Non riesco a capacitarmi. Sono appena tornato dal Forum di Assago dove si è appena conclusa una delle serie di playoff che farà la storia del basket italiano. 12300 e rotti spettatori di cui circa un sesto di fede bolognese, atmosfera pazzesca, coreografia bellissima, presentazione avveniristica stile NBA, inno nazionale , oh mia bela Madunina.
E non ho ancora detto nulla dei 40 minuti di gioco. Quindi, per tornare alla prima frase di questo articolo, non mi capacito di come la maggioranza degli sportivi italiani non conoscano questo sport. Un evento come quello odierno, svoltosi tra l’altro nella massima correttezza, merita di essere visto ( e conosciuto) da milioni di italiani.
Ma noi che seguiamo lo sappiamo, sono decenni che combattiamo per invertire il trend, per rendere il basket quel che era negli anni 80, per dargli lo spazio che meriterebbe
Faccio questa apertura per raccontarvi che questa è una di quelle notti che non scordi mai, mashando Vasco e Ligabue. E non se la scorderanno di certo i 12 ragazzi di Messina, meritevoli di questo scudetto che è il coronamento di una stagione piena di soddisfazioni ma anche di tanti infortuni e peripezie che avrebbero potuto compromettere tutto il lavoro.
Gara 6 non ha avuto storia, già dopo dieci minuti si era capito la notevole disparità di forze in campo. Milano aggrediva in difesa e volava in contropiede, Bologna faceva fatica a fare tutto. E l’Olimpia si sa, quando mette in campo la sua difesa in formato Eurolega tende a strangolare le avversarie.
Nel primo e nel terzo quarto i biancorossi hanno messo in mostra un clinic difensivo e la Virtus non ha potuto opporre resistenza. Shengeila debilitato, Hackett mezzo rotto , Weems la controfigura di sè stesso; senza questi tre pilastri non poteva che finire così.
Scariolo ha provato (tardivamente, considerando tutta la serie) a lanciare Alibegovic, poteva forse dare spazio prima a Mannion e a provare anche Tessitori….ma sarebbe cambiato qualcosa? La verità è che l’Olimpia ne aveva di più a tutti i livelli: atletico, tecnico, mentale. Ciò non toglie che comunque alla Virtus va concesso l’onore delle armi: se è stata forse la serie finale più bella ed intensa dai tempi con Siena merito va dato anche alle Vu nere
E faccio notare un particolare: le due settimane di pausa tra quarti e semifinali prima e tra semi e finale poi hanno permesso a Messina e al preparatore Danesi di mettere benzina nel motore. Lo scorso anno, causa Final 4 , non era andata esattamente così.
IL TABELLINO: OLIMPIA MILANO – VIRTUS BOLOGNA 81-64
LE PAGELLE
Marco Belinelli 5: una tripla delle sue e poi tanta fatica in ogni parte del gioco. Benzina finita.
Alessandro Pajola 5: mai un fattore lungo tutta la serie. In ottica nazionale, urge ritrovare il cagnaccio difensivo che conosciamo
Mouhammadou Jaiteh 6,5: le prende e le da, e come spesso è successo in questa serie è servito poco e male
Tornike Shengelia 7: finché ne ha tenta per l’ennesima volta di caricarsi l’attacco della V sulle spalle. Ma era troppo debilitato per poter reggere a lungo
Daniel Hackett 5,5: soffre le pene dell’inferno causa mobilità limitata, ma alcune sue giocate sono da campione vero.
Jakarr Sampson 6,5: si guadagna falli e ai liberi fa percorso netto. 10 minuti però mi sembrano pochini.
Kyle Weems 3,5: osceno. Non può essere lui quello visto in questa serie, diteci che aveva un problema per favore.
Milos Teodosic 4,5: anche lui con il serbatoio vuoto, tenta col mestiere di cavarsela ma davanti non ha esattamente gli avversari adatti….
Isaia Cordinier 5: dovrebbe dare energia e vivacità, fa solo confusione.
Nico Mannion 6,5: garbage time, ok. Ma comunque ne segna 10 in 12 minuti, Scariolo poteva metterlo prima….ma nella serie, non solo in questa partita
Amar Alibegovic 7: anche lui poteva essere usato di più, oggi risponde presente ma non basta
Nicolò Melli 6,5: fa a sportellate con Shengeila, sempre utilissimo in difesa e a rimbalzo.
Jerian Grant 6,5: meno scintillante delle scorse partite ma comunque il suo lo fa ampiamente. Giocatore chiave di questa serie.
Chacho Rodriguez 7,5: carico come una molla, spinge in contropiede come 10 anni fa, e chiude il match con due triple da casa sua ma in generale suggella una stagione, anzi un esperienza a Milano, da campione con la C megagalattica
Giampaolo Ricci 5,5: in questa serie non ne azzecca una, perlomeno non fa danni eccessivi
Devon Hall 5: problemi di falli fin da subito, non incide. Ma non ce n’è bisogno, oggi
Shavon Shields 7,5: Mvp meritato, anche in questo sesto atto gioca una gran partita attaccando sempre il punto debole della difesa V.
