Bologna, 10 aprile 2022 – Il derby d’ Italia va alla Virtus Bologna che dal 5′ di gioco in avanti ha preso in mano la partita per non lasciarla più.
E’ destino che le sfide fra queste due squadre in questa stagione non possano essere giocate a ranghi completi, come era decimata Bologna nella sfida di andata così l’Olimpia si è presentata alla Segafredo Arena con numerose defezioni, due fra tutte quelle del Chacho Rodriguez e di Shavon Shields.
Dopo la dimostrazione di zufolamento del terzetto arbitrale, 4 falli fischiati in 54″ di gioco, l’Armani ha iniziato bene la partita provando a gestire i ritmi della gara con Hall e Melli a tenere in piedi la baracca milanese, ma lo slow motion meneghino viene scombussolato dall’ingresso di un Teodosic molto motivato, che ha cambiato immediatamente il ritmo della gara menando le danze alle cadenze più consone alle caratteristiche del gruppo bianconero.
Da quando la Segafredo ha così potuto giocare in velocità, la sfida si è fatta in salita per biancorossi di coach Messina surclassati a rimbalzo, -16 il saldo, che non sono mai riusciti nè a mettere una pezza alle sfuriate di un Cordinier sempre più importante nello scacchiere bolognese, nè ad arginare un Jaiteh da 18 e 15 che ha letteralmente spazzato via i pari ruolo avversari.
Se si pensa che probabilmente il miglior giocatore milanese sia stato Tommaso Baldasso, e che l’unica cosa positiva fatta da Delaney in tutto il match sia stato caricare di falli Daniel Hackett, si capisce che l’esito della sfida non potesse essere che una vittoria dei padroni di casa già decretata a fine terzo quarto.
L’ultimo parziale non ha riservato sorprese, sul +26 la Segafredo ha alzato le braccia dal manubrio e l’Olimpia ha reso lo svantaggio più accettabile, ma in questo parziale giocato quasi per prammatica chi non ha voluto passare inosservato è stato, con grande teatralità e grande presenza scenica, il solito immarcescibile Carmelo Paternicò, che volendo imitare Facchini, senza averne 1/10 di pari competenza arbitrale, si è sentito in dovere di fischiare il solito fallo tecnico che mai può farsi mancare in ogni sua direzione.
Le due contendenti ora sono attese dai play delle rispettive coppe, ma mentre la squadra del patròn Massimo Zanetti sa che dovrà incontrare i lituani del Lietkabelis la A|X dovrà aspettare il recupero fra Maccabi e Fenerbache per sapere chi sarà il proprio avversario, ma ambedue sanno che ripartiranno da una difesa solida, cosa che se per l’Olimpia è quasi scontato, essendo la miglior squadra difensiva dell’Eurolega, per la Virtus è un traguardo raggiunto proprio nell’imminenza degli impegni più importanti della stagione.
Spogliatoi
Le parole di Ettore Messina, Sergio Scariolo e del Direttore Generale Virtus Paolo Ronci
Virtus Segafredo Bologna vs Olimpia A|X Armani Exchange Milano 83-65
Parziali: 22-16; 24-18; 25-15; 12-16
Le Pagelle
Amedeo Tessitori 6: poco più di tre minuti per poi andare a sedere, non senza polemiche col coach.
Nico Mannion n.e.
Alessandro Pajola 7: causa i falli di Hackett ha dovuto fare gli straordinari e con soli due punti ha chiuso con un 17 di valutazione, sta tornando quello della scorsa stagione.
Amar Alibegovic 5,5: anche per lui pochi minuti, ma non dà l’idea di essere in partita, mai più riproposto.
Kevin Hervey 6+: non mette insieme grosse cifre, ma la sua dinamicità, la sua corsa, aiutano a correre, e per questa squadra correre è fondamentale.
Michele Ruzzier n.e.
Mouhammadou Jaiteh 8: partita da dominatore dell’area, fa a fettine i pari ruolo e ha imparato a giocare coi compagni, mezzo voto in meno per aver scalpellato due assist di Teodosic che avrebbero meriato altra fortuna.
Tornike Shengelia 7: perfetto ai liberi, ingaggi con Melli una sfida a colpi di gomito, e non ne esce sconfitto, anche se non mette assieme cifre offensive da stropicciarsi gli occhi, dimostra disponibilità e solidità in tutte le arti del campo, e da una cosiddetta prima donna come lui dovrebbe essere non era così scontato.
Daniel Hackett 5: messo subito fuori partita dai falli e dai litigi con Delaney mette insieme una partita mediocre.
Kyle Weems 7,5: se c’è bisogno, come nel primo quarto, mette 9 punti, se serve altro, lo fa, ha quasi come sempre il miglio +/- della squadra, è il vero leader di questa squadra.
Milos Teodosic 7,5: in dubbio fino a pochi minuti dall’inizio mette assieme in poco più di 14 minuti 9 punti, 7 assist, e sarebbero potuti essere ben di più, in due parole: IL BASKET.
Isaia Cordinier 8: insieme al suo compatriota il migliore in campo, dopo un inizio un po’ farfallone diventa un guastatore difensivo, ma soprattutto offensivo, saltando a piacimento la prima linea difensiva milanese, con una forza ed un’energia non comuni.
Samuele Miccoli n.e.
Nicolò Melli 6,5: finchè fa canestro lui Milano riesce a stare in partita, ma deve combattere contro troppi avversari, comunque positivo.
Jerian Grant 6: gioca una gara onesta, ma non è da lui che ci si devono aspettare gli squilli, gioca da comprimario .
Andrea Leoni n.e.
Kaleb Tarczewsky 4,5: è il Calimero dell’Olimpia, appena si muove gli fischiano fallo, sarà un’ingiustizia però, ma se li fischiano sempre a lui forse qualche domanda dovrebbe farsela.
Giampaolo Ricci 5: il rientro dell’ex capitano non è stato come sperava, fischiato dal pubblico ha palesato nervosismo per tutto il match.
Devon Hall 6,5: è uno di quei giocatori che sai sempre che il suo lo farà, gioca un buon primo quarto, poi deve cedere il passo ad avversari più freschi.
Malcom Delaney 4: sesto uomo per la Virtus non ne azzecca una in tutta la partita, se Milano voleva provare a giocarsela aveva bisogno del suo cosiddetto leader…
Tommaso Baldasso 7: il migliore dei suoi, ci prova in tutti i modi possibili, non gli si può rimproverare nulla.
Davide Alviti 5: non fa mai canestro, sbaglia anche tiri facili, spreca una grande occasione per scalare gerarchie.
Kyle Hines 6,5: il cubo di Rubrick fisico ed intellettuale, è sempre il solito: difende ti fa scomparire la palla, sa sempre dove mettersi, giocatore enciclopedico.
Benjamin Bentil 5,5: non fatevi ingannare dalle cifre, 12 dei suoi 15 punti li mette a partita finita, quando c’era da battagliare e combattere non c’era.
tromba