Dunque l’Umana Reyer Venezia ha portato a casa – finalmente direi – la sua prima, agognata Coppa Italia della storia. A Pesaro la squadra già campione d’Italia nell’entusiasmante finale di #Gara7 vs Sassari dello scorso 23 giugno 2019 ha rimpolpato la propria bacheca battendo in finale l’Happy Casa Brindisi, match del quale vi abbiamo parlato nel pezzo di ieri e che ha concluso una quattro giorni che per lei rimarrà quindi negli annali ad semper!
Una vittoria legittima anche se combattuta, che tra l’altro ha ribaltato uno dei principali luoghi comuni che hanno caratterizzato in questi giorni i principali commenti successivi ad eliminazioni che avrebbero avuto del “clamoroso”, secondo il comune senso della comunicatia cestistica sul web e sulla carta stampata, ove si ribadiva quanto queste Final Eight di Coppa Italia siano legate ad un senso di aleatorietà tipiche dei mini-tornei a gara secca, i quali stravolgono i parametri tecnico-tattici conclamati in LBA in generale.
Niente di più sbagliato. Se ci si appella all’eliminazione della Virtus Bologna dominatrice ad oggi in LBA su tutte, tra l’altro fatta fuori proprio dalla Reyer Venezia giovedì e che poi ha fatto la festa alla solita, deludente Olimpia Milano (sorpresa? Direi proprio di no!!), l’esempio non regge. La Reyer Venezia è o no la squadra campione d’Italia in carica, anche se battuta due volte su due dalle V Nere in campionato? Forse i KO della Dinamo Sassari per mano della poi finalista Brindisi e quella della Germani Basket Brescia per mano della Fortitudo Bologna potrebbero avvalorare questa tesi ma sino ad un certo punto.
E la Vanoli Cremona vincente dello scorso anno, piaccia o meno, è stata o no a sua volta eliminata proprio dagli orogranata in semifinale scudetto dopo cinque autentiche battaglie confermando quindi di non aver vinto per caso la Coppa Italia?
I valori quindi alla fine hanno prevalso, magari con l’eccezione di Firenze 2018, finaliste Brescia e Torino con – questa sì – clamorosa vittoria dei gialloblu piemontesi che poi, nel giro di un anno sarebbero implosi come ben sappiamo! Valori che però, sebbene la Reyer Venezia abbia appunto confermato salendo sul gradino più alto del podio, lascia qualcosa d’incompiuto.
Eppure da quando la società lagunare è risalita in LBA nel 2011, dopo i copiosi investimenti che hanno caratterizzato l’Era Brugnaro prima e l’attuale di Casarin, mettendo in conto le iniziali e direi fisiologiche sconfitte in LBA in semifinale scudetto (vs Reggio Emilia e due volte vs Milano), e non superando mai la soglia dei quarti di finale in Coppa Italia, nonostante i due scudetti in tre anni (2017 e 2019), una FIBA Europe Cup nel 2018 ed adesso questa Coppa Italia, pochi se non pochissimi applaudono convinti questa Reyer Venezia che a tratti sembra sia dominante nello Stivale!
Da cosa potrebbe dipendere? Forse dal fatto che la Reyer Venezia, questa Reyer Venezia marchiata a fuoco da coach Walter De Raffaele in campo non sia oggettivamente una squadra che pratichi un gioco offensivo entusiasmante, seppur molto redditizio. L’anima, o se preferite, l’essenza del gioco che pervade gli orogranata è semplice: in attacco poco spazio allo spettacolo ma molto invece alla concretezza, con esecutori che eccellono in diverse qualità; in difesa massima attenzione all’uno vs uno e tendenzialmente quasi tutti buoni (se non ottimi), difensori.
Un dato è però assodato: queste qualità non si vedono con frequenza. La prova è che, come lo scorso anno ma anche come questo in corso d’opera, la Reyer Venezia soffra maledettamente di cali di tensione sino a trovarsi, nel bel mezzo della stagione, a non accreditarsi significativamente proprio come in questa Coppa Italia 2020. Nel caso specifico, la qualificazione per Pesaro come ottava e stata sofferta e quasi anche grazie ad un certo livello di buena surte dalla propria parte, approfittando di clamorosi svarioni di avversarie che almeno in un paio gare casalinghe nel girone d’andata, le han consegnato la vittoria su di un piatto d’argento.
