Contro le squadre deboli di Eurolega non c’è mai la certezza di vincere, contro quelle forti c’è invece la certezza di perdere. Si può riassumere così, con una frase che ammetto di aver preso in prestito, la fine del trittico terribile in trasferta per l’Olimpia Milano che risulta così avaro di soddisfazioni.
Tre sconfitte diverse se vogliamo tra loro (Efes, Maccabi ed appunto ieri), ma che hanno portato ad una sentenza: Milano non è squadra di alto livello europeo. Il primato in classifica di due mesi fa ha illuso quasi tutti che il vento fosse cambiato e che quest’anno, senza Proli e Pianigiani, si poteva puntare in alto ma ad oggi possiamo dire con ragionevole certezza che è cambiato tutto per non cambiare niente.
Nello specifico, ad Istanbul contro un altra grande convalescente del panorama europeo come il Fenerbahce, l’Olimpia Milano ha giocato una discreta partita nel complesso: molto buona difensivamente, piuttosto povera offensivamente.
La squadra di Obradovic piano piano si sta ritrovando, nonostante gli infortuni stiano tenendo fermi ancora tante pedine importanti nello scacchiere turco. Buona la prova di Gigi Datome, meno quella dell’ex poco rimpianto (a causa di Mike James), Nunnally. Balzano all’occhio i soli 5 minuti concessi a Derrick Williams (per di più in contumacia Lauvergne…) da parte di Obradovic. Fossi in Messina, una propostina al buon Zele per rilevare il contratto la farei…
Le statistiche a volte sono bugiarde ma non ricordo una squadra che tira con 3/16 dall’arco, che tira 7 liberi in tutta la partita e che manda un solo giocatore (il più inaspettato peraltro), in doppia cifra uscire col referto rosa. Impossibile. Ancor di più con un Chacho in palese difficoltà, poco brillante al tiro e bisognoso di una stampella in grado di supportarlo: Nedovic e Sykes finora lo sono stati raramente.
Il primo con soli 4 minuti giocati, non si capisce se per scelta o su consiglio medico, non poteva incidere diversamente. Nel caso fosse stata scelta tecnica, un discreto harakiri di Messina. Il secondo ha avuto problemi di falli ma l’impressione è che sia combattuto se giocare alla sua velocità ed ai suoi ritmi, oppure seguire quelli voluti dal coach.
Che è poi uno dei problemi di questa Olimpia Milano, che dà il massimo quando riesce ad entrare in ritmo offensivo sfruttando la transizione e che invece fa fatica se deve attaccare sempre a difesa schierata.
Ergo, sarebbe il caso di lasciare più briglia sciolta all’ex Avellino di creare ed anche di forzare in certe situazioni offensive, meglio un suo tiro creato dal suo talento dopo 6-7 secondi che uno impiccato di un suo compagno al 22″ dell’azione, dopo non essere riusciti a creare nessun vantaggio.
Ad esempio come alcuni presi da Micov, il quale ha litigato col ferro sbagliando tutto lo sbagliabile, compresi i tiri decisivi nel finale e per sovrammercato ha difeso poco e male, as usual. Una bella riflessione sulla sua effettiva utilità va fatta, senza lasciarsi abbagliare dai suoi lampi di talento e dalle sue giocate dal sapore antico.
Ed anche Roll, al netto di qualche bel arresto e tiro mi pare di poter dire che non sia imprescindibile per questa squadra. Sarebbe stato meglio ingaggiare un 2-3 atletico e più difensore, ma ormai…
Bene i due italiani Della Valle e Cinciarini nonostante a tratti abbiano subito la fisicità dei vari Sloukas e Kalinic. Non si sono lasciati intimorire e son stati autori anche di belle giocate, certo è che come avviene anche in nazionale, a vincere però son sempre gli altri.
Ruolo di pivot a due facce ad Istanbul: il miglior Tarcisio in maglia Olimpia ever si scontra con il peggior Gudaitis mai visto. Il lituano rappresenta a mio modo di vedere la chiave per la stagione, specie italiana, milanese.
Dovesse continuare ad essere questo, onestamente i miei favori del pronostico prenderebbero la nave a Genova direzione Sardegna. Dovesse invece tornare a giocare in maniera almeno decente, allora le cose cambierebbero, perché in Italia abbiamo già visto che un Gudaitis in forma è un rebus irrisolvibile per gli avversari.
Capitolo Ettore Messina: minutaggi che anche oggi mi lasciano un pò così: Biligha che passa dai 30 minuti in campo di Tel Aviv ai 3 (come già detto i 4 dati a Nedovic), l’ostinazione a non provare Burns nemmeno quando mancano Brooks e Micov risulta impresentabile da ala piccola, figurarsi da ala forte.
Anche lui, come tutti, si è giocato il bonus iniziale e devo dire che non mi sta piacendo per nulla, né nella gestione della partita e degli uomini, né nelle contromisure prese (o non prese) a partita in corso. Come ha scritto in settimana una delle migliori firme del giornalismo cestistico italico, tempo ce n’è ancora per cambiare e per far cambiare idea, ma non troppo.
Ora si va a Trieste in campionato prima di affrontare in Eurolega le due squadre tedesche: vincere sarà obbligatorio, anche solo una sconfitta sarebbe quasi fatale per le ambizioni di playoff.
Cristiano Garbin
@garbo75