Una partita come quella di stasera può, e deve, lasciare il segno. Perché non è stata come le scorse contro squadre totalmente rinnovate o con un budget molto inferiore, no: questa volta l’Olimpia si è permessa di fare lo sgambetto nientepopodimeno che alla squadra favorita numero 1 dell’ Eurolega che quest’estate non ha badato a spese sul mercato.
Basti pensare che per convincere Mirotic a lasciare la NBA hanno offerto al giocatore un contratto triennale ricchissimo, che parte dai 4 milioni netti l’anno per questa stagione e che lo pone in vetta, e nettamente, alla classifica del giocatore più remunerato d’Europa.
E poi i vari Delaney e Brandon Davies (che 3 anni fa stava a Varese per pochi spiccioli…), che di certo non sono venuti in Catalogna per due tozzi di pane. Insomma, il più classico degli squadroni costruiti per vincerla l’Eurolega, anche se con l’infermeria piena (Huertel, Pangos e Ribas), che ha sguarnito oltremodo il reparto playmaker.
E fino alla fine del terzo quarto le previsioni sono state rispettate: Barcellona molto solido, con una difesa allungata e raddoppi continui sui blocchi al palleggiatore che davano molto fastidio all’attacco milanese: una solidità atletica e di squadra che ha permesso di rintuzzare ogni tentativo di rimonta biancorossa.
L’Olimpia sembrava in affanno a costruire ogni singolo punto, guidata da un Rodriguez fin lì solo discreto e da un Mack che sta facendo conoscenza delle vere difese europee, molto lontane da quelle di regular season Nba.
Nedovic aveva sì sganciato un paio di siluri, ma aveva anche sbagliato delle triple comode in transizione e Micov stava commettendo errori inusuali per lui, con Scola anonimo come il suo compagno di reparto Brooks.
Ma poi, allo scoccare del 31 minuto è iniziata un altra partita che neanche il più ottimista tifoso A|X Exchange avrebbe osato sognare: un attacco che ha iniziato a produrre punti da ogni situazione, specie da dietro l’arco, e difesa che è riuscita a tappare ogni tentativo blaugrana di sfondare.
Il detonatore dell’attacco milanese ha un nome e un cognome: Luis Scola, punto nell’orgoglio dalla sfida con Davies ma soprattutto con Claver ed Oriola (avversari a settembre della finale Mondiale) ha sciorinato tre minuti da Campione con la C maiuscola, che infatti ho usato.
Recupero con canestro e fallo, due triplone e un paio di assist che hanno permesso all’altro grande, inatteso protagonista Della Valle di sganciare due bombe che hanno fatto esplodere il Forum di Assago.
Io sto iniziando ad avere dubbi sulla sua data di nascita, faccio fatica a credere abbia 39 anni…Più razionalmente penso che gli anni in Cina lo abbiano preservato sia fisicamente, usurandolo poco, sia soprattutto di testa facendogli tornare il gusto per la competizione e la lotta. Tutta roba che in Cina non esiste praticamente. Rimane il fatto che alla sua età ha giocato 30 minuti…Almeno la metà da MVP.
Capitolo Della Valle: un applauso a lui che sta sfruttando le occasioni che Messina gli sta regalando ma bravo il coach a usarlo per quel che sa fare meglio. Cioè tirare. Si sta ritagliando un ruolo alla Bertans dello scorso anno o se vogliamo alla Jaycee Carroll, miglior tiratore ogni epoca in Eurolega.
Ma quel che è piaciuto è stato anche l‘approccio difensivo che ha, segno che è pienamente coinvolto nel progetto tecnico. Quanto lontani sono i tempi in cui era confinato malinconicamente in panchina…
Su Rodiriguez io ho già finito gli aggettivi e siamo solo all’inizio di novembre: un campione incredibile che raramente effettua la scelta sbagliata nei possessi chiave di una partita importante. Questa poi la sentiva particolarmente, lui bandiera per anni del Real Madrid.
Avrebbe però bisogno , in certi momenti, di un altro compagno che sappia creare gioco. Nedovic tende a farlo solo per se stesso e a tratti. Auspico quindi un aggiunta sul mercato, non sacrificando però Mack anche se so che molti di voi che state leggendo non siete troppo d’accordo.
Sull’ex Memphis io vi avevo avvisati in tempi non sospetti: sapevo che avrebbe dovuto ambientarsi, che avrebbe fatto fatica e che molti ne avrebbero chiesto il taglio ritendendolo scarso. Amici, non è così. Non sarà mai un realizzatore da 20 punti, non sarà mai la stella della squadra ma potrà essere un giocatore solido ed affidabile specie nella propria metà campo.
Diamogli tempo: deve crescere lui insieme all’intesa coi compagni, d’altra parte la stagione è appena iniziata, lui ha già saltato qualche partita e tanti compagni tipo Nedovic sono appena rientrati.
Discreti i pivot stasera nonostante abbiano subito Davies all’inizio. Poi gli hanno preso le misure e nei momenti cruciali hanno chiuso tutte le porte agli attaccanti spagnoli. Gudaitis ad esempio si è sacrificato molto uscendo a 7 metri dal canestro su Mirotic, Kaleb è stato più concreto di quel che dica il tabellino.
Partita a strappi invece per Roll, Brooks e Micov, importante il primo all’inizio e decisivi gli altri due alla fine. Roll che a fine partita ha riunito tutta la squadra a centrocampo ed ha dichiarato alla sua fidanzata l’intenzione di sposarla. Chiaro segnale che lo spogliatoio è compatto ed unito e che questa Milano è una squadra. Con dei difetti certo, ma una squadra. E dotata di carattere e che sembra molto adatta al tipo di basket che si pratica nei playoff.
Giusto per fare un confronto , l’esatto opposto della versione 18/19 dell’Olimpia. Lo scorso anno di questi tempi la classifica era praticamente uguale ed anche l’esaltazione collettiva dell’ambiente era molto simile.
Ma ricordo perfettamente che da queste righe scrissi subito che la squadra aveva difetti importanti e che il tipo di gioco “a farne uno in più” era difficilmente replicabile sul lungo periodo: inoltre il “one man show” alla lunga avrebbe rischiato di diventare prevedibile e poco digeribile da tutti i compagni. Questa squadra invece ha una dote importantissima: quando l’attacco si inceppa la difesa continua a lavorare. Ed è una dote tipica delle squadre vincenti.
Con un paio di aggiustamenti si può puntare veramente in alto, e quando dico alto intendo le Final4.
Cristiano Garbin
@garbo75
Photo by Alessandro De Giorgio