Milano, 24 febbraio 2021 – Tanto tuonò che piovve. Citando Socrate, ma riferendoci a vicende ben più prosaiche, parliamo dell’ufficialità dell’arrivo di Jeremy Evans all’ombra della Madonnina.
Un annuncio arrivato sul gong del limite ai trasferimenti per i club di Eurolega, che coincide con la giornata odierna. L’Olimpia Milano si è presa tutto il tempo necessario per valutare l’integrità e l’effettiva ripresa agonistica di un giocatore fermo da fine gennaio 2020 causa rottura del legamento crociato anteriore.
Arrivato nel capoluogo lombardo settimana scorsa, Jeremy Evans si è sottoposto a una serie di test fisici, oltre a un paio di sessioni di allenamento con il gruppo nell’ultimo week-end. Evidentemente soddisfacenti, al punto da convincere Ettore Messina a sottoporgli un contratto valido fino al termine della stagione.
Possibile debutto già domani contro il Khimki per un atleta che andrà a roster con le classiche premesse dell’insurance guy. Nel tentativo di coprire la falla apertasi tra le ali grandi con l’infortunio muscolare di Zach LeDay. Tuttavia, le qualità del giocatore promettono di dare un significato ben maggiore alla sua presenza negli ultimi 9 turni di Eurolega.
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Verticalità e intimidazione. Qualità che Jeremy Evans, ala-centro di 33 anni e 206 centimetri originario della Louisiana, ha messo in mostra fin dai tempi del college. Western Kentucky il suo invisibile tappeto elastico con il quale volare.
Quattro anni, tra il 2006 e il 2010, per viaggiare su percentuali d’élite (63,9% dal campo nell’anno da senior) e lasciare l’Ateneo primo di sempre per stoppate (224). Skills che gli valgono la chiamata numero 55 nel Draft NBA del 2010.
Salt Lake City la nuova casa di Jeremy Evans. Gli Utah Jazz la franchigia che decide di investire su questo ragazzone dall’apertura alare notevole e con la passione per le auto sportive elaborate. Istinto per la velocità, in campo come fuori. Attitudine che contrasta con la calma serafica che lo accompagna nel suo principale hobby: la pittura.
Jeremy Evans è, dunque, anche un artista. Con il tocco morbido delle sue mani sulla tela. Così come con la violenza con cui schiaccia il pallone nei canestri delle arene statunitensi nei suoi 5 anni spesi nello Utah.
Ambivalenza che lo porterà a vincere lo Slam Dunk Contest del 2012, eseguendo una schiacciata con due palloni e sorvolando un giovane Gordon Hayward. Soprattutto, nell’edizione successiva lo porterà a saltare un dipinto da lui stesso realizzato, nel quale era intento a eseguire il gesto atletico reso poi realtà sul parquet.
Idea che basterà per il secondo posto, alle spalle di Terrence Ross dei Toronto Raptors, ma che testimonia l’originalità del personaggio.
Jeremy Evans è altrettanto abituato a badare al sodo però. Nel 2018 il primo reale approdo in Europa, dopo un primo stint al Khimki nel 2016, interrotto da un infortunio. Il Darussafaka lo firma per affrontare la stagione di Eurolega del post David Blatt.
Stagione disgraziata da ultimo posto e 5 vittorie in 30 partite. Per Jeremy Evans tempo sufficiente per farsi notare e mettere insieme quasi 10 punti di media, con il 65,1% dal campo, oltre a circa 6 rimbalzi a gara.
Materiale che crea i giusti presupposti per il ritorno a Mosca nella stagione successiva. Agli ordini di Rimas Kurtinaitis diventa uno degli interlocutori preferiti di Alexey Shved sul pick and roll.
Situazione di gioco che lo esalta maggiormente, viene considerato ricevitore credibile non soltanto per la sua naturale capacità di chiudere sopra il ferro. Jeremy Evans, infatti, è un tagliante dal lato debole ampiamente sottovalutato. Giocatore intelligente, quindi, che non può essere perso nemmeno per un attimo in virtù della sua capacità di muoversi lontano dalla palla.
Ulteriore dote che potrebbe portare in eredità nella sua prossima esperienza a Milano è un jumper dal post alto tutto sommato affidabile. Base per sviluppi futuri nel tiro da distanze superiori, con una fiducia nel gesto ancora da costruire oltre l’arco.
Difensore magari più istintivo che tecnico, oltre alla già citata attitudine a oscurare il ferro sulle scorribande avversarie, Jeremy Evans ha rapidità di piedi che può renderlo compatibile con il sistema difensivo aggressivo di Ettore Messina. Non sarà Kyle Hines, ma ulteriore opzione nel caso in cui lo staff tecnico milanese dovesse optare per il cambio sistematico.
Riassumendo, un bagaglio tecnico e atletico che rendono Jeremy Evans elemento duttile nello scacchiere dell’Olimpia. In grado di formare una coppia tutta reattività con Hines, così come di coesistere con Kaleb Tarczewski. In una possibile riedizione delle due torri provate, in alcune occasioni, nella scorsa stagione in presenza di Arturas Gudaitis.
Così come, perchè no, anche da centro in quintetti da assalto insieme a giocatori perimetrali che possano aprire il campo. Questo, ovviamente, a patto che Jeremy Evans recuperi in fretta una condizione competitiva dopo il lunghissimo stop.
Tutte varianti a disposizione di Ettore Messina. Jeremy Evans, nel frattempo si dice “grato all’Olimpia per avermi dato l’opportunità di giocare per una grande organizzazione” e “contento di potermi mettere subito al lavoro e aiutare la squadra a vincere il maggior numero possibile di partite in questa EuroLeague”
Cosa aggiungere se non un “good luck, Jeremy Evans” e, di conseguenza, a un’Olimpia impegnata nella rincorsa a traguardi europei prestigiosi oltre che impensabili nel recente passato.
Francesco Sacco
@sacco941