Ormai è un abitudine. Ogni anno, in occasione della trasferta a Madrid, mi tocca scrivere che non è questa la partita che l’Olimpia deve vincere, che il Real è di altro livello e che comunque i biancorossi sono usciti dal campo a testa alta.
Ed è così anche quest’anno, con Milano che gioca una discreta partita nel complesso ma che una volta di più mostra quanto grande sia ancora il gap che la separa dalle squadre che hanno ambizioni di vittoria di questa massacrante Eurolega.
Primo tempo chiuso sul +9, dopo aver avuto la palla del +16 a metà secondo quarto, grazie ad un ferreo controllo del ritmo e ad una buona applicazione difensiva sfruttando la svogliatezza dei blancos.
Scelte drastiche come evitare il tiro da fuori per non far scatenare il contropiede madrileno sui rimbalzi lunghi (primo tiro da 3 tentato a metà secondo quarto è roba da Guinness dei primati nel basket odierno), o mettere Cinciarini e Burns in quintetto sembrava avesse funzionato.
In realtà il Real è squadra esperta che va col pilota automatico, sa quando risparmiare energie, quanto lasciare che gli avversari (quando palesemente inferiori o ritenuti tali), prendano vantaggio e che sa quando premere l’interruttore “Intensità max” per ribaltare queste partite in men che non si dica.
E sono bastati 5 minuti di pressione difensiva da Final4 (specie sugli esterni), per rosicchiare tutto il vantaggio milanese e prendere poi il largo, lasciando proprio l’impressione di aver giocato nel primo tempo come il gatto con il topo.
In casa milanese si torna dunque a casa consapevoli di aver fatto il massimo e che la partita da vincere sarà la prossima, certo è che qualche considerazione è d’uopo farla.
Innanzitutto fa specie che vi sia ancora un divario così ampio tra le due squadre: se consideriamo storia, ambizioni e budget non dovrebbe essere così ma evidentemente gli spagnoli sanno come si costruiscono squadre e cicli vincenti…Non è un caso che l’ultima squadra italiana ad aver battuto il Madrid fu la Cantù di Trinchieri ben 7 anni fa.
E non è solo una questione di soldi: Campazzo ad esempio, che ad oggi è il miglior play d’Europa o giù di lì, non è stato pagato vagonate di quattrini ma ha fatto un percorso di crescita, da tante panchine dietro proprio Rodriguez (avete visto la sua garra in difesa oggi? sentiva la sfida ovviamente, segnale di grande giocatore), al prestito in provincia, al ritorno con responsabilità crescenti.
O Deck, preso dal campionato argentino, o Thompkins preso dal Bamberg o Tavares dal Gran Canaria…Insomma non il modus operandi di fare mercato dei galacticos del calcio (che poi pure loro si sono quietati ultimamente). E poi piccole modifiche anno dopo anno, non ribaltoni ogni 16 mesi.
Altra considerazione: quando il Real ha alzato la pressione difensiva per l’Olimpia si è fatta notte. Non vorrei tirare in ballo la questione bambini/uomini enucleata da Messina venerdì scorso ma è un fatto che a questa squadra manchi come il pane almeno un esterno che sappia costruire qualcosa, anche quando la pressione avversaria rende difficile la circolazione di palle e la ricerca del post basso
In più anche i lunghi non è che siano scevri da responsabilità. Scola contro gente atletica e difensivamente al top (quando vuole) come Randolph o Tavares non può fare i miracoli; Gudaitis è si e no al 40% della condizione; Tarczewski alterna buone giocate a boiate (noto termine tecnico, ndr), clamorose e rimane un giocatore non propriamente affidabile; Biligha non si sa perché non giochi e White ormai fa il tifoso a bordo campo. Anche qui serve un innesto al posto dell’ex Zalgiris, e lo scrivo per la ennesima volta.
Sui singoli: regale Micov che sembra aver trovato nuova linfa dopo il buzzer beater in terra veneziana, stasera più che discreto Tarczewski anche se le due schiacciate sbagliate gridano vendetta.
Male il grande ex Rodriguez, sospeso tra in nervosismo per il ritorno a Madrid e schiacciato dalla pressione di Campazzo che ha teorizzato sul campo la dicitura, anche questa tecnica, gatto attaccato ai maroni.
Male anche Roll e pure Brooks a mio avviso, anche se di fronte aveva clienti difficilissimi, diciamo pure i peggiori in Europa. Onestamente il reparto lunghi del Real forse è il più completo ogni epoca, si permettono il lusso di usare 5 minuti Mejri, uno che sarebbe titolare quasi dovunque.
Per Mack invece segni di risveglio, anche se è parso chiaro una volta di più che se si cercava il Larkin od il Mike James, lui non lo è né lo sarà mai.
Pattuglia italiani: singolare la scelta di Messina di utilizzare Burns quando nemmeno in campionato gioca, e tutto sommato direi bene il primo stint, male il secondo. Ovvio che non sia il suo livello questo, ma non male l’idea di farlo partire in quintetto levando 3-4 minuti sostanzialmente inutili di utilizzo a Scola.
Moraschini a me è piaciuto: non ha segnato ma è entrato col piglio giusto, combattendo in difesa e dando una mano a rimbalzo. Non è un giocatore che sposta in Eurolega, ma per diventare un ingranaggio della ruota milanese anche in Eurolega ne ha tutte le caratteristiche. Deve crederci lui in primis.
Cinciarini invece malino ma marcare un Campazzo ispirato è un lavoro che non si augura nemmeno al peggior nemico. Lui poi, 193 cm col baricentro alto, proprio fa fatica fisica (intesa come scienza), a contenere il brevilineo argentino che a malapena arriva a 180 cm.
Di Gudaitis abbiamo detto, è forse l’unico giocatore di livello Real Madrid, e rincariamo la dose perché lui è troppo importante per le sorti milanesi. Aspettiamolo con pazienza, anche se giovedì arriva il Valencia per una partita da non fallire assolutamente pena una crisi con la C maiuscola, polemiche a tutto spiano e una classifica che inizia a piangere.
Cristiano Garbin
@garbo75