Jalen Green è considerato il prospetto numero 1 della classe liceale di quest’anno e possibile prima scelta assoluta per il Draft NBA 2021. Appena terminato il liceo gli si sono palesate davanti 3 ipotesi: il classico cammino nel basket collegiale,un sentiero overseas come quello intrapreso quest’anno da LaMelo Ball e RJ Hampton o schockare la community cestistica e scegliere la G-League.
Fino a pochi giorni fa i Memphis Tigers sembravano in testa a tutti ma alla fine l’opzione scelta è stata proprio l’ultima.
La sua decisione gli permetterà di guadagnare 500 mila dollari, ma non è solo una questione di ricavi. La lega infatti donerà a Green una borsa di studio che potrà sfruttare quando vorrà per portare a termine un cammino parallelo a quello cestistico.
Fate attenzione però, perchè tutto questo non significa che potremo goderci una delle future stelle NBA nel campionato di G-League. Green farà parte di una squadra che verrà creata ex novo e che accoglierà altri giocatori che come lui decideranno di transitare da qui dopo il liceo,giocando alcune partite di esibizione nel corso dell’anno.
Non una classica affiliata G-League ma un vero e proprio programma di sviluppo.
La regola è nata nell’ottobre del 2018 per incanalare i giocatori nel panorama NBA, sottraendoli all’era del one and done universitario ed ai viaggi oltreoceano.
Ci sono volute solo altre 24 ore affinchè Isaiah Todd, altro top recruit della stessa nidiata collegiale,scegliesse il medesimo cammino.
Ora l’NCAA inizia a tremare,cosa significa perdere alcuni dei migliori talenti liceali?
La regola del one and done stava già stretta a tanti(vedi Ben Simmons), e negli anni precedenti altri nomi da primo giro hanno intrapreso vie diverse da quelle collegiali, chi con strade private e chi in campionati esteri, in attesa di poter essere eleggibili per il draft NBA.
L’NCAA sarà costretta a votare due importanti tasselli per una rivoluzione che l’NBA l’ha già costretta a far partire.La prima sarà abolire il sit-out transfer: chi deciderà di trasferirsi da un’università ad un’altra in corso d’opera potrebbe non essere più costretto a fermarsi agonisticamente per un anno. La seconda, problematica di entità più complessa,riguarda l’immagine dei giocatori. Questa decisione potrebbe finalmente permettere di trarre beneficio e ricavi sulla base dei loro nomi,mettendo fine a quell’orientamento che vede guadagnarci tutti fuorchè i giocatori stessi.
E’ fondamentale tenere la prospettiva collegiale come attrattiva principale perchè non esistono solo prospetti di primo rango come Jalen Green, ma anche giocatori, che per svariati motivi,decideranno di bypassare il college e che potrebbero ritrovarsi in alto mare, senza una visibilità degna di nota in vista del draft.
Jay Bilas,analista di ESPN ha espresso benissimo la problematica:
“Se crediamo che il posto migliore per un giovane sia il college, perchè non rimuoviamo tutte le barriere per metterli nella condizione di andarci, in primis, e di rimanerci poi?”
Comunque andrà l’NCAA troverà il modo di sopravvivere. Quella vecchia mentalità in cui un giocatore sia lì per rappresentare il sacro nome di un’università rispetto ad un’altra è ormai un ragionamento troppo datato e necessita un aggiustamento. Sarà un processo che durerà un paio d’anni,ma avrete ben capito che NCAA ed NBA sono oramai sempre più due entità rivali piuttosto che due affluenti dello stesso fiume.
Sergio Turco
@toorkish87