Il derby tra Cantù e Varese è certamente uno dei derby d’Italia della pallacanestro con Varese. Gli anni passano ma la rivalità e il prestigio della super sfida tra Cantù e Varese rimangono intatti. È biancoblù contro biancorossi, è comaschi contro varesini. Dodici i trofei vinti dai canturini in campo internazionale, dieci invece quelli conquistati da Varese che, sommati agli altri titoli nazionali nelle due bacheche, portano il conto a quarantadue affermazioni totali, a testimoniare la storia vincente delle due gloriose società lombarde.
Domenica pomeriggio, nel giorno dell’Immacolata Concezione, alle ore 17:00, Acqua S.Bernardo Cantù e Openjobmetis Varese scenderanno in campo per il confronto numero 144, una sfida storica che ruberà la scena a tutte le altre partite della dodicesima giornata di LBA.
Cesare Pancotto coach dell’Acqua San Bernardo ha parlato così della sfida:
«Parto dal presupposto che dovremo sia aggredire il momento che aggredire la partita. Il motto che avevo coniato qualche settimana fa, ovvero “aggredire per non essere aggrediti”, è adesso ancora più attuale e deve essere ancora più efficace in vista del match con Varese. Il derby da motivazione, durezza mentale e tensione positiva, capacità che la squadra deve saper trasformare in campo, così come tramutare sul parquet la passione dei tifosi. Tuttavia, la trasformazione non deve prevedere l’aspetto emotivo, che deve rimanere sugli spalti, ma portare la squadra a usare cuore e testa, al fine di giocare una partita di grande consistenza, senza pause. Senza pause nel senso che dobbiamo migliorare nei quattro quarti di gioco complessivi, dobbiamo costruire la nostra durezza prima ancora della palla a due e mantenerla per tutta la durata dell’incontro».
«Ritengo che Varese sia un’avversaria esperta nei punti chiave, con un quintetto di giocatori “campionato”, frase che cerco di spiegare così: i loro titolari sono giocatori che a ogni partita riescono a fare ciò che ci si aspetta da loro. Magari non cose eccezionali, straordinarie ma cose continuative nel tempo. A questo si aggiunge una panchina di grande consistenza. Una squadra allenata molto bene da coach Attilio Caja che, ormai, da quattro anni conosce tutto di Varese: dai ciottoli che ci sono lungo le strade della città alle poltroncine del palazzetto e tutto il resto. Questo può dare ancora più identità a una formazione e si vede che c’è grande conoscenza all’interno della squadra. Varese è un’avversaria che tira molto da tre, più da tre che da due, oltre a essere una squadra forte nei rimbalzi offensivi. È, infine, una formazione che può contare su ben sei giocatori in doppia cifra». «
Noi dobbiamo avere l’intensità e l’attenzione a ogni singolo aspetto sopracitato, non c’è né uno in particolare su cui abbiamo messo più enfasi, perché anche la nostra squadra ha delle caratteristiche: dalle poche palle perse alla propensione a rimbalzo nella metà campo offensiva, alle buone percentuali da due, i quarti positivi e altro. Perciò viviamo momento dopo momento, senza concentrarci su una situazione in particolare ma, piuttosto, sviluppando la partita». «Aggiungo che un uomo, in questo caso una squadra, viene valutata quando si trova in difficoltà e per come riesce a uscirne. La società, la squadra e il sottoscritto hanno intenzione di dimostrare durezza mentale per uscire fuori da questa situazione. Vogliamo vivere il derby fino all’ultimo secondo, poi però c’è un campionato lungo da affrontare, non dimentichiamocelo”.
Ecco le parole di Attilio Caja :
«La prima cosa che mi viene in mente a proposito del derby contro Cantù è il divieto della trasferta che è stato impartito ai nostri tifosi. Ritengo che soluzioni come queste siano superficiali; la repressione non è il modo giusto di risolvere i problemi, anzi, mette in risalto una certa incapacità di risolvere i problemi. Questo discorso vale per tutte le società e per tutte le tifoserie, non solo per noi. Così facendo si va a penalizzare non solo le persone, che non hanno la libertà di uscire di casa per seguire la propria squadra, ma anche le realtà sportive, che fanno importanti sacrifici per garantire uno spettacolo. Partite come i derby sono l’essenza dello sport; anche per noi professionisti che andiamo in campo ogni giorno per fare del nostro meglio per condividere gioie e delusioni con i tifosi.
Giocare in palazzetti vuoti non è la stessa cosa. Ritengo che ognuno di noi, ognuno per i propri compiti, debba fare del proprio meglio; e tra il meglio che si possa fare, sicuramente, non esiste la repressione, cosa che non appartiene ad un mondo civile. Detto questo, sia Varese che Cantù si affronteranno dando il meglio di loro stesse; da parte nostra dovremo rimanere il più compatti possibile riducendo al minimo gli errori perché in un derby ogni possesso può essere decisivo o per la vittoria o per la sconfitta. Ci siamo preparati per fare la nostra miglior partita, forti della fiducia che deriva dalle ultime vittorie contro Roma e Venezia ma anche da quanto di buono è stato fatto, nonostante la sconfitta, nella gara contro Reggio Emilia. Alla fine solo una squadra avrà la meglio, ma noi siamo consapevoli di esserci preparati bene e di aver fatto il massimo per essere pronti».