Milano, 3 febbraio 2020 – Nella desolante cornice di un Mediolanum Forum vuoto per i noti provvedimenti di prevenzione relativi al Coronavirus, va in scena l`ennesima rappresentazione della A|X Armani Exchange formato Eurolega.
Cambia il rivale settimanale, in questa occasione il Real Madrid di coach Pablo Laso, ma la costante rimane un`Olimpia capace di fare e disfare continuamente nei 40′ di gioco, prima che nel quarto periodo si misurino le grandi squadre, come correttamente sottolineato nella telecronaca di Eurosport, e Milano faccia i conti con le sue solite grandi mancanze.
Questa squadra va nel pallone con grande facilità nel momento in cui viene alzato il tasso di pressione difensiva sulla palla e finisce per dover improvvisare iniziative individuali che producono conclusioni forzate e a basse percentuali. Quando va bene. Perché sovente viene inaugurata una serie di palle perse che innesca il contropiede avversario.
Il risultato conseguente sono i grandi parziali che vanificano quel che di buono viene prodotto in precedenza mettendo la squadra in una condizione di ulteriore pressione che, attualmente, non è in grado di sopportare. Perché non ha punti di riferimento stabili, per ragioni di varia natura, perché non ha un piano B rispetto al ricorso costante al perimetro come ciambella di salvataggio.
Un unico piano, dunque, e in base alle fluttuazioni dello stesso si vedono due facce del gruppo di Ettore Messina (per quanto la qualità della pallacanestro meneghina resti generalmente troppo bassa per competere in un contesto simile), anche contro i blancos.
Nel primo quarto arrivano solamente due errori al tiro, soprattutto Micov, Moraschini e Sykes entrano subito in ritmo punendo da lontano una difesa madrilena ancora a motori piuttosto spenti, esattamente come accadde nel confronto di andata.
Da questa energia offensiva traggono nutrimento gli unici momenti di reale collaborazione collettiva nell`altra metà campo, che consentono di non accusare eccessivamente il colpo nonostante si vada chiaramente sotto a rimbalzo, a maggior ragione se di fronte ti trovi due corpi granitici come quelli di Walter Tavares e Trey Thompkins, oppure di cancellare Facundo Campazzo dal campo (qui lo stupore è tanto poi ridimensionato quando chiuderà la contesa nel minuto conclusione della sfida).
Su queste basi, Milano arriva ad avere anche la possibile tripla di Luis Scola per il +20 e un vantaggio comunque in doppia cifra in vista degli ultimi 10′ di gioco.
Tuttavia, non vi è mai reale continuità anche perchè tale non risulta da una gestione dalla panchina che trasmette instabilità in un contesta già tecnicamente precario di per se. Qui le perplessità rimangono e si potrebbero fare più esempi.
Perché Drew Crawford passa da essere una delle chiavi principali del colpo sfiorato a Kaunas a meritare solamente due minuti di impiego, seppure tanti, troppi giocatori fatichino intorno a lui? Valgono ancora gli apprezzamenti spesi al suo arrivo, sia circa il suo possibile impatto immediato che riguardo le prospettive future?
Per quanto Jeff Brooks sia parso piuttosto apatico da diverse settimane a questa parte, ma la Milano attuale può permettersi il n.e. di uno dei pochi giocatori atletici a disposizione, specie alla luce del buco nero in cui sembra piombato Scola? Visto che sembra difficile credere totalmente a una scelta di natura tecnica, tanto valeva, forse, includere Paul Biligha nella lista dei 12?
Oppure ancora: Della Valle inserito a fine primo quarto e dimenticato in panchina dopo aver avuto un discreto impatto sulla gara, nonostante Nemanja Nedovic si annulli essenzialmente da solo, uno stoico Sergio Rodriguez non possa tenere il campo prolungatamente e Michael Roll evapori subito dopo la tripla segnata nelle battute iniziali del match?
Si fa fatica a comprendere quale linea di pensiero vi sia nella continuità delle partite e, personalmente, faccio fatica a pensare che questa altalena possa giovare a una squadra che deve ancora nascere e crescere e che sta attraversando una crisi di identità piuttosto netta.
Cioè il contrario di una squadra dal percorso consolidato negli anni come il Real Madrid, che non fa una piega se gioca 30 minuti modesti e ha rotazioni accorciate da 5 assenze rilevanti. Semplicemente crede nella propria pallacanestro e sa che nessuno farà un passo indietro nelle fasi più importanti del match.
Allora, a un Tavares che fa il vuoto sotto i tabelloni dall’inizio e a un Laprovittola che prova a compensare in parte la serata a lungo nefasta di Campazzo, ecco che si aggiunge Rudy Fernandez con 3 triple da campione e dal coefficiente di difficoltà assurdo che spezzano le gambe a Milano e suona la carica a tutto il Real, che si fa soffocante pure in difesa, mandando fuori giri i padroni di casa, prima che sia Campazzo a chiudere i giochi negli ultimi secondi.
A Milano non resta che trarre il buono anche da una serata così pesante, anche se nata sotto i migliori auspici, il che è quasi del tutto rappresentato da Riccardo Moraschini, alla miglior prestazione della sua fin qui giovane carriera in Eurolega, perfettamente a suo agio anche al cospetto di avversari decisamene fisici, a ulteriore dimostrazione di poter competere per davvero anche a questi livelli.
Se si vuole, ci si può tenere stretti i primi segnali di ripresa, da molto tempo a questa parte, da parte di Arturas Gudaitis. Sebbene la presenza di Tavares vicino al ferro risulti inarginabile, il lituano torna a dimostrare un desiderio di lotta, oltre a un paio di buoni movimento in post basso. Indispensabile il suo ritorno ad alto livello in ottica scudetto.
Indipentemente dai risultati, senza volerne negare ipocritamente l`essenziale importanza, penso che a questa Olimpia servano scelte chiare che diano stabilità e chiarezza nelle teste dei giocatori, da portare avanti con continuita’, anche forti se necessario.
Con il massimo del rispetto verso chi guida Milano in questo momento, credo sia lecito attendersi che il tempo degli esperimenti sia finito, a inizio marzo.
Francesco Sacco
@sacco94