Poi però osservi il percorso europeo di questa stagione e scopri che in 7DAYS EuroCup al momento sia positivo, con la chance addirittura concreta di passare ai quarti di finale, sebbene anche in questa manifestazione abbia giocato due gare orribili nelle #Top16, in Germania vs l’Oldenburg ed in casa (la peggiore di tutte), vs Patrasso dopo però dominato il girone di qualificazione, espugnando addirittura il campo del Partizan ove la Virtus Bologna ha preso una paga mica da ridere!
La spiegazione potrebbe essere semplice: carenza di stimoli in LBA, dove i cali di tensione sono più frequenti, a differenza dell’agone europeo, dove la Reyer Venezia desidera iniziare a ritagliarsi un posto al sole (Euroleague nel mirino? Giusto, ma al Taliercio??).
Comunque una squadra che non entusiasma spesso, ondivaga e che non scalda così tanto il cuore al di fuori dalla foce del Po. Una squadra simpaticamente “odiata” dagli scommettitori verrebbe da dire, difficile da prevedere come potrebbe rendere in questa o quella partita specie in regular season in LBA e che alterna delle prestazioni molto corpose a prestazioni deludenti. Ma che è sempre difficile da battere e che quando c’è da menare, mena!!
La figura che simboleggia questo lato “oscuro” (o granata se preferite…), del team, potrebbe essere anche il suo principale perno offensivo, quell’Austin Daye che proprio a Pesaro ha vinto un titolo come il padre in passato. Talento cristallino, capace di far canestro da fuori quando vuole, eppure lo scorso anno a gennaio 2019 in procinto di essere tagliato perchè poco “dentro” la stagione, inesistente in difesa e poco soddisfacente in attacco: inevitabile avvicendarlo con quell’atteggiamento!
Per fortuna della Reyer non accadde e lui risponde facendosi quasi carico da solo, nei Playoff, di portare a casa il secondo scudetto in tre anni, esaltandosi su i due lati del campo sia vs Trento che vs Cremona ed in finale vs Sassari!!
Osservando perciò anche il lato dorato di questa Reyer Venezia, i lati positivi aldilà delle vittorie ci sono eccome. Ad esempio, si osservi come sia stata costruita questa squadra in questi anni. Con pazienza ed attenzione, senza facili isterismi dopo le sconfitte bensì andando a mettere insieme quei tasselli che servivano dopo il divorzio con Charlie Recalcati e l’avvento di Walter De Raffaele. Gente come MarQuez Haynes ora via ma anche come Phil Goss, Michael Bramos, Stefano Tunut od anche il figliol prodigo Ariel Filloy.
Ma anche osservare la crescita di alcuni elementi in questo ultimo triennio, due su tutti Andrea De Nicolao, quest’anno molto migliorato dalla lunga nonchè maggior fornitore di assist (più di Julyan Stone), e Mitchell Watt, a tratti devastante con la sua mobilità quasi da ala piccola vicino ai ferri, in grado di dare scacco matto alla batteria dei lunghi della Virtus Bologna e di Milano, che fa da contraltare ad un Casper Vidmar oggi sempre molto presente vicino ai ferri ma troppo sprecone sotto quello avversario.
Secondo alcuni infine, peserebbe la comunicazione. La nostra pallacanestro è strana, parecchio direi. E’ fisiologicamente sempre molto legata al nativo asse lombardo-emiliano quando si è parlato in passato di vittorie, con l’eccezione senese grazie ai successi conseguiti che hanno destabilizzato quest’asse molto solido, al momento tralasciandone le cause ma guardandone l’effetto: la stampa baskettara italiana non poteva comunque non lodare ed incensare la MPS, omettendo clamorosamente però quello che in tanti sospettavamo…
Ed anche quando c’era la VL Pesaro ai vertici del nostro basket, l’empatia nei confronti del team biancorosso era a corrente alternata tra gli appassionati. Quindi la Reyer Venezia dovrebbe intervenire in modo più deciso e massivo sul tema della divulgazione delle proprie gesta per quantomeno ampliare il consenso ma, sembra ovviamente scontato, dovrebbe comunque riuscire a produrre prestazioni che forniscano materiale positivo per costruirne una pari narrazione: vincere è indispensabile ma la costanza di rendimento pure, anzi…Ecco che come nel gioco dell’oca, siamo tornati al punto di partenza!
Ora la Reyer Venezia è attesa da altri, prestigiosi traguardi: ai primi di marzo il match decisivo del PalaLeonessa di Brescia che servirà per ottenere il passaggio ai quarti di finale della 7DAYS EuroCup e la volata in campionato, per un piazzamento più favorevole dell’attuale galleggiamento sempre oscillante tra settimo ed ottavo posto. E tra poco dovrebbe inserirsi a pieno regime un certo Andrew Goudelock…
Fabrizio Noto/FRED