Piccole divagazioni, su Reggio Emilia e Bologna, sugli esoneri. Dunque, spesso nello sport prevale la voglia di cambiare.
Maurizio Buscaglia è uno dei migliori allenatori italiani, ha raggiunto due finali scudetto con Trento che prima e dopo di lui è stata lontanissima.
E’ vero che la scorsa stagione raramente ha convinto, ma in genere è super nei finali di stagione, quindi andava assolutamente aspettato.
Invece no, torna Alessandro Dalla Salda e, come gli rimproverano i tifosi, cambia. Cambia, certo, d’accordo con due nuovi soci, ex cestisti: Andrea Baroni, 28 anni, con il quale registrammo quasi un’ora, per il nostro youtube, ora chiuso, e 5 mesi dopo scrisse a youtube per far togliere l’intervista, poichè avrebbe violato la sua privacy; e poi Enrico San Pietro, pivot che ricordiamo nel giovanili e poi nelle minors di Reggio Emilia, quando noi già raccontavamo, su Carlino Reggio.
E poi di certo la presidentessa Veronica Bartoli ha voluto metterci del suo, un po’ come Barbara Berlusconi quando costrinse Adriano Galliani a esonerare Allegri al Milan calcio. Cambiamento è la parola di tante persone, spesso il cambiamento è in peggio. Talvolta, almeno.
Nel contempo, Antimo Martino meritava di restare a Bologna alla Fortitudo, aveva conquistato promozione in LBA e semifinale di coppa Italia, andiamo a memoria, volutamente non controlliamo, magari aveva mancato i playoff, non vogliatecene se fosse sbagliato il dato, comunque meritava di restare. Visto da fuori, ovviamente, da lontano. E spesso da lontano si è più obiettivi.
Meo, certo, Meo Sacchetti è Meo Sacchetti, viene da una dozzina d’anni di mirabilie, però…Però non valeva tanto più di Antimo Martino da meritare che questi venissi giubilato.
Parimenti, se prendi il ct che pure fatica in avvio, tantissimo, devi avere maggiore pazienza, quindi Pavani ne ha avuta ma non abbastanza, perchè alla fine Meo sarebbe venuto fuori, magari sarebbe arrivato ai playoff, certo le ambizioni erano superiori. La classifica l’abbiamo controllata, prima di scrivere, la Fortitudo ha una sola vittoria più di Reggio Emilia, quindi neanche Luca Dal Monte ha poi fatto benissimo.
Antimo Martino, dunque. Certo, c’è il rischio che retrocedesse, certo la UnaHotels Reggio Emilia si è squagliata, dopo un ottimo avvio di stagione. Noi non guardiamo le partite, anzi neanche veniamo invitati alle conferenze stampa, dopo le prime, poichè abbiamo l’abitudine di divagare, di approfondire, e allora lo spazio è tutto per chi resta sull’attualità e magari non inquadra le persone, prima e dopo una conferenza stampa, o un luogo.
Ebbene, le critiche di tifosi di Reggio Emilia sono feroci, noi siamo molto più tranquilli, rispetto massimo, da sempre.
Partiamo da lontano. Dalla Salda è sotto contratto con Reggio Emilia, lo vuole Bologna sponda Virtus, e va. Dura un anno solo, quando è ritornato, complice il covid, non siamo stati invitati, non sapremo mai cosa non sia andato, a Bologna.
Alla festa di Natale ci disse: “Io Zanetti l’ho visto due volte”. Ma dai…E pensare che Baraldi l’aveva corteggiato così a lungo…
Dunque, Dalla Salda si ferma, Dalla Salda era un giornalista, iniziò parallelamente a noi, io Carlino Reggio, lui Gazzetta e poi una grande da manager. Dalla Salda torna a farsi vedere al palazzetto, un anno e mezzo fa, nella sedia di sempre, lì era chiaro che avrebbe ripreso in mano Reggio. Non so quanti meriti abbia avuto nel salvare la società, Baroni ha perso il papà in incidente in elicottero, non vedeva l’ora di essere chiamato, Veronica avrebbe fatto la mamma, dopo avere ceduto l’azienda di famiglia. San Pietro è un manager brillante, Graziano Sassi è un ricco rimasto vedovo che ancora ha un’azienda, di abbigliamento, ma di sicuro non decide. Il merito è stato anche e soprattutto di Stefano Landi, nel coinvolgerli.
Filippo Barozzi c’era anche la stagione scorsa, di fatto era il secondo, dietro Alessandro Frosini.
Frosini è stato congedato, poichè evidentemente con Dalla Salda si era rotto qualcosa, Barozzi era il numero 2 ieri e tale è rimasto. C’è una cosa che imputiamo al gruppo, non avere messo a suo agio un fuoriclasse, ovvero Sutton, uno che ricordiamo con Shields avere dato spettacolo, nella Trento di Buscaglia, soprattutto nella finale scudetto con Milano.
Prendi un fuoriclasse, magari bizzoso, lo aspetti. I campioni hanno spesso un brutto carattere, Sutton poteva essere l’uomo playoff, lì magari si è capito che ad Antimo Martino manca qualcosa. E poi il turnover di stranieri, tale da anni, da Frosini. Cambiano tante squadre, così però è troppo. Reggio Emilia fra l’altro gioca a Bologna, non a Reggio, è la squadra meno penalizzata dall’assenza del pubblico. Ha fatto strada in Europa, certo, considerata che la retrocessione è una sola si poteva anche rischiare, aspettare ancora, chiudere con Antimo nonostante l’unica vittoria nelle ultime 10. Certo, si perde male, con Trieste.
A ritroso, allora, si poteva continuare con Massimiliano Menetti, quelle due finali scudetto meritavano di andare oltre le due stagioni successive, perchè nella seconda era arrivato in semifinale di Eurocup, ovvero la seconda coppa. Cagnardi e Pillastrini e poi Buscaglia e adesso Antimo Martino l’hanno fatto rimpiangere. Sarebbe stato bello se fosse rimasta anche Maria Licia Ferrarini, anche solo da consigliera, anche solo vicina alla squadra, da ex presidentessa. Lei era allergica ai nostri videoracconti, alle nostre interviste su quanto non è basket, anche fuori da conferenza stampa, memorabile quando portò via Markoishvili, mentre avremmo parlato della Georgia. In realtà, sapete, sono anni che in tantissimi contesti, dello sport ad alto livello, ci portano via i personaggi, anche i più piccoli, per evitare che si raccontino nell’intimo a un imprevedibile.

Davide Draghi è uno dei tre ex giornalisti di Pallacanestro Reggiana
Ecco, Reggio Emilia è diventata prevedibile, negli ultimi anni. Detto questo, al netto delle nostre ripicche personali – per raccontare la propria storia o discettare dei massimi sistemi bisogna che ne valga la pena, come testata e anche come grandezza del giornalista – da reggiani ringraziamo i 5 che ci sono, a prescindere, invitandoli alla pazienza. E fra l’altro sono ottimi professionisti.
Magari, se Attilio Caja dovesse retrocedere, comunque si potrebbe ripartire da lui. Idem se salvasse UnaHotels senza entusiasmare. E’ troppo facile trattenere solo gli allenatori che convincono appieno. Per sostituire un tecnico, a nostro avviso ne deve arrivare uno molto migliore, che abbia già dimostrato tanto di più. Ecco, in questo senso Artiglio è una garanzia.
Di nuovo, grazie comunque a Dalla Salda e a Barozzi, a Sassi e a Baroni, a Veronica e a Stefano Landi, che Menetti chiamava santo Stefano, a San Pietro per esserci. Senza di loro, il basket a Reggio Emilia non esisterebbe più. E poi sono persone che conosciamo bene, delle quali abbiamo una grande stima. Filippo Barozzi è maturo per essere il numero uno, di una società, a 32 anni.
Ultima notazione. Forse parlare di non basket, di non tecnica e tattica, come facciamo noi, che neanche quando scrivevamo su Tuttosport e Il Messaggero eravamo specialisti, forse non restare sull’attualità non è un peccato, si può. Lasciamo le critiche dirette, le lezioni a tutto e a tutti a chi ha giocato, a chi ha la verità in tasca, a tanti non giornalisti che sono prima tifosi e poi esperti. A tanti che ridono delle nostre domande. Forse non è un peccato chiedere che cosa lascia una sconfitta, cosa lascia dentro, o chiedere le favorite per lo scudetto o chiedere di tutti i temi nazionali, anche magari quando c’è la diretta su Teletricolore. Forse, parlare dei libri che leggono i giocatori o di scaramanzia, o di religione o di giornata tipo o di qualsiasi cosa che non sia “quanto so di basket e te lo dimostro nelle domande” non è peccato.
Bello, infine, che a Reggio Emilia ci sia una presidentessa, un bel segnale. Bello avere due esperti di basket, Dalla Salda e Barozzi e anche Davide Draghi, tre ex giornalisti, con la mentalità da giornalisti, che sanno tanto a memoria. Poi nelle scelte ci si può beccare o meno. Sutton era una grande scelta. Ma Leonardo Candi? E’ l’unico che resta sempre, lo merita sempre?
P.s.: il direttore Fabrizio Noto non c’entra niente con queste divagazioni. Noi seguiamo Reggio Emilia dall’85, dai 14 anni. Raccontare il colore non è accettato da nessuno, Reggio ha solo la sventura di avere noi ad abitarci. Volete mettere Claudio Pea che andava regolarmente a cena con il bureau della Reggiana, quando c’era Menetti?
Vanni Zagnoli