Tutti i suoi fan e ovviamente anche Stephen Curry, sanno che è un giocatore infallibile, un percorso da leggenda del giocatore.
Come altri prima di lui hanno fatto tipo Wilt Chamberlain, Michael Jordan o Magic Johnson, ha cambiato il basket con il suo talento, candidato per l’MVP ogni anno, anche se la sua squadra non faceva parte del lotta per il titolo.
Sappiamo anche che è l’attuale giocatore NBA che trasmette meglio la felicità in campo, la gioia di fare un ‘crossover’, tirare una tripla o finire un layup.
Nessuno personifica quella felicità come lui. Chi desidera scommettere sul suo prossimo incontro, può accedere al sito di un bookmaker affidabile e farlo in tutta sicurezza.
Di questi tempi, è uno dei pochi sfizi che ci possiamo togliere e vale la pena tentare.
Drogato di social network
Ma da oggi sappiamo anche che è un drogato…Dei social ovviamente, un vero devoto a seguire i commenti che gli vengono riversati addosso anche nel bel mezzo di una partita.
Alcuni giocatori preferiscono bloccare i loro detrattori sulle reti e ignorare le critiche. Altri scelgono di utilizzare quei messaggi e post negativi come combustibile per il fuoco che gli brucia dentro. E Stephen Curry fa parte proprio di questi ultimi.
Il grande giocatore dei Warriors non ha avuto problemi a riconoscere nel programma ‘Dubs Talk’ della NBC Sports che inizia a leggere e persino a godersi i tweet a lui legati durante le partite:
“Devo avere una mente malata. Ad essere onesti, è puro intrattenimento per me”, ha detto Stephen Curry.
“Cerco di non farmi influenzare troppo dal fatto che gioco male o se lo faccio bene, in entrambi i casi cerco sempre di fare del mio meglio. Quando li leggo trovo divertente come cambia che mi vogliono buttare giù dal burrone se prendeva 0 su 8 In tripla o non tiro bene, in una notte come quella con 53 punti a caccia del record di Chamberlain in cui praticamente non è mancato nulla”.
Un’immagine che effettivamente fa sorridere
È curioso immaginare Stephen Curry nello spogliatoio dei Warriors con il suo cellulare , alla ricerca di tweet e persino a rispondere mentre Steve Kerr dà le ultime istruzioni prima di riprendere il gioco. È uno scenario che sicuramente si è ripetuto molte volte.
Ed è attivo anche nelle pause. A Stephen Curry è piaciuto un tweet del giornalista Grant Liffman durante la sua esibizione contro Oklahoma City Thunder lo scorso mercoledì.
Il “mi piace” di Stephen Curry è arrivato proprio durante l’intervallo.
Curry può sembrare un ragazzo timido, ma ha un istinto omicida che lo rende mortale e ama mostrare ai suoi scettici quanto si sbagliano. Non sorprende che uno dei suoi soprannomi sia “Baby-Faced Assassin”.
È chiaro che la critica è il suo carburante. E sicuramente continuerà a leggere i tweet, benevoli e non, anche durante le partite. E un sorriso gli attraverserà il viso mentre “ammazza” un altro avversario con i suoi colpi e con i suoi punti.