Nets, ora che lo spazio a roster c’è. Certo, anche i Lakers hanno palesato interesse; certo, Melo, proprio in quelle ore, si allenava in 5 contro 5 con i Knicks, ma i Nets sarebbero più motivati e non tanto per l’apertura di uno spot nella rosa, quanto per l’azione di lobbying a suo favore che starebbero portando avanti proprio Irving e Durant. Di più: Marks e Atkinson avrebbero (il condizionale è d’obbligo) assistito compiaciuti ai workout sostenuti dal fuoriclasse ormai trentacinquenne, con alcuni dei Nets, in quel di Los Angeles, restando favorevolmente impressionati dalla sua condizione fisico-atletica.
Basterà per convincersi dell’opportunità? Una figura così ingombrante si trascina dietro sempre due sacchi: quello dei pro e quello dei contro, i secondi legati soprattutto all’evoluzione del gioco, rispetto alla quale molti ritengono che Anthony sia rimasto attardato forse per protervia e supponenza, e alla mancata evoluzione del suo carattere, egocentrico come non mai. Ma i punti a suo favore non sono certo di minor peso…:
– marketing: le canotte di Melo sono ancora e nonostante tutto tra le più venute al mondo e i suoi fan si contano a milioni in tutto il pianeta. Ci sta: riuscite a pensare, in meno di dieci secondi, ad un giocatore più forte e rimasto senza un anello, nella storia del basket?
– ritorno di immagine: Melo è nativo di Brooklyn… Provate adesso a chiudere gli occhi e sognare quanto romantico sarebbe, per un’icona del basket, chiudere la carriera lì dove ha segnato i suoi primi canestri: riuscite a pensare ad una storia più americana?
– tecnica: un realizzatore come pochi nella storia recente, quanto bene farebbe a quella second unit che, come detto, ha bisogno di punti per restare ai vertici della Lega? Un giocatore pressoché immarcabile dal post medio, quanto implementerebbe le soluzioni tattiche a disposizione di coach Kenny? Ahi, quante volte ha punito i Nets da quella mattonella…
– fantabasket: I have a dream. Seguitemi: i Nets tagliano il traguardo della offseason e recuperano per tempo Durant. Quanto suggestivo sarebbe presentarsi all’appuntamento con un quintetto del tenore di Irving, Levert, Anthony, Durant, Jordan? Che dite, un sogno così vale il prezzo di un contratto annuale al minimo salariale?
Non succede, ma se succede… Lasciate che coltiviamo ancora per qualche giorno il sogno di una notte…di fine estate.
Dulcis in fundo, un altro spettro del passato si aggira per Brooklyn: fresco di trionfi nel Big3, Joe Johnson, si, proprio lui, isojoe, Joe Jesus, sembra aver riacceso le speranze di tornare a calcare anche i parquet della NBA e si appresta, a giorni, a provare con diverse franchigie, tra le quali proprio i Nets! L’ormai trentottenne, non c’è bisogno di dirlo, ha lasciato un buon ricordo tra i tifosi e subito, sui social d’oltreoceano, si sono scatenati i sondaggi: Melo o Joe?
Ognuno faccia la sua scelta: sognare, come detto, non costa nulla. Per quanto concerne i fatti, non avete che da aspettarci col numero di settembre: al prossimo appuntamento ne sapremo senz’altro qualcosa in più.
Stay tuned!