Kyle Hines 7,5: clamoroso. Rimbalzi, chiusure, stoppate ed anche canestri da vicino e dalla media. E il gesto consolatorio verso Jaiteh alla fine è l’immagine simbolo di questa finale, altro che Zanetti e Baraldi.
Benjamin Bentil 6: aiuta a sfiancare Shengeila, non trova il canestro da lontano ma è presente nella partita.
Gigi Datome 8: partita decisiva, Gigi c’è. E’ una delle certezze in questo mondo sempre più incerto. Stasera sembrava quasi quello di Roma che sfiorò lo scudetto 9 anni fa, ora Gigi lo ha portato a casa ed è giusto così
SALA STAMPA
Ettore Messina: “Il modo più bello di concludere la stagione è questo. Per tre mesi te la godi perché sei Campione d’Italia. Abbiamo vinto la Coppa Italia, abbiamo vinto lo scudetto, abbiamo perso giocatori per strada, tra infortuni e casi di doping, in più i nostri avversari si sono rafforzati in modo importante aggiungendo strada facendo due giocatori eccezionali.
In questa finale siamo stati bravi a ribaltare il fattore campo, subito nella prima partita, poi nelle altre due a Bologna ce la siamo giocata fino in fondo. Invece a Milano con il sostegno del pubblico credo siano state tre partite di altissimo livello. Il mio obiettivo personale, e del club, è vincere la terza stella e poi possibilmente tornare alle Final Four. Ringrazio ancora il Signor Armani e il Signor Dell’Orco: mi hanno dato la possibilità di allenare questa squadra. Ma sono stati i giocatori i veri protagonisti”.
La differenza con la scorsa stagione: “L’anno scorso è stata un’altra bellissima stagione, siamo arrivati ad un passo dal giocarci una finale europea, quest’anno forse paradossalmente ci siamo andati ancora più vicini anche senza fare le Final Four. In finale, abbiamo perso, abbiamo riconosciuto i meriti della Virtus che aveva giocato meglio, senza parlare di budget. di arbitri o di altre cose. Come diceva il grande Julio Velasco chi perde spiega e chi vince festeggia. L’anno scorso abbiamo spiegato noi, quest’anno spiegheranno altri”.
Sulla vittoria proprio contro la squadra che l’ha lanciato: “Il momento più bello per me, di questa serie, è stato quando abbiamo onorato i 90 anni di Sandro Gamba. Lui è andato via da Milano per Varese, acerrima nemica, dove ha vinto due scudetti e due titoli europei, e poi è andato anche alla Virtus. Credo che nessuno dei 13.000 tifosi del Forum, né oggi né 30 anni fa, sia mai venuto in mente di discutere o non rispettare un personaggio così.
Mi fa stare molto male andare a Bologna e prendere insulti da una parte di quella tifoseria, o non poter portare mia moglie o mia madre alla partita. L’unica cosa che auguro alla Virtus è di continuare a fare bene, ad avere un grande futuro senza dimenticare il suo passato. Noi di sicuro il nostro passato ce lo teniamo stretto. Ogni mattina appena arriviamo in sede la prima foto che vediamo è quella di Cesare Rubini, e poi ci sono Sandro Gamba, Massimo Masini, Bill Bradley, Arthur Kenney, Mike D’Antoni e tutti gli altri. E ne siamo orgogliosi. Ognuno sceglie di essere come vuole”.
Sulla stagione: “Il momento più brutto è stato quando ho dovuto dire al Sig. Armani e a Leo Dell’Orco che avevano un secondo caso di doping. Mi sono vergognato come un ladro, anche se non avevamo colpe né io né lo staff, nessuno. Lì ho temuto che la squadra potesse pagare la perdita di un pezzo fondamentale. Complimenti ai ragazzi per aver saputo cambiare. Io sono fortunato di averli allenati e devo tutto alla mia famiglia, perché mi sostiene anche quando non è facile. Senza le persone che mi vogliono bene non sarei qui”.
Sullo staff: “Fare l’assistente è difficile. Magari fai un suggerimento vincente e il merito se lo prende un altro. L’ho fatto anche io, è umano. Ma loro, Mario Fioretti, Gianmarco Pozzecco, Stefano Bizzozero e Marco Esposito oltre a Giustino Danesi sono un gruppo eccezionale. Sanno fare un passo indietro per il bene comune. Sempre. Sono orgoglioso che Pozzecco vada in Nazionale. Dicevano avessimo preso un giullare, che insieme non saremmo durati più di tre mesi. Abbiamo vinto la Coppa Italia, lo scudetto e lui è in Nazionale. Questi sono i risultati”.