Non so mai se usare la prima persona o il plurale maiestatis, per queste introduzioni commentose, per usare il termine con cui Andrea Bianchini, a Il Giornale, ora vice capo della redazione politica, etichettava la firma, commentosa, appunto, di Cristiano Gatti.
Mi diverto a giocare con tre smartphones e con le parole, con le persone e con le testate, con gli uffici stampa e i giornalisti, con i campioni e gli allenatori, con gli sponsor e gli imprenditori, con i tifosi e le bellissime, con i direttori e i dirigenti, con anziani e ragazzini.
Lo faccio apposta, a non raccontare qui cosa mi ha detto Rae D’Alie al festival della Gazzetta dello sport, a Trento. E’ stato un grande piacere passare 18′ da solo con lei, senza tagli, registrare la sua esuberanza, la sua pazienza nello spiegare uno sport che abbiamo scoperto, di fatto quest’anno, a chi scrive di basket dal ’90 ma non ha voluto imparare la tattica, a chi scrive di tutti gli sport senza essere specialista e anche di cronache italiane e bianca, di nera e di costume.
Rae D’Alie discetta sulle strategie di gara e sulle compagne, sugli Stati Uniti e sul Cremonese, sul basket femminile a 5.
Doveva studiare, soprattutto una donna forse media manager di qualcosa mi ha fatto uscire dal Grand Hotel Trento. Due ore prima, a Viviana Bottaro, bronzo olimpico nel karate, aveva fatto segno che sono matto, come Roberto Baggio con Arrigo Sacchi.
Atteggiamenti vergognosi, nei confronti dell’unico giornalista, professionista, in Italia, che lavora di base gratis e a proprie spese, contro tutto e contro tutti, semplicemente ama raccontare una storia, una professione, uno status, entrare nelle pieghe dello sport e della vita, del costume e della società, nella mente dei campioni e dei gregari, e poi se riesce va oltre vannizagnoli.it, in possesso fra l’altro del roc, che consente di realizzare immagini secondo il diritto di cronaca.
L’approfondimento, insomma, magari lo completeremo, perchè Rae D’Alie merita, con la sua fascetta ed energia, la verve dialettica e sul campo: “Sai che fai domande pungenti?”. No, in realtà, almeno non in questo caso, perchè bastano 5′ per capire che Rae e il 3×3 si presta al suo show, come fosse vannizagnoli.it, è una onewoman show, uno contro uno o più spesso tiro da fuori.
Rae D’Alie, brava, a prescindere, conturbante, nel suo gioco, nel ritmo. Ci guida lei in questi 18′, che potevano essere altrettanti se quella finta padrona di casa non mi avesse interrotto l’intervista due volte e avesse ottenuto che la direttrice dell’albergo mi facesse uscire dal bar: “Lei qua non soggiorna, dunque deve uscire”.
Addirittura poi mi ha detto che Petrucci le ha chiesto chi fosse. “Ma stia zitta, Gianni Petrucci mi conosce da 25 anni, almeno, e ha già accettato mie domande”.
Il dialogo con Rae e il presidente federale, con Umberto Gandini e tanti altri, sono uno schiaffo in faccia a chi pensa di fermare passione e presenza, come se raccontare anche per 5 ore – fatto apposta con Daniele Scarpa della canoa e con Ugo Russo, una vita in radio – fosse un problema.
Grazie, invece, al direttore Fabrizio Noto perchè capisce quanto c’è dietro, spostamenti e appostamenti, in realtà semplici saluti e dialoghi per avere videoracconti completi e veri, non finti, non solo di celebrazione falsa e vuota, per usare i termini di Francesco Guccini, bolognese, idolo mio di sempre.
A presto, con Gandini e un agguato alla Pallacanestro Reggiana e poi con tanto altro. E peccato che forse mille video di basket siano stati spazzati via con lo stop per 3 contestazioni di copyright al canale youtube principale, nell’aprile 2